E’ come una scossa elettrica che attraversa l’isola l’operazione antiusura portata a termine dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Firenze. Nomi noti e impronunciabili nell’ambito del commercio elbano, paura omertà e disperazione per chi era caduto sotto le maglie del clan Marandino. Soddisfazione da parte del sindaco di Portoferraio: “Esprimo grande apprezzamento per l’operato delle forze dell’ordine. Questa vicenda è molto grave, su cui le istituzioni devono dare a loro volta contributi concreti. Nel centro storico di Portoferraio c’è una crisi legata al sistema degli affitti pesanti per i gestori, che poi rinunciano o si trasferiscono. In un sistema inquinato può diventare pericoloso”. Anche la fondazione Caponnetto che in questi anni è passata come la Cassandra che predigeva sventure, esprime una forte soddisfazione e si congratula con le forze dell’ordine. “Credo – dichiara salvatore Calleri presidente della fondazione - che questa sia la punta dell’iceberg. Non dico che tutta l’Elba sia mafiosa, ma spero che le operazioni non si fermino qui”. Anche il senatore Francesco Bosi interviene sulla vicenda "Esprimo soddisfazione per questa operazione, che sta a dimostrare come le forze di polizia operino in silenzio ma efficacemente, per prevenire e colpire fenomeni criminosi, con un controllo attivo ed efficace del territorio. Questo ci tranquillizza anche come amministratori locali". Robert Martorella, presidente della Confesercenti, spiega che l’associazione si è da sempre impegnata contro l’usura istituendo un numero verde, sia a livello nazionale che regionale. “All’Elba però non abbiamo mai avuto delle segnalazioni. Tutti più o meno ne eravamo coscienti che esistesse questo fenomeno, ma il silenzio è stato pesante. Ma non si può fare molto se i commercianti non hanno il coraggio di frasi aiutare. Abbiamo fatto delle denunce in generale, anche sui giornali, di pericolo imminente, ma non possiamo intervenire sui singoli casi se non c’è una denuncia da parte di qualcuno. Credo comunque che si possa fare di più, ad esempio una maggiore collaborazione tra associazioni e forze dell’ordine, si potrebbero mettere insieme i dati e creare un osservatorio in modo da far capire alle persone che esiste una sponda a cui si può rivolgere" Ed infine tra le reazioni di cui è opportuno prendere nota annoveriamo anche l'enorme interesse che si è creato sulla vicenda tra la popolazione elbana. Un parametro preciso ce lo fornisce la consultazione del nostro giornale, Si sono registrate infatti in poche ore quasi 9000 richieste di accesso al sito informatico di Elbareport.
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