Non c’è governo del territorio senza cooperazione e coerenza tra le amministrazioni locali. Su queste premesse si è sviluppata la discussione sul nuovo Piano di Indirizzo Territoriale (Pit) promossa venerdì 6 ottobre dalla Regione Toscana a Piombino, Hotel Phalesia. Una riflessione a tutto tondo che ha coinvolto politici, economisti e urbanisti sugli indirizzi fondamentali della pianificazione pubblica, e che ha visto la partecipazione di oltre 200 persone. Dopo il saluto del sindaco Gianni Anselmi, che ha ricordato la complessità del territorio di Piombino e le radici della cultura del buon governo in Val di Cornia, si sono succeduti gli interventi di Massimo Morisi dell’università di Firenze, Mauro Tarchi, sindaco di San Giovanni Valdarno e rappresentante dell’Anci, Stefano Stanghellini dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (Inu), Silvia Viviani, presidente dell’Inu, Mauro Grassi e Alessandro Cavalieri, dirigenti del settore politiche territoriali e ambientali della Regione Toscana. Le conclusioni del convegno sono state tratte dall’assessore regionale Riccardo Conti, il quale ha definito il Pit come uno strumento cardine del governo del territorio toscano, che dovrà funzionare come un grande patto tra le amministrazioni locali secondo un’impostazione a filiera e non gerarchica. “Il modello toscano si è sempre distinto nel panorama nazionale per l’eccellente qualità urbanistica. Ma prima in Toscana ci si poteva permettere di essere autoreferenziali perché era una regione che andava da sé, bastava accompagnarla. Oggi dobbiamo proporre laboratori di buone pratiche, dimostrare di essere una terra aperta, passare ad una logica di governance.” Da qui la necessità di investire sui comuni per coniugare il più possibile le esigenze dei territori con una pianificazione del territorio solidale e responsabile, nel rispetto dei principi di autonomia e di sussidiarietà. L’efficacia delle azioni, dunque, dipende soprattutto da questo e dalla capacità di costruire percorsi condivisi che ripropongano la centralità del territorio, per troppo tempo in mano solo alla progettazione finale. Una pianificazione che guarda all’efficacia anche in termini di risultati, privilegiando scelte e attività che portino lavoro, occupazione e impresa e non pura rendita, come è stato più volte ribadito nel corso del convegno.
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