Violenze in famiglia sotto il cielo dell’Elba, quasi un assurdo crescendo, con le cronache di inconcepibili vessazioni con donne trattate come e peggio di bestie: come la venticinquenne di nazionalità marocchina che i medici del Pronto Soccorso dell’ospedale di Portoferraio si sono “visti recapitare” da Capoliveri nella notte tra lunedì 5 e martedì 6 Maggio, in condizioni così preoccupanti da far loro, in un primo momento, riservare la prognosi. Il quadro clinico della paziente parlava di trauma cranico con stato confusionale, altri traumi in tutto il corpo, sospetta frattura del setto nasale ed un forte stato di agitazione psichica, e con la madre anche una bambina di due anni senza particolari problematiche ma trattenuta in osservazione dopo aver assistito ad un sanguinolento pestaggio. L’autore di questo capolavoro il coniuge (connazionale) della ricoverata un trentunenne impiegato come cuoco in una azienda isolana. Il motivo scatenante di tutto ciò un banale litigio, meglio una discussione sull’opportunità che l’uomo uscisse per recarsi al bar. Rientrato l’uomo ha serrato a chiave dall’interno la porta per tagliare una possibile via di fuga e secondo il racconto della donna dopo aver minacciato di uccidere tanto la madre che la figlia ha colpito la donna con calci, pugni, ma anche con una spranga di ferro, per poi tirarle addosso un televisore ed un mattone, finchè la donna non è riuscita a rifugiarsi nel bagno con la bimba, a serrae a sua volta la porta ed a chiedere dalla finestra disperatamente aiuto ai vicini. Da questi ultimi è partita una chiamata ai Carabinieri che sono giunti poco dopo a porre fine ad un incubo che, sempre a detta della donna durava da tre anni, perché non era quella la prima manifestazione di violenza. Madre e figlia ora sono in ospedale, le ferite della donna guariranno, ci vorrà un mese, forse di più, intanto al marito e padre di quelle due ragazze, che meritano tutto l’affetto e la tenerezza del mondo, sono stati contestati i non lievi reati di sequestro di persona, maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e minacce. Dopo aver finito la nottata nelle celle di sicurezza di Via Manganaro il violento e stato spedito in carcere a Livorno. Sta alle Sughere, ci auguriamo gli serva per capire quello che ha fatto alla sua donna e soprattutto per capire quello che ha fatto vedere a sua figlia.
caserma carabinieri lato