Non sembrava ci fossero tutti quei pini sull’isola piatta. Invece sì, almeno 5490. Come si legge nell'articole del Tirreno di oggi sono troppi e dannosi, tolgono spazio alle specie mediterranee. Per questo le motoseghe dei cinque detenuti della Cooperativa San Giacomo, più il caposquadra Giacomo Zirano, dal 15 novembre scorso sono in servizio permanente. Per osservare i termini di scadenza dell’appalto devono tagliare 50 pini al giorno, per ottanta giorni, un ritmo assai impegnativo. Si tratta del progetto Life- Natura finanziato con fondi europei, regionali e del Parco dell’Arcipelago. I pini soffocano la preziosa cintura del ginepro fenicio, una pianta dalle foglie squamose e aghiformi, che in autunno produce bacche rossicce, il mirto, il cisto. Habitat considerato dall’Unione Europea prioritario rispetto alle pinete, e ideale per la sopravvivenza di importanti specie come il gabbiano corso, la berta maggiore, la berta minore, il marangone dal ciuffo, l’uccello delle tempeste. Questi uccelli si trovano molto più a loro agio e nidificano più volentieri tra i cespugli del ginepro che non tra gli aghi dei pini, alberi piantati arbitrariamente dall’uomo senza rispettare l’ambiente originario. Dove c’è un pino non cresce neppure l’erba perché si crea uno strato acido che non permette forme di vita. Per questo adesso si corre ai ripari al suono delle motoseghe, con buona pace degli ambientalisti che riconoscono l’utilità del progetto. Umberto Mazzantini di Legambiente è perfettamente d’accordo: “La fascia di ginepro fenicio di Pianosa è una delle più estese dell’Arcipelago e d’Italia, occorre senz’altro proteggerla. La pianta esiste anche all’Elba ma non in maniera così consistente”
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