"Una grande striscia di sostanze inquinanti, valutabile in diverse miglia di lunghezza e larga quasi 500 metri, costituita soprattutto da catrame ed olii, con tutta probabilità derivante da un lavaggio di serbatoi di una petroliera, si estende dal largo delle coste sud-occidentali elbane, sta nuovamente minacciando le acque dell’isola di Pianosa, nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ed in pieno Santuario Internazionale dei Cetacei “Pelagos”. Nonostante l’intervento dei battelli antinquinamento del Ministero dell’Ambiente e delle forze dell’ordine e volontari presenti a Pianosa, mentre scriviamo, il fronte dell’inquinamento sta già interessando le coste dell’isola all’altezza della Villa Romana di Agrippa, e di Cala Giovanna (unica spiaggia di Pianosa dove è consentita la balneazione) nella stessa area già minacciata da un’altra marea nera solo qualche giorno fa. Dalla consistenza dei materiali inquinanti, lo scarico a mare sembrerebbe abbastanza recente perché sulla superficie ci sono ancora sostanze petrolifere volatili che si degradano ad evaporano dopo la permanenza in acqua ed il riscaldamento solare. “E’ l’ennesimo episodio di questo tipo – dice Umberto Mazzantini, responsabile Legambiente per le Isole Minori – e questi criminali non vengono mai individuati e continuano ad avvelenare il nostro mare a distruggere il patrimonio naturale dell’Arcipelago Toscano che è tutelato da un Parco Nazionale e da un Santuario Internazionale costituito da Francia, Italia e Principato di Monaco. E’ evidente che le protezioni sulla carta non scoraggiano questi farabutti che traggono dal lavaggio dei serbatoi a mare un grande vantaggio economico. Negli anni scorsi abbiamo sentito parlare di radar, satelliti, controlli simili a quelli effettuati nella vicina Corsica sulle navi di passaggio, ma nulla di concreto è stato poi fatto e i pirati del petrolio continuano a minacciare il nostro ambiente ed il nostro turismo ed a farla franca, costringendo lo Stato italiano a sobbarcarsi i costi di disinquinamento. E’ arrivato davvero il momento di dire basta – dice Umberto Mazzantini – il governo italiano faccia rispettare il trattato internazionale a difesa dei mammiferi marini e protegga davvero le aree marine protette ed il Parco Nazionale che ha istituito, ripristinando anche un presidio dell’Ente Parco a Pianosa. Si diano mezzi ed uomini per rafforzare la vigilanza, la prevenzione ed il disinquinamento, si metta in atto davvero e finalmente una efficace rete di sorveglianza e controllo dei traffici petroliferi nel Tirreno italiano, si allontanino le rotte delle petroliere e delle carrette del mare dalle aree marine protette e dalle coste del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. E Finalmente si individuino i farabutti che trattano il mare come una pattumiera petrolifera e gli si faccia pagare fino all’ultimo centesimo dei danni provocati, in base al principio chi inquina paga».
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