Ho la sgradevole impressione che si non possa parlare serenamente dei problemi concreti, senza incappare in una stucchevole campagna elettorale permanente. Prendo atto che il sindaco di Portoferraio e l’assessore provinciale continuano a ragionare di centrodestra e centrosinistra, parametri che non hanno niente a che vedere con il grave problema dei rifiuti. Quella dell’assessore è una grossolana invasione di campo, istituzionalmente molto scorretta. La provincia è stata chiamata in causa per quanto le compete (la spesa dei finanziamenti per il Buraccio, che – visto che l’assessore vuole ragionare in questi termini - sia detto per inciso - sono giunti quando al governo c’era il centrodestra), non certo per sindacare dei rapporti fra comuni e loro partecipate. Invece di preoccuparsi dei pagamenti ad Esa (che come è stato già detto rispettano un piano concordato con la società), l’assessore dovrebbe spiegare perché è stato accumulato tanto ritardo nell’impiego di quei fondi. Quella che il collega Peria chiama franchezza è in realtà una strenua impuntatura. Con la sua difesa dell’attuale situazione di monopolio di Esa, Peria respinge l’unica possibile verifica di costi ed efficienza del servizio: quella del mercato. Comunque, quando si vuole praticare il monopolio, a maggior ragione si deve ricercare il meglio della managerialità, non la sistemazione di equilibri e personale politico. La sua difesa d’ufficio dell’attuale gestione, comunque, è tanto rigida quanto poco convinta (e convincente). Mi pare che due dei massimi esponenti delle amministrazioni locali rifuggano dalle loro responsabilità, anteponendo le ragioni della propaganda politica a quelle dell’efficienza e dell’equità di un servizio tanto importante. Dispiace che, per farlo, in modo provocatorio Peria sfidi gli altri comuni a una gestione “autarchica”, quando sa bene che, come già altri comuni, potremmo al massimo rivolgerci a interlocutori diversi soltanto per la raccolta dei Rsu – e non escludiamo di farlo - mentre per lo smaltimento questo sarebbe matematicamente impossibile. Mi sfugge il senso di questa che voglio considerare una battuta, che non porta da nessuna parte. Comunque, se questo è l’atteggiamento, è facile capire come nessun altro comune intenda conferire capitali per l’ingresso in una società in cui resterebbe ai margini. Soprattutto, simili chiusure dimostrano finalmente che valore abbiano i periodici proclami per un maggior coinvolgimento di tutti e per una maggior concertazione di comuni ed enti locali vari. Prendo atto che il mio tentativo di innovare i rapporti in questo campo si è fermato di fronte a simili resistenze, ma mi rallegra almeno che si sia fatta finalmente chiarezza su quelli che – al di là di certi proclami - sono i reali intendimenti dei miei interlocutori.
rio marina porto