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Parco Nazionale: il ruolo della Comunità del Parco e zone limitrofe

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 24 agosto 2006

Roberto Peria "azzera" in un certo senso le proposte di nomina a presidente del parco nazionale dell'Arcipleago che sono circolate fino ad oggi: "Sarà la Comunità a esprimersi in proposito, confrontandosi anche con il ministro dell'ambiente e il presidente della Regione Martini", dice il primo cittadino sollecitato dallo Sdi elbano(socialisti democratici) a prendere iniziative unitarie, visto che le forze politiche di destra e sinistra, divise, corrono il rischio di vedersi calare dall'alto una nomina. Peria tranquillizza e ricorda che anche dalla Regione sono venute indicazioni affinché l'erede di Giuseppe Tanelli sia scelto con un lavoro di base ."Mi pare giusta l'idea di fondo espressa dal Pieri - commenta Peria- per riuscire a formulare delle proposte unitarie utili a scegliere il futuro presidente del parco. E io aggiungo che ciò deve avvenire specificatamente all'interno della Comunità del Parco, la sede più consona, dove ci sono diversi colori rappresentati e varie forze sociali schierate. Per cui da un confronto serio potranno scaturire i nomi giusti sul futuro presidente. Il nuovo massimo rappresentante del parco deve saper esprimere tutto l'Arcipelago e possedere le dovute capacità e competenze a 360 gradi. Sono sicuro che prevarrà il buon senso al fine di garantire al parco la migliore soluzione. Questa nomina è un fatto prioritario, in mezzo a tante questioni importanti, per la vita e lo sviluppo dell'Ente di tutela dell'ambiente e delle tradizioni locali a fini produttivi. Ci sono stati troppi anni di vuoto gestionale per le vicende che tutti conosciamo. Prima di ferragosto; - conclude il sindaco di Portoferraio- è stato deciso che è indispensabile dibattere la nomina del nuovo presidente, con il coinvolgimento del Ministro per l'ambiente e del Presidente della Regione, che abbiamo invitato a partecipare ad un confronto con la Comunità del parco, proprio per discutere democraticamente questa scelta che va indubbiamente costruita dal basso. Lo stesso Martini ha detto più volte che questa è la via opportuna. Bisogna saper superare le divisioni nell'interesse comune e io sono fiducioso. Attendiamo dal ministro e dal presidente Martini la risposta al nostro invito" (a.t) Siamo al deja-vu Ci pare di rivivere per alcuni versi la turbolenta fase istitutiva del PNAT quando per mesi ed anni, essendo tra coloro che la 394 se l'erano letta, abbiamo impiegato un buon 75% del nostro tempo politico in maniera monotematica, a spiegare con pazienza cosa diceva in effetti la legge, ed a contestare le bugie e le stronzate diffuse tanto da desperados che usavano la bocca per dare fiato ai denti, tanto da soggetti come i partiti della destra (ma c'era pure chi a sinistra faceva flanella, anzi ci copulava proprio, con gli antiparco) o come le categorie econonomiche (albergatori, faita, confesercenti etc) che solennemente riempivano di cazzate a stampa paccate di volantini e muri elbani. Ve lo ricordate il parco dei divieti, il parco dove ci voleva la guida per andare nell'orto di nonno, dove non si poteva fare funghi, andare in mare con la barchetta, costruire un barbecue? Vi ricordate il parco che avrebbe fatto scappare i turisti? Delle migliaia "antiparco" che sfilarono sono rimasti tre patetici gatti e mezzo, tra un po' saranno introvabili con i fascisti dopo il ventennio, eppure qualcosa ci ricorda quell'infausto periodo: la linea di continuità nell'ignorare i dettami della legge. Finchè i "pensieri in libertà" li emette il segretario dello SDI poco male. ma ci meravigliamo che pure uno istituzionalmente attento come Peria cada in questa tagliola, soprattutto per quanto attiene prerogative e limiti della Comunità del Parco, che, tanto per iniziare è inadempiente rispetto alla legge e che se si farà soggetto interprete del localismo finirà per fare il gioco di un ministro centralista (che non ci piace neanche un po', si vede?) il quale da par suo non ci pare abbia nessuna intenzione di "confrontarsi col territorio" men che mai se gli si darà in destro di "confronti in sedi improprie". La 394 dice che spetta alla comunità del parco la nomina di cinque membri del direttivo, la 486 specifica che tra di essi deve essere eletto il Vicepresidente ed è quella la figura di garanzia delle comunità locali all'interno dell'esecutivo. La comunità del Parco dell'Arcipelago (alla quale non spetta l'indicazione del Presidente) fino ad oggi si è ben guardata da assolvere al compito assegnatole dalla legge, perchè? Forse perchè chi vorrebbe dettare la proposta della presidenza non è neppure in grado di accordarsi sulla composizione della "delegazione" e sul vicepresidente? E' ovvio che la creazione del più vasto consenso territoriale intorno alla guida di un parco (nazionale) sarebbe un fatto positivo a la legge individua esattamente chi deve sovrintendere a questo compito, e cioè la Regione, l'unico attore abilitato non solo a raccogliere pareri ed indicazioni dagli enti di governo amministrativo nel territorio, ma anche da altri importanti soggetti (basti pensare alle università, all'associazionismo, alle categorie economiche per citare chi non è compreso nella Comunità del Parco). La strada per non ritrovarsi un presidente sgradito ("calato dall'alto", leggi nominato dal Ministro, lo sarà per forza, lo dice la legge che non lo vuole "calato dai sindaci") è prima di ogni cosa svolgere i propri compiti territoriali, sapere di quello di cui si parla e non fare le mosche cocchiere. Un processo virtuoso lo si può (ancora) innescare, facendo ognuno il proprio mestiere (non meno e non più del proprio mestiere).


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