Torna indietro

Yasmina Khadra MORITURI

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 14 settembre 2006

« L’insegna al neon del Limbo screzia il selciato con strisce di sangue. A intervalli, la porta del locale si apre su una profusione di musica subito ghermita dal vento. Un’acquerugiola piange i veglioni dei bei tempi andati e gli alberi si strappano le chiome con un’isteria raccapricciante ». Algeri, metà degli anni novanta. Il commissario Llob, a bordo di una Zastava arrugginita insegue vecchi fantasmi e nuovi incubi, insegue soprattutto se stesso, si lascia trasportare in una spirale di dolore, illegalità, fanatismo, senza farsi schiacciare dal peso violento della cronaca. Scandaglia il fondo di una realtà complessa, inimmaginabile se vista solo attraverso i pregiudizi, il distacco e le illusioni di altre origini o culture. Ovunque anime comprate e vendute e, mali dell’uomo, i vizi e gli eccessi personali e collettivi si intrecciano se generati in nome di un dio fasullo come il denaro, o in nome di un Dio tradito. Smania di potere e ricchezza effimera non sono prerogative esclusive del mondo occidentale; così come l’Islam non è solo esaltazione del martirio e delle stragi. Qualche voce pronta a gridarlo esiste, magari dando vita a personaggi che riflettano esperienze personali, un alter ego a cui demandare il compito di comunicare il proprio disagio, le proprie frustrazioni, riuscendo a sostenere con maggiore forza la volontà di non nascondersi. Yasmina Khadra è stata per anni la misteriosa scrittrice che in Algeria sfidava autorità corrotte e integralismo islamico, mettendo a nudo quanto di peggio stesse subendo un intero paese. Dallo strano intreccio fra Yasmina, il commissario Llob e Mohammed scaturisce una storia che è romanzo, ma anche realtà. Yasmina è Mohammed, ideatore di Llob, poliziotto scrittore, ed è Llob a svelare al mondo (in un altro libro) come Yasmina non sia una donna, ma un ufficiale algerino costretto per anni all’anonimato. Un idealista che non si piega agli scannamenti di innocenti sgozzati in nome di un Dio che dovrebbe essere anche il suo, che non gli ha mai chiesto sangue ma giustizia. «Ci sono tre istanze a cui spetta di giudicare gli uomini. La coscienza, la giustizia e Dio. Alle prime due capita di sbagliare, non alla terza». La propria gente, la propria città, se stesso e il mare che non vuole abituarsi al fragore della distruzione, corpi che le madri e la spiaggia non possono riconoscoscere. Fra depravazione e kalaschnikov, a conquistare il lettore è anche l’ironia di Llob, una vena umoristica che pone tutta la vicenda su un piano di “coinvolto distacco”, quasi a creare i presupposti per una visione più generale delle vicende. Dissacrare per non essere travolti, magari sbeffeggiando i tic e le manie di un attaccamento morboso al potere. Politico o religioso che sia. Come il Limbo Rosso non è il punto di arrivo delle indagini per una scomparsa, così la guerra non è l’alibi per nascondersi muti, quando percepisci che «ormai, a qualche preghiera del buon Dio, ci sono giorni che sorgono unicamente per andarsene, e notti che sono nere per identificarsi con le nostre coscienze”», non resta altro che la libertà di voler raccontare. Dietro uno pseudonimo o no, non conta chi sei veramente, se sei stato preda, braccato, la tua arena le strade di una città. Cambiano gli idoli a cui sacrificare, vittime anche loro delle assurdità dell’uomo, restano i predestinati, “morituri” che non possono tacere. «C’era il tempo in cui Algeri aveva la bianchezza delle colombe e dell’ingenuità, in cui gli orizzonti della terra venivano a rifarsi una verginità nelle pupille dei nostri marmocchi». La Zastava arrugginita di Liob squarcia il coprifuoco e l’oblio, porta Yasmina Khadra (gelsomino verde) a svelare l’esistenza, il desiderio di essere testimone e scrivere di Mohammed Maloussehoul, l’amore per il suo popolo, la devozione e l’amore per il suo Dio. Michele Castelvecchi Yasmina Khadra Morituri Edizioni e/o Euro 12,40


morituri

morituri