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A Sciambere della professoressa del Nord

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 22 agosto 2006

Caro Direttore Sono una ormai affezionata “cliente” della sua isola che dopo tanti anni considero un poco anche mia (se voi elbani me lo permettete). Scoprii il suo giornale ai tempi di “Elbopoli” perché ne parlò sul Corriere Gian Antonio Stella che è un giornalista che stimo molto. Da allora ho letto spesso il suo giornale trovandolo spesso scritto bene, ed anche coraggioso, anche se, me lo deve consentire, troppe volte schierato e partigiano. Neppure le nascondo (da donna del Nord che ha passato una vita ad educare a raccontare ai ragazzi l’Unità d’Italia) un certo fastidio che ho provato talvolta davanti ai corsivi in cui si fa del generico qualunquismo antisettentrionale rappresentando quella che lei (come i leghisti con i quali non voglio avere nulla da spartire) chiama “Padania”, come una terra monopolizzata dall’ignoranza. E’ una specie di tormentone alla Totò (che lei ama tanto), che avrà anche effetti comici, ma che è caricaturale, e che è la spia di una insofferenza verso i diversi, di un “ribellismo anticoloniale” fuori luogo, di cui mi pare di individuare tracce anche nello scritto di Cesare Sangalli che oggi lei ha pubblicato senza un rigo di commento. Non mi sento una colonizzatrice a venire, come tanti, ogni anno a spendere i miei risparmi nella “nostra” isola. Al Nord, caro direttore, ci sono anche persone diverse da Borghezio, ci sono persone come Giovanni Matta, che non conosco personalmente anche se ho scoperto dal suo giornale che è quasi un mio vicino di casa, “padano” in vacanza all’Elba che ha rischiato la sua vita per salvare quella di un bambino. Perdoni lo sfogo. M.A.B. Cara Professoressa Le permetto .. sono straconvinto che l'Elba sia anche sua, anzi quando sento slogan patriottardi, localistici e campanilistici (leghisti?) come "Elba agli elbani" sono colto, da cittadino del mondo, da attacchi di orticaria, né più ne meno di quando sento dire "La Padania ai padani". Salto poi al termine della sua gradita lettera, per dirle cosa avrei fatto sabato mattina se, per disgrazia dei capoliveresi, fossi stato un amministratore del loro comune. Nel caso avrei immediatamente cercato di rintracciare il Sig. Giovanni Matta per esprimergli la stima e la riconoscenza della comunità elbana, e se proprio non avessi potuto farlo di persona gli avrei mandato una lettera per un vigile (che, occupato nel nobile compito, per un po' la smetteva di sceriffare col Patrol e multare sui litorali). Quanto sopra per farle credere che ralmente non ce l'ho con chi sta a nord per il semplice motivo che non ritengo logica neppure la stessa categorizzazione. Lei scrive "da donna del Nord" io da cosa dovrei risponderle "da uomo del Centro"? Non le sembrerebbe un po' ridicolo? Via signora, non mi cada anche lei che è sicuramente una persona avvertita e per bene, nella tagliola armata da coloro con i quali ce l'ho realmente (lo ammetto), cioè quelli che pensano che valga di più un uomo nato nella valle del Padus che uno nato nella valle del Nilo (ma pure in quella del Volturno ed in Val Tiberina). E non può essere dirvesamente signora; sono un uomo della sinistra sostanziale e non nominale, sono, prima di ogni altra cosa, per la più totale uguaglianza degli uomini e per la solidarietà, mi emoziono ancora un po' a canticchiare "nostra Patria è il mondo intero - nostra legge la libertà", chi lavora per alzare altri steccati, per sommare altri confini (reali o spirituali) ai troppi che già esistono, è più di ogni altro il mio naturale avversario. Altro che costola della sinistra (come diceva un tizio troppo stimato e assai poco lungimirante) i leghisti, e quelli che li scimmiottano, sono la nuova vera destra che cresce, lo sono a mio parere molto di più e più pericolosamente del Nunzio Filogamo Gianfranco Fini e perfino della coreografica Ducia Mussolini, per i contenuti eversivi e razzisti del loro operare. E allora "à la guerre comme à la guerre". Quanto poi all'essere partigiani sono convinto che porta un rispetto maggiore al lettore (anche e soprattutto a chi la pensa diversamente) un giornalista che dichiara come la pensa, dei falsi equidistanti, degli ipocriti di cui la nostra società, e pure questo mestiere, abbonda. La ringrazio sentitamente di averci scritto (e criticato)


carta penna calamaio

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