Integrazione dei vari servizi, attivazione dei Piani di salute integrati, progetto terapeutici individuali personalizzati: sono questi gli elementi di base di un moderno approccio ai problemi della salute mentale. E sono questi gli obiettivi che la Regione Toscana indica, condivisi anche dal Coordinamento delle Associazioni per la salute mentale, che raccoglie 20 strutture di volontariato di famigliari e utenti di tutta la regione. Se ne è parlato nel corso del convegno “Quando il paziente è al centro della sua cura?”, che ha visto oggi a confronto presso l'auditorium della Banca Toscana in via Panciatichi 87 a Firenze medici, politici, esperti e familiari. Il convegno, organizzato dal Coordinamento e a cui ha partecipato anche l’assessore regionale per il diritto alla salute Enrico Rossi, ha dato inizio alle manifestazioni che le varie province organizzeranno in occasione della Giornata nazionale per la salute mentale del 5 dicembre prossimo. “La nostra direttrice di lavoro – ha detto tra l’altro l’assessore Rossi – è quella di valorizzare le esperienze che in questi anni hanno caratterizzato l’esperienza toscana e mettere a fuoco nuove strategie, colmando lacune e uniformando i livelli assistenziali, e facendo quadrare carenza di risorse e obiettivi di fondo”. Interventi sempre più mirati e integrati si rendono necessari, anche in considerazione dell’evidente aumento dei pazienti, adulti, adolescenti e bambini, che negli anni si rivolgono ai servizi. La situazione in Toscana. Nel 2005 sono risultati in carico ai servizi di salute mentale 90.241 cittadini toscani, di cui 72.106 adulti e 18.135 minori. In termini ancora più generali si stima (anno 2004) che oltre l’11% dei cittadini toscani abbiano fatto uso di una ricetta che prescrive antidepressivi o psicofarmaci “maggiori”. I ricoveri ospedalieri (dati delle dimissioni ospedaliere) sono passati dai 20.219 del 2000 ai 17.379 del 2005. Il 75% dei ricoveri riguarda pazienti residenti in Toscana, il 23% pazienti che vengono da fuori regione e il 2% pazienti stranieri. Questo ultimo dato rappresenta un fenomeno in crescita che apre problemi nuovi di affrontare. Per quanto riguarda i ricoveri dei minori siamo passati dai 1970 del 2000 ai 1943 nel 2005, un dato che apparentemente è stabile ma da valutare in considerazione della diminuzione complessiva dei ricoveri. Il ricorso al Trattamento sanitario obbligatorio è in diminuzione: da 510 TSO nel 2000 a 352 TSO nel 2005. Questo andamento, come quello dei ricoveri, rappresenta un indicatore positivo della capacità di presa in carico dei pazienti ed è frutto anche di un monitoraggio specifico iniziato nel 2004. I suicidi in Toscana sono in calo. Sono stati 308 nel 20001, 277 nel 2002 e 272 nel 2003 (ultimi dati disponibili). Le strutture residenziali e semiresidenziali per la salute mentale in Toscana sono passate da 254 nel 2003 a 302 nel 2004. Le risorse impegnate per l’attività territoriale (ambulatoriale, domiciliare, semiresidenziale) sono passate da 96.620.000 euro nel 2001 a 132.722.000 euro nel 2005. Per l’attività ospedaliera degli Spdc (Servizi psichiatrici di diagnosi e cura): 29.602.000 euro nel 2001, 43.937.000 euro nel 2005. Per l’assistenza residenziale: 43.524.000 euro nel 2001 e 53.105.000 euro nel 2005 . Di recente la Regione Toscana ha approvato, su proposta dell’assessore per il diritto alla salute, due importanti decisioni. La prima riguarda la creazione di una rete dei servizi specializzati nella cura dei disturbi del comportamento alimentare, anoressia e bulimia, che sono in forte crescita. In Toscana già 38 centri, distribuiti nella varie Asl dispongono di competenze e mezzi per affrontare il problema. Secondo l’Oms, le patologie di tipo anoressico e bulimico rappresentano la seconda causa di morte tra le adolescenti, dopo gli incidenti stradali. Secondo i dati diffusi in questi giorni dalla Società Italiana di Pediatria su ‘Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani dai 10 anni in su il rischio anoressia è sempre più reale: il 60,4% delle bambine delle scuole medie vorrebbe essere più magra, una su 4 ha già sperimentato una dieta, e di queste circa un terzo si è rivolta a un medico per farsela prescrivere. Altrettanto recente la delibera che riguarda l’elettroshock, che stabilisce linee di indirizzo secondo le quali il consenso informato a questa terapia non sarà un semplice adempimento burocratico, che si esaurisce nella compilazione di un modulo, ma uno strumento che tutela realmente i diritti e la personalità del paziente, della sua autonomia di scelta, del rispetto della sua dignità e del suo vissuto. Un passo avanti nella tutela dei diritti dei pazienti, soprattutto di quelli più fragili e vulnerabili.
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