La risposta del comune di Rio Marina la dice lunga sulla confusione, voluta e naturale, che il l’Amministrazione Comunale sta facendo dopo che il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha bocciato la pretesa di costruire 16 villette fatte passare per cabine nel comparto “G” che lo stesso Comune ha voluto aggiungere ad un Piano di Iniziativa Pubblica che incrementava le previsioni di un Piano di Iniziativa Privata fatto proprio ed ampliato e che prevede 15.000 metri cubi di nuovo cemento. Il Comune infatti non ha mai spiegato quale sia l’interesse pubblico di costruire in un’area chiusa all’accesso e completamente privatizzata ed è risibile dire che si deve necessariamente intervenire con un piano pubblico se ci sono “proprietari in conflitto fra loro”, soprattutto se una parte di quei proprietari avevano fatto contro l’operazione Capo d’Arco un ricorso al Tar che tutti sapevano sarebbe stato vincente, è qui che interviene il comune, annullando di fatto il ricorso e non attendendo il giudizio della Magistratura amministrativa e facendo proprio ed ampliando il Piano Privato, compresa una Valutazione di effetti ambientali (VEA) risalente al 2000 e per soli 3 comparti che non viene cambiata nemmeno in una virgola, un “errore” gravissimo che incredibilmente sfugge anche alla Provincia di Livorno. E’ anche incredibile che uno dei nuovi comparti previsti dal Comune, proprio quello “G” nel parco Nazionale, tenda a dare servizi ad un’area con abusi presenti e dei quali, al contrario di quanto dice il Comune, si erano ben accorti ambientalisti e forze dell’ordine, mentre l’Amministrazione Bosi (e quelle precedenti) prima li ha ignorati mentre presentava il Piano e poi è stato costretto a prenderne atto dopo che Legambiente li aveva segnalati al Parco Nazionale chiedendo precisi interventi per impedire una sanatoria di fatto. Chi disinforma e pasticcia da anni non è Legambiente ma l’amministrazione Bosi che sulla vicenda di Capo d’Arco si è ripetutamente e incomprensibilmente ingarbugliata, nonostante gli abusi vecchi e nuovi che forse avrebbero consigliato un approccio più prudente davanti alle richieste di una parte dei proprietari dell’area. Resta il fatto che, dopo il diniego del Parco Nazionale e le evidenti falle nella procedura di approvazione di un Piano di iniziativa privata trasformato in pubblico, il Piano è da rifare e se il Comune non lo rifarà andrà verso nuove pesanti sconfessioni.
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