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Un'isola senza una strategia del trasporto pubblico su gomma

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 15 novembre 2006

Mi compiaccio che l'ATL giustamente soddisfi le esigenze degli studenti mettendo mano agli orari per renderli adeguati a quelli scolastici. Mi piacerebbe però che qualcuno si degnasse di rispondere (per lo meno per dare un po' di soddisfazione al solito rompipalle) a quanto da me segnalato qualche settimana fa circa l'impossibilità per un lavoratore di recarsi sul posto di lavoro con il mezzo pubblico; o meglio, di tornare a casa con lo stesso terminata la giornata lavorativa, se non aspettando oltre 2 ore alla fermata. Mi rendo conto che probabilmente sono rimasto l'unico in tutta l'Isola, a parte i ragazzi delle scuole (e mica tutti, anzi pochissimi rispetto a quando ero bimbo: oggi babbo e mamma preferiscono accompagnarli) ed alcune badanti extracomunitarie non motorizzate, ad utilizzare il mezzo pubblico, ma non voglio arrendermi all'evidenza che la nostra società ipocrita sventoli la bandiera della sensibilità ambientalista e poi impedisca ad un cittadino di muoversi senza auto. Che dire dunque ai ragazzi delle scuole: speriamo bene se no tenete duro finché babbo vi comprerà la macchina, così eviterete di prendere il mezzo pubblico e anche voi andrete ad arricchire la schiera dei motorizzati...poi se ci riuscite fatevi prendere anche il motorino, e dopo la moto, così l'autobus lo abbandonate già a 14 anni. Che bel consiglio educativo, vero?!?!?!?!? E però sembra l'unico ragionevole: diffidate ragazzi dai vostri genitori, se non vi sanno dare il buon esempio ed usano un SUV da 2 tonnellate per spostare 80 chili di carne!!! E diffidate lettori da tutti quei benpensanti che negli anni hanno avuto modo di esprimersi sui problemi del traffico a Portoferraio (politici, commercianti, ambientalisti, giornalisti, ecc...), senza in effetti avere mai fatto uno sforzino minimo per ridurlo a partire dalle proprie abitudini quotidiane. Ha ragione Totaro quando scrive che il possesso degli oggetti “mostra” quanto denaro si possiede, e ‘questo’ dà la misura del “nostro” valore: usare il mezzo pubblico forse testimonia uno status non adeguato, usare le auto (perché ogni famiglia ormai ne ha due, tre o quattro) di contro manifesta un benessere conquistato e consolidato. Eppure pensiamo davvero di aver raggiunto una migliore qualità della vita rispetto a quando avevamo di meno? Non voglio parlare di valori, ma di qualità in senso materiale: basta snocciolare i dati sulla vita media in aumento per affermare che si vive meglio? Io non ne sono affatto convinto, se la vita che conduciamo non è più in grado di farci stare bene con il mondo (le malattie legate all’inquinamento e alle cattive abitudini sono diffusissime), con gli altri (siamo sempre incazzati con tutti; gli episodi di violenza sono all’ordine del giorno; le famiglie si sfasciano come per gioco; ecc…), con noi stessi (la depressione è il male del millennio). E non a caso sta prendendo piede, al posto del concetto di sviluppo sostenibile, quello di "decrescita": significa in parole povere che dobbiamo cominciare a pensare a rinunciare a qualcuna delle posizioni acquisite (quindi anche alle 4 ruote sempre sotto il culo), a vantaggio di una più equa distribuzione delle risorse, e di una maggiore durata delle stesse per tutti. Mi sono dilungato, ma spero mi sia perdonato il fatto che non riesco a slegare il problema contingente - quello appunto del trasporto pubblico locale - da considerazioni più ampie sul destino di quest'Isola che sembra davvero negli ultimi tempi avere preso una brutta piega.


Bus  val di denari

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