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Controcopertina: A proposito del funzionamento della Camera Iperbarica

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 16 settembre 2006

Ho letto, in questi giorni, i vari interventi della Dott.ssa Laudano e del Presidente della C.M. Danilo Alessi, in merito al funzionamento della camera iperbarica, con specifico riferimento alla pericolosa situazione in cui è venuto a trovarsi mio figlio il giorno 19 agosto u.s.. Poiché ho vissuto in prima persona la paura e lo smarrimento che - come si può ben comprendere - tale situazione può provocare, mi sembra sia giunto il momento di chiarire la vicenda con l’esposizione dei fatti cosi come si sono succeduti. Questo con l’auspicio che vengano evitate inutili ed improduttive polemiche e si cerchi, invece, di risolvere in via permanente con il contributo dei soggetti a vario titolo interessati, il problema del funzionamento della camera iperbarica dell’ospedale di Portoferraio. La sera di venerdì 18 agosto mia moglie accompagna al pronto soccorso nostro figlio, il quale il giorno precedente aveva effettuato immersioni di lavoro connesse alla sua attività. Tali immersioni, svolte alla profondità di 4/5 metri, sono state effettuate per spostare catene e corpi morti del campo boe di cui è concessionario. Quindi, non una immersione ricreativa ma una immersione di lavoro sotto sforzo, seppur ad una profondità relativa (sottolineare questo aspetto ha una sua logica che gli addetti ai lavori ben comprendono). La conseguenza si è fatta gradualmente sentire con sintomi di formicolio ai piedi e una insensibilità sino a sotto i ginocchi ( parestesie), da qui la necessità di ricorrere al pronto soccorso. Dopo ore di attesa (dalle ore 17,00 alle ore 22,18) è stato visitato, gli è stata prescritta come terapia:riposo e una visita neurologica da effettuarsi il giorno successivo: sabato 19 agosto. Alle 22,33 è stato dimesso. Il mattino successivo, i sintomi che la sera precedente erano circoscritti ai piedi e ai polpacci, erano saliti sino al torace. A questo punto, più allarmati che mai, ci siamo recati all’accettazione per chiedere la visita neurologica che era stata prescritta dal P.S.: ci viene risposto che il sabato il neurologo non visita. Preoccupato e .. a dir poco arrabbiato, ritorno al pronto soccorso dove spiego la situazione all’infermiere facendogli presente l’aggravarsi della situazione. Mio figlio viene prontamente visitato dal medico di turno (che non era lo stesso della sera precedente). Facciamo presente che i sintomi sono “probabilmente” legati ad un accumulo di azoto che l’organismo non è riuscito ad espellere e che la situazione si sta facendo pericolosa. Il medico si muove prontamente, chiede all’infermiera come rintracciare un medico specializzato, l’infermiera risponde che quest’ultimo è assente (sembra di capire per malattia). Il medico del P.S. è deciso e risponde che non gliene importa niente se sia in malattia o meno, lui ha bisogno di sapere da chi ne ha le specifiche competenze, quali siano le procedure immediate da attuare in casi simili. Telefona (noi siamo presenti) e sentiamo che avviene la consultazione, gli viene indicata la procedura (o protocollo) per casi simili. Iniziano così la visita, le analisi, la radiografia, e non so cosa altro. Viene steso su un lettino e gli viene somministrato ossigeno e applicata una flebo. Il medico del P.S. chiede la visita degli anestesisti: prima una dottoressa (della quale non conosco il nome) e dopo, insieme a lei, anche da un altro medico. A seguito di tali consultazioni viene stabilito che mio figlio ha urgente necessità del trattamento in camera iperbarica. Gli anestesisti consultati non hanno competenze specifiche nel settore, gli specialisti sono assenti da molti giorni (pare da quasi un mese; in agosto!), pertanto, la camera iperbarica – pur essendo funzionante – non può essere attivata. Siamo così giunti alle ore 13,00 del giorno 19 agosto (quante ore trascorse inutilmente…). Ormai con il nervosismo alle stelle…, chiedo ulteriormente notizie al medico e mi viene detto che è stato disposto il trasferimento con ambulanza presso l’Ospedale S. Chiara di Pisa per il trattamento in camera iperbarica, perché non ci sono medici per far funzionare quella di Portoferraio. Poco prima delle ore 14,00, in canottiera, pantaloni corti e ciabatte saliamo sull’ambulanza appositamente allertata per prendere la nave e andare a Pisa.Tra viaggio, visita al P.S. di Pisa e preparazione, mio figlio inizia il trattamento alle ore 17,00. A Pisa vengono effettuati n. 13 trattamenti dei quali i primi 2 di terapia ricomprensiva a 18 metri, gli altri 11 sono sedute OTI (ossigenoterapia ) a 15 metri. Per fare questi trattamenti abbiamo fatto Elba/Pisa e ritorno con la macchina (mio figlio non poteva guidare) per 13 giorni. Poi, a seguito dei vari interventi Istituzionali e non - abbiamo scritto agli uffici sanitari regionali, Il Presidente della C.M. e l’Amm.ne Com.le di Rio nell’Elba si sono interessati al problema – è stato possibile concludere le ultime 7 sedute di ossigenoterapia preso la camera iperbrica dell’ospedale di Portoferraio. Così stanno le cose, spero che un simile disservizio non abbia più a ripetersi. Se mi è concesso, infine, vorrei ringraziare i medici Dr. Ghelardoni e il primario Dr. De Iaco, nonché il personale paramedico del centro iperbarico dell’Ospedale S. Chiara di Pisa, per la professionalità e la comprensione umana dimostrata.


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