Una chiazza oleosa che si estendeva su circa un chilometro quadrato di mare distribuita in una striscia larga 100 metri e lunga 5 miglia (il doppio rispetto alle prime segnalazioni). Un lungo serpente nero e velenoso che ha rischiato di mordere Pianosa ma che è finito per sfiorare soltanto l'isola piatta passandogli ad un niente (200 metri) di distanza. Un serpente unto e scivoloso per catturare il quale si sono mossi in molti a bordo delle motovedette CP 553 e CP 2077 ed i mezzi antinquinamento "Fratelli Neri" e "Marea", che hanno continuato anche dopo il tramonto a lavorare con i riflettori accesi liberando il mare pianosino sottocosta ad est da iridescenze da idrocarburi e da agglomerati di catrame in galleggiamento. L'operazione era scattata alle ore 15.45 di giovedì 24 Agosto quando era giunta nella Sala Operativa della Capitaneria di Porto di Portoferraio la segnalazione del preoccupante fenomeno e si sono allertate le unità navali fatte confluire nello specchio di mare teatro dell'inquinamento, ma la chiazza nera, dalla non ancora appurata composizione, comunque dovuta al comportamento criminale di chi aveva lavato cisterne o sentine in mare aperto, è stata monitorata dal cielo da un ATR 42 inviato dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto, a terra, nella peggiore delle ipotesi, si stavano preparando a intervenire i presidi pianosini del Corpo Forestale dello Stato e della Protezione Civile. Ma è andata bene (di lusso) la macchia è passata, il serpente nero in parte succhiato dalle pompe dei mezzi della Castalia, in parte tagliuzzato dalle eliche dei natanti "dorme" lontano dalle coste. "Stanti le attuali condizioni meteomarine - scrive la Capitaneria alle 22.30 - non esistono pericoli di spiaggiamento". Con il sorgere del sole di Venerdì si ritireranno le fila.
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