Nei giorni scorsi se ne e’ andato zio Alessandro, in fretta per un’azione fulminante di un male che l’aveva preso in silenzio. Se ne e’ andato velocemente e non c’e’ stato tempo per abituarsi, per rivederlo, per fargli compagnia e parlare insieme di tante cose. Meglio cosi’ per lui ma non certo per noi che, egoisticamente, l’avremmo tenuto stretto ancora per molto tempo. Da giovane zio era un promettente calciatore, da Rio all’Audace, al Monsummano, poi si e’ rotto il menisco e del pallone e’ rimasta una foto con la maglia dell’Atalanta sul cassettone di sua mamma. Aveva allora cominciato a lavorare in banca e proprio la banca l’aveva spedito al Giglio dove aveva trovato l’amore e si e’ costruto una vita di lavoro ed affetti. Alessandro aveva sempre un sorriso tranquillo, un po’ ironico, gioviale ma di poche parole, era pero’ una colonna, una colonna di granito per le sue famiglie isolane: quella di nascita e quella che si era formato. Non ti rompeva le scatole, non aveva mai bisogno, ma se avevi un problema potevi stare tranquillo: bastava dirlo a zio Sandro e lui avrebbe fatto qualcosa, non ti avrebbe fatto sentire solo. Quando e’ nato, insieme a Giovanni, hanno rappresentato un avvenimento anche in paese. Dopo cinque femmine mia nonna finalmente rimase incinta e nacquero due gemelli eterozigoti, dieci chili di peso in due. Due piccoli colossi, destinati a sorreggere le sorti di questa grande famiglia Contestabile, e invece sene sono andati per primi: Giovanni a cinquant'anni e ora Alessandro, a sessantasei. Sono la prima nipote, con grande orgoglio di questa grande tribu’ familiare che si vuol bene e si riconosce con affetto, sempre. Per questo, sicura di parlare a nome di tutti, con queste poche righe voglio dire: grazie zio! Ci dispiace che ci hai lasciato, ma sarai sempre, davvero, nei nostri pensieri e nei nostri cuori, perche' ognuno di noi puo' ricordare un aneddoto positivo legato a te, anche i tuoi nipoti piu' piccoli, l'ultima generazione di questa piccola grande famiglia elbana.
fiori linguella