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Controcopertina: Vita smeralda, un’estate da vip

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 19 agosto 2006

Come colonna sonora, andrebbero benissimo i Righeira: l’estate sta finendo, e un anno se ne va. Un altro anno sprecato, per Portoferraio e l’isola tutta. Chissà quanti altri ne vedremo, tutti più o meno uguali. Strade intasate, posti macchina introvabili, prezzi allucinanti, cassonetti che scoppiano di immondizia, elbani stressati, turisti apparentemente felici. Un film visto e rivisto, ma alla fine sembra che ne vogliamo sempre di più: più iniziative per attrarre più turisti, meglio se vip con panfilo al seguito, nella speranza (abbastanza vana) che portino più soldi, la nostra vera (unica?) grande ossessione. Qualche vip in effetti si è visto, o intravisto, dal figlio di Gheddafi a Carolina di Monaco (i vip sono un po’ come i fantasmi, appaiono e scompaiono). A Marciana Marina se ne sono fatti una ragione esistenziale, con il più inutile, vuoto e insignificante premio giornalistico di tutti i tempi. Non dovrebbe essere difficile annunciare il prossimo premiato, per par condicio dovrebbe toccare a Santoro, visto che quest’anno è toccato a Mentana. Io suggerirei gente come Gianni Barbacetto o Fabrizio Gatti, ma forse non sono abbastanza vip, e per qualche contessa Serpelloni Mazzanti Vien Dal Mare potrebbero non andare bene (vedi memorabile botta e risposta dell’anno scorso con Sergio Rossi su “Elbareport”). E pensare che questa era un’isola di gente semplice, fiera, ospitale. Un po’ come la Sardegna (si fa per dire). In Sardegna, c’è un imprenditore che sta facendo una vera politica di sinistra, senza tanti bla-bla. Renato Soru, l’inventore di Tiscali, attuale presidente della Regione sarda, i vip li ha tassati di brutto, dall’ingresso nei porti con i loro lussuosi yacht, alle ville costruite quando si poteva ancora farlo ( e il divieto di costruire in prossimità della costa, ulteriormente inasprito, ha chiaramente aumentato il valore di queste seconde case, quindi non c’è niente di scandaloso a chiedere un adeguamento). Qui all’Elba invece sembra che non ci siamo ancora stancati della privatizzazione dei profitti e della socializzazione delle perdite. Anzi, le categorie che hanno già avuto sono quelle che fanno la voce più grossa. Fatto sta che ogni anno ci siamo ritrovati un pezzo di spiaggia in meno, un parcheggio a pagamento in più, un po’ meno verde, un po’ più di rifiuti. Concessioni su concessioni. Appalti su appalti. Costruzioni su costruzioni. La privatizzazione dei profitti, appunto. Ma se poi chiedete uno scuolabus, un nuovo asilo nido, una raccolta decente della spazzatura, o addirittura il cinema all’aperto, la risposta è sempre la stessa: non ci sono soldi. La socializzazione delle perdite, appunto. Anziani, bambini, mamme, insegnanti, studenti, gran parte dei lavoratori dipendenti assistono malinconici, inascoltati, non considerati, alla “vita smeralda” dei soliti mesi estivi, guardano da lontano il presunto “divertimentificio”, con i suoi costi proibitivi, che indirettamente, e inevitabilmente, ricadranno anche su di loro, perché in qualche modo la vita da turista si impone anche a quelli che all’Elba ci vivono sempre. Chissà se c’è ancora qualcuno, a sinistra, che ricorda il concetto di “alienazione”. Sembriamo un popolo di Jerry Calà, non c’è quasi niente al di fuori del quadrilatero soldi-macchine-topa-calcio ( e i risultati elettorali lo dimostrano). A questo punto, per la presidenza del Parco dell’isola meno ecologica d’Europa, visto che fin qui si è trattato più che altro di gestire pubbliche relazioni, proporrei Flavio Briatore. Almeno lui non parlerebbe (testuali parole) di “incentivare lo sviluppo di un federalismo municipale che ha portato ad iniziare un percorso partecipato per la formazione di una nuova legge regionale sulla partecipazione dei cittadini”. Magari si limiterebbe allo slogan di Cetto La Qualunque: “Chiù pilu pe’ tutti”.


Caroline sottocosta a sottobomba

Caroline sottocosta a sottobomba