Torna indietro

Tre o quattro cose sui cinghiali

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 12 maggio 2003

La storia si ripete, sale la temperatura, scendono più a valle i suini selvatici con il loro devastante appetito onnivoro, si moltiplicano le proteste di agricoltori più o meno professionali e di cittadini che hanno (in questo caso) la disgrazia di vivere in zone agricole o limitrofe alle zone boschive. Cresce sempre più la convinzione che questo suino, introdotto all’Elba in anni non molto attenti all’equilibrio ambientale, per il piacere venatorio, debba vedere contenuta la sua popolazione sotto i 400 esemplari (limite tollerabile secondo gli studiosi), ma c’è anche chi parla di eradicazione. E pure i politici che hanno fatto un’opera mediatoria che ha sfiorato talvolta i limiti del cerchiobottismo non riescono più a “tenere”, perche la marcia degli incazzati per le devastazioni a colture, giardini, muri a secco, veicoli ed ambiente naturale, è sempre più massiccia ed anche perché le squadre dei “cinghialai” non sono rappresentative dell’intero universo venatorio. I cacciatori, facendosi forti della loro collaborazione alle operazioni di abbattimento, hanno sempre cercato di mantenere basso il profilo delle catture, o meglio ancora hanno delle stime dei cinghiali “residui”, piuttosto distanti da quelle di ambierntalisti e cittadini comuni costituitisi in comitato. La tensione è palpabilmente salita, e tra i cacciatori dal mugugno si è passati alle proteste, anche nei confronti degli agenti della Polizia Provinciale rei di applicare con troppa efficienza le disposizioni dirigenziali abbattendo gli animali nocivi. Qualche giorno fa abbiamo affrontato l’argomento scherzandoci sopra, al momento, visto anche che circolano insistenti voci di assurde denunce, non ci scappa neanche un po’ da ridere. Ci scappa di dire le cose come stanno. Ci scappa di dire che forse bisognerebbe considerare il fatto che quando si becca un cinghiale non si guadagna la bambolina come al Luna Park ma qualche biglietto da 50 euro; Ci scapperebbe da chiedere, agli organi deputati, un più assiduo controllo della provenienza della carne di cinghiale usata nella ristorazione elbana; Ci scappa di dire che chi caccia il cinghiale è parte di una esigua minoranza di cittadini i cui diritti vanno certo salvaguardati, ma non in contrasto con gli interessi della stragrande maggioranza degli elbani e dei loro ospiti; Ci scappa di ricordare che i cinghiali non appartengono ai cacciatori anche se discendono da animali da loro introdotti, essi sono a seconda di come li si consideri un bene o un fastidio, ma comunque di proprietà e pertinernza pubbliche; Ci scappa di dire che tutti i soggetti interessati alla partita devono smettere di fare “il gatto tra le botti” in primis le istituzioni chiamate a governare il territorio, in secundis i cacciatori (di cinghiali), che in nessun caso possono protestare o peggio intralciare qualsiasi azione di abbattimento che tenda a ridurre i capi sotto il limite di tollerabilità ambientale, un limite che deve essere fissato secondo rigorosi criteri scientifici da chi ha titolo per farlo, e la scienza non può essere oggetto di contrattazione; Ci scappa di dire che se i comportamenti dei cacciatori non si informassero a quanto sopra, chi, a diverso titolo, ha la responsabilità della salute e della incolumità dei patrimoni dei cittadini elbani, dovrebbe procedere ad una azione di contenimento efficace condotta da tecnici delle amministrazioni pubbliche, e presto, non l’anno di poi ed il mese di mai, pena il rispondere almeno politicamente, dei guasti derivanti dalla emergenza in corso. Ciò scritto da persona che non si dichiara (e non si è mai dichiarata) ideologicamente contraria all’esercizio della caccia, purchè esercitata nel rispetto delle leggi, e del senso comune, quando non provochi, anzi se possibile corregga, squilibri ambientali, laddove soprattutto rispetti gli interessi generali di tutti i cittadini, anche di quelli che non cacciano cinghiali.


cinghiale

cinghiale