Quando Bruno, telefonando alle 19 (tomo tomo cacchio cacchio, avrebbe detto Totò), ci ha dato una notizia che obbligava a rivedere l’impostazione del primo numero di Elbareport, la confusione che già imperava nei dodici metri quadri di cameretta che abbiamo adattato a redazione ha raggiunto livelli parossistici. Elena affumicata dalle altrui sigarette e preoccupata per quanto aveva scritto, che le pareva inadeguato, è stata colta da una crisi di identità. L’amnetico Marcello non ricordava più i nomi dei files e delle foto che aveva scaricato alla rinfusa su quattro e-mail diverse. Lo scrivente direttore ostentava una sicurezza del tutto fuori luogo poichè nell’imo cor pensava: “Col cazzo che stasera si va in rete!” Il di lui nipote unenne (si dice unenne per un bambino di anni uno?) reclamava attenzioni dell’avo, e già che era là, zampettava con i ditini sulla tastiera (quel ragazzo ha talento: così piccolo riesce già ad inchiodare qualsiasi PC con un paio di tocchi). Dalla Zucca Gialla arrivava la ferale comunicazione che non era ancora arrivato un articolo di tutti quelli che risultavano spediti. Il gatto Zippo urtato dall’invasione di quello spazio che ha sempre considerato suo, confinato in un angolo, guardava ora l’uno, ora l’altro con lo sguardo del Puffo Odioso come a preannunciare: “Ora vi stianto una pisciata di protesta in mezzo alla stanza!” Poi, incredibilmente, oltre le ore 21 tutto si è ricomposto ed è uscito il n. 1 di Elbareport. Evidentemente oltre che l’Angelo Custode che protegge i bambini scavezzacollo, il famoso “Santo dei Briachi” che risparmia guai a chi spesso eccede nelle libagioni, ci deve essere pure il Patrono del giornalista locale nelle peste. Lassù qualcuno ci ama.