Torna indietro

La storia del "Nonno Enrico" e dello scirocco a 60 nodi

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : giovedì, 08 maggio 2003

Gentile Direttore , mi chiamo Luigi Granozio e sono il proprietario e pomposamente "Comandante" del Nonno Enrico , la vela che s'è trovata in difficoltà il giorno 30 aprile fuori l'Enfola. Avrei piacere rispondere al suo articolo come segue: Mio nonno è stato un valoroso combattente nella prima guerra mondiale dove aveva il comando di una nave chiamata " Curtatone" a causa delle ferite riportate in uno scontro con il nemico morì e fu sepolto all'isola della Maddalena . Nel cimitero della Maddalena esiste una intera ala che ospita la spoglie di tutti i marinai morti in quel triste periodo. Mio padre è stato imbarcato per cinque anni a bordo come radiotelegrafista . Io ho cominciato ad andare a vela alla giovane età di quattro anni sotto l'insegnamento di mio padre che è stato un ottimo velista. A dodici anni scoprimmo quel paradiso che risponde al nome di " Elba " qui cominciai ad andare sul beccaccino che mio cugino Alessandro Bronzini mi prestava. La Magazzini di quei tempi era un luogo magico dove alcuni personaggi come l'Ammiraglio Varanini , il Comandante Damiani impartivano a noi ragazzi una lezione di vela dietro l'altra. Spesso si organizzavano le regate grazie alla scuola velica di allora che ci prestava i VB ed i Vourien . Nel 1969 insieme a tre miei amici romani partiamo da Anzio per fare rotta verso la Grecia quello fu il mio battesimo su di un cabinato. L'avventura durò tre mesi e approdammo in diverse isole greche per finire il nostro giro sino a kusadasi in Turchia. Da quel giorno sono passati tanti anni e tante altre splendide mete sono state toccate. Nel 1981 corono il mio grande sogno , e compero una barca di 10 metri con la quale passo gran parte del mio tempo libero. Poi tre anni orsono compro il Nonno Enrico che era in pessimo stato. Lavoro alacremente a bordo e la trasformo in modo radicale . Il Nonno Enrico è , anche se di soli 11.50 , una grande barca molto marina con alle spalle due traversate atlantiche , i lavori a bordo sono stati molti e tutte le sue parti più delicate come i segmenti dei timone i cavi di rinvio la catena della ruota del timone sono stati totalmente cambiati , il motore e stato totalmente revisionato nel 2001 , cambiate tutte le sartie , l'impianto elettrico da 12 e da 220 sono stati rifatti , nuovi sono ancorae e catene , nuovi sono i tre GPS , doppi sono i sistemi di sicurezza e così via. Quel che voglio dire , è che conosco perfettamente cosa significa andare per mare e come spesso dico "in mare non ci sono osterie ". Per quanto riguarda la disavventura occorsaci a mio figlio e me , posso essere sereno nel giudicare la mia decisione di chiamare la Capitaneria , solo che giusta . Le porto a conoscenza che dopo aver sentito il bollettino meteo che dava avviso di burrasca solo nel canale di Corsica e alto mar Ligure , mentre i venti erano stazionari sull'alto Tirreno , queste sono condizioni ottimali per chi deve risalire di bolina da Livorno all'Elba con una barca a vela. Alle ore 08.00 eravamo in tranquilla navigazione a circa 9 miglia dall'Enfola. Dalle ore 08.00 alle ore 10.00 si scatena il putiferio con condizioni di vento ai limiti con alcune raffiche che sfiorano più volte i 60 nodi queste assolutamente non previste da nessun meteo. Il vento aveva due direzioni , intenso da mezzogiorno e a raffiche di scirocco . Il mare aveva le onde che venivano rotte dal forte vento e dopo averle sollevate venivano nebulizzate. Dopo circa due ore di una lentissima risalita , decido di virare per dirigermi verso il porto di Marciana , ma il moschettone delle scotte del fiocco si stacca di netto e finisce il tutto in mare. La barca ora prende vento solo con la randa terzaruolata e per lunghi attimi non è più governabile . Mio figlio prende il timone ed abilmente si mette alla cappa mentre io ben legato e con il salvagente al collo vado a prora per effettuare il cambio delle scotte con quelle di rispetto . Questo cambio avviene ma purtroppo riconosco mio malgrado che la vela e parzialmente crepata e quindi inutilizzabile. In ultimo decidiamo di accendere il motore pensando l'un l'altro di aver levato le scotte del fiocco dall'acqua , come il motore è avviato è subito spento , e così nel giro di pochi minuti ci troviamo con fiocco e motore fuori uso. Decido di scendere in acqua per levare la cima d'impedimento ma il mare è troppo grosso e si rischia di farsi del male. A questo punto parlo con mio figlio e gli elenco ancora le cose positive che avremmo potuto fare: la prima subito mettere una nuova vela di rispetto usando come drizza quella dello spinnaker , fare un 180 e puntare su Capraia , mettersi alla cappa , ma ho letto nei suoi occhi l'invito a chiamare i soccorsi. Dopo tanti anni passati in mare per la prima volta ho avuto la netta sensazione di aver perso , ma dentro di me credo di aver perso con onore. Prima di lanciare il MAYDAY ho pensato ai ragazzi della Capitaneria che sarebbero dovuti venire in mio soccorso , ma mi sono tranquillizzato pensando a quelle splendide barche che hanno che possono uscire con qualsiasi tipo di mare perchè sono inaffondabili e irrovesciabili. Lanciato il mayday , con tempestività la CAPITANERIA si allerta e con una velocità da primato ce li vediamo di poppa , ci invitano a lasciare la barca , ma il secco rifiuto gli fa capire che abbiamo perso solo la possibilità di risalire ma mai siamo entrati in panico. La Capitaneria ci avvisa che fuori dallo scoglietto c'è un rimorchiatore , il "DON GIOVANNI" con il quale avviamo tutte le procedure per essere rimorchiati. Dopo il suo arrivo , la CAPITANERIA ci passa il cavo che ci assicura al DON GIOVANNI , questo lo fissiamo alla base dell'albero e tutto il corteo parte per la rada di Portoferraio. Arrivati in rada troviamo delle difficoltà a farci trainare in porto , ma grazie alla CAPITANERIA arrivano gli ORMEGGIATORI con la loro barca . In rada il vento era teso ed anche il mare era mosso , ma con grande abilità la barca degli ORMEGGIATORI con al timone Feola , ci si accosta , ci agganciamo con quattro cime e con poche manovre ma molto ben condotte ci ormeggiano tra due barche in calata Mazzini. L'avventura è finalmente terminata e purtroppo solo la doppia disgrazia di perdere sia il fiocco che il motore mi hanno costretto con grande imbarazzo a chiedere soccorso. Con il mare non si scherza mai questo lo so perfettamente , ma purtroppo i tempo in mare di una barca a vela sono lunghi e di queste situazioni ne ho affrontate di peggiori ma con vele a segno ed un buon motore sotto ci si difende meglio. Un affettuoso saluto ai ragazzi della Capitaneria , al Comandante del Don Giovanni ed un bravo agli Ormeggiatori. ......a buon rendere...... Cordialmente Luigi Granozio


salvataggio vela 3

salvataggio vela 3

salvataggio vela 5 darsena

salvataggio vela 5 darsena