Josè Saramago ha scritto che: “il sentimento e la ragione vanno sempre uniti“. Nel nostro piccolo vediamo di farlo. Il bello assoluto di Capo Bianco, con la sua scogliera, il suo mare, il verde che lo ricopre; il ricordo dei tuffi sempre più alti nel suo mare, è negli occhi e nel cuore di tanti. Anche nei miei che non sono Portoferrajese, ma Aretino e Pomontinco d’adozione. E’ indubbio che la vendita da parte della Agenzia del demanio delle Batterie e di 6.000mq. di terreno circostanti impone qualche riflessione. Non fosse altro che per le esperienze vissute con le Miniere e con Pianosa. La prima domanda che mi viene in mente riguarda le conseguenze che la vendita potrà avere per la conservazione e la fruizione di un bene naturale e paesaggistico della portata di Capo Bianco. Poi penso che sono pochi i libri di Scienze della Terra sparsi per il Mondo che non riportano una voce: “eurite“, seguita da una più o meno estesa definizione, ma che comunque inizia o finisce più o meno con queste parole: “roccia magmatica che trova la sua località tipo nell’Isola d’Elba“. Capo Bianco è un Geosito di risonanza internazionale ed è opportuno, ora che il Parco Nazionale sta riprendendo il suo cammino, operare affinchè nella improcrastinabile rilettura dei confini dell’ area protetta sia incluso Capo Bianco. Non credo proprio che su Capo Bianco possano essere coltivati disegni speculativi di cemento ed alterazione dei luoghi. Incrementi di volume, apertura di strade, taglio di vegetazione, opere di scavo, etc. etc. Le Leggi, l’opinione pubblica e le Istituzioni renderebbero il percorso molto difficile anche per furbi e furbetti. Certo saremmo tutti più tranquilli se le Batterie ed i terreni ricevessero una acquisizione pubblica territoriale, anche per sancire un principio sacrosanto, per cui la proprietà demaniale cessa nel momento in cui non sussistono più le ragioni che l’avevano determinata.
Minerali