Per giorni sono andate sulla stampa le note dolenti di rammarico di non pochi amministratori elbani per l’avvenuto misconoscimento del fattore radici, che avrebbe dovuto orientare in loro favore la scelta per la nomina del presidente del Parco. Conseguentemente il fatto sembra essere vissuto come un’onta, come un’offesa alla classe dirigente elbana, a quegli amministratori che, radicati a vario titolo nel territorio, ne sarebbero i soli veraci e meritevoli rappresentanti. Si levano naturalmente anche note di apprezzamento per il nuovo presidente, ma sotto sotto, e anche in modo esplicito, è facile cogliere nelle varie dichiarazioni una vena di disappunto, che qualcuno correda perfino con il porre condizioni, sulla cui opportunità non è proprio il caso di soffermarsi. Insomma, ora che i giochi sono fatti, o stanno per concludersi con l’assetto della staff dirigenziale, ora che la “carriera” ha decretato il vincitore (ci si perdoni se ancora una volta torniamo alla metafora del Palio di Siena), in aggiunta alle incertezze sulla nomina di un vicepresidente, non si esaurisce la delusione di chi contava sul proprio radicamento amministrativo per aspirare ad una carica tanto ambita. Si chiamano in causa la conoscenza del territorio, l’assetto sociale , i bisogni, le priorità e tutte quelle dimensioni di contesto che sarebbero state meglio affrontate, a quanto si lascia intendere, se a farlo fosse stato preposto qualche amministratore locale. A prima vista queste considerazioni sembrano convincenti e appropriate alla circostanza, eppure non impediscono ragionevoli dubbi e giustificate perplessità. Se rivolgiamo lo sguardo alla pessima condizione di tante nostre strade, ai frequenti casi di mancata valorizzazione o di deturpazione delle risorse ambientali, al costo gravoso e inusitato dei collegamenti marittimi e, infine, alla dannosa tolleranza di una cementificazione che spesso ha deturpato l’ambiente, allora quei dubbi non sono fuori luogo. Loro, quegli amministratori, dove erano? Cosa hanno fatto, come hanno messo in atto la loro capacità amministrativa, e con quali risultati? C’è allora da ritenere che radici e radicamento siano solo parole. E in quanto tali è bene allora che non abbiano avuto peso nella scelta del presidente del Parco. Dopo una lunga stasi, e dopo il deterioramento che ne è derivato, il Parco può imboccare finalmente la via del suo sviluppo. Mario Tozzi, il presidente, possiede riconosciuta competenza scientifica e vasta esperienza ambientale. Fuori dai giochi del politichese ma in un clima di leale collaborazione, come è lecito sperare, potrà sicuramente giovare alle sorti del Parco, anche avvalendosi della sua nota capacità comunicativa e della opportunità del suo ruolo televisivo. E’ in gioco il futuro dell’Elba. Soprattutto per questo formuliamo un sincero augurio di buon lavoro al presidente e ai suoi collaboratori.
Bosco di San Martino