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Federico Regini. L’ isola

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 18 agosto 2006

PREMESSA Quando ho iniziato a collaborare con questa testata, un unico obbligo, il più ovvio: solo libri in catalogo. Siamo quasi a trenta titoli, autori più o meno noti, molti stranieri, pochissime donne, diversi i temi trattati, ma ciò che conta veramente è che non sono state pubblicate recensioni, piuttosto suggerimenti di lettura, ritenendo di non avere né titoli né capacità per permettermi stroncature o apologie, e non essendo per me questo un mestiere, ma un modo di comunicare con quanti condividano una passione comune. Quando Federico Regini, assiduo lettore della rubrica “Il libro” di Elbareport, mi ha proposto di scrivere qualcosa sul suo romanzo, lo ha fatto sapendo che non avrei speso parole che mi sono risparmiato fino ad ora. Se parlo di un libro di Julio Cortázar, di Ettore Mo o di Antonio Albanese, sta all’intelligenza e alla sensibilità di chi legge trovare il giusto metro di giudizio fra quelli che, non smetterò mai di ripeterlo, sono suggerimenti e non critiche letterarie. Ma ecco che invece qualcuno che forse ha le capacità di ergersi a recensore e censore non solo del libro ma anche del modo di proporlo, citando lobbismo neo radical chic e aulica cultura da premio letterario, ha azzardato commenti e giudizi definitivi . Peccato, un’occasione persa per un confronto sul panorama culturale elbano, su potenzialità e opportunità consolidate e emergenti. Forse anche per questo mi fa piacere se quanto ho scritto riguardo “L’isola” entra a fare parte della specifica rubrica di questo giornale. In ultimo due cose: a proposito di Radical Chic, un consiglio di lettura rivolto soprattutto a sinistra, è uscita presso l’editore Castelvecchi (Alberto) la ristampa dell’omonimo pamphlet del maestro Tom Wolfe; a proposito di Premio Letterario, un’altra volta discuteremo se quello rinato nello studio di un pittore depresso e nell’ufficio di Dario Gasperini fosse lo stesso che poi si sarebbe ridotto a premiare esimi plurincaricati, per libri frutto di più o meno marcati (e non citati) “spunti” da lavoro altrui. Magari a settembre. Però intanto ne fanno un film. IL LIBRO Non c’è traccia di pirati, di minatori o di lupi di mare. Non si parla di eroi, non si cercano verità storiche, piccole o grandi che siano. Un giovanotto “disadattato”, un bancario e un musicista. Emilio, Alfio e Muzio, tre amici che intrecciano quotidiano, delusioni e sogni alla realtà elbana di oggi, molto presente anche negli evidenti richiami alla recente cronaca giudiziaria locale. Ma non sono gli scandali l’oggetto del narrare, piuttosto lo spunto per evidenziare ancora di più le difficoltà di chi viene, suo malgrado, travolto dalla superficialità di un benessere falso, fondato sulla logica del profitto, tutto e subito per qualche mese, niente di niente il resto dell’anno. Chiunque per una volta si sia sentito in galera su quest’isola, abbia avuto voglia di prendere la prima nave delle cinque, (quella dopo sarebbe troppo tardi), per lasciarsi alle spalle un paradiso illusione di un carnevale a oltranza, chiunque abbia dubitato di questi quattro sassi in mezzo al mare, non può non riconoscersi nei tre. Perché in fondo il vero collante della loro unione è proprio il senso di appartenenza, fisica e interiore, a una stessa comunità, a uno stesso luogo. Alfio e Alessandra: banca e albergo, eppure così distanti. Emilio e Barbara: dalle Sughere a Giurisprudenza, ma non è eresia. Tutto è possibile sull’isola. Intanto, in Svizzera, Muzio suona. Il fascino perverso di un lavoro stagionale; notti consumate al Club ’64 d’estate, al Tamarea d’inverno; i personaggi sono più giovani ma le dinamiche sempre le stesse, e questo è reale. L’incubo di mesi oscuri di “passatelle” e delusioni nerazzurre, ma anche il posto fisso per cinque giorni alla settimana e poi un sabato sera di: “rollo io, rolli te, passala”, davanti alla videocassetta di “Blade Runner o di “Blues Brothers”. Stiamo parlando di disagio giovanile all’Elba? Proprio di questo si tratta, ma affrontato con ironia e senza rinunciare a costruire una storia da raccontare, perché le frustrazioni di Emilio, Alfio, Muzio, nascono dalla consapevolezza di volere altro, una percezione quasi inconscia all’inizio, ma che poi, con l’accavallarsi degli eventi, diventa certezza della grande opportunità offerta dalla loro insularità, uomini né di mare né di terra. Isolani. L’ebbrezza del guadagno facile, ricchezza e denaro che ti passano davanti, che ti lasciano spettatore, possono essere una vera tentazione, per Alfio e Emilio, (intanto Muzio, detto quattroemme, suona ma c’è) per non provare ad approfittarne. “Colpo del secolo a Longone Beach”, anche questo si può arrivare a progettare, nella desolazione di una sera di novembre. Ma ladri si nasce: “e loro non lo nacquero”. Infatti su un’isola, più che altrove, chi ti può portare in galera rischia di diventare di famiglia – gli eventi si intrecciano e il libro va letto – i legami fra le persone mutare con la più totale imprevedibilità nonostante la vicinanza. Vero maresciallo Capozzo? E cosa un’isola ti dà di più, se non la chance di confrontarti con l’orizzonte: è lì, a portata di mano, aspetta solo che tu abbia voglia di affrontarlo, quasi a sfidare abbandono e rinuncia che la quotidianità insinua, ma che per fortuna, di quella linea di congiunzione fra mare e cielo, può essere vittima. In ogni caso isola come opportunità. Per stare o andare. Per rinascere. Il resto di questa storia potrebbe svolgersi ovunque, se non fosse che prima o poi tutti passano dal porto, prendono una nave, o sono legati ai suoi orari: portati in galera dopo una rissa , rivedere chi credevi non esistesse più, baciare chi non riesce proprio a uscire dalla tua vita. L’isola è lì, con la sua semplicità di panni stesi al sole e profumo di basilico, o l’ansia e la curiosità di mondi da scoprire. Con la chitarra di Muzio, la finta razionalità di Alfio, l’amore di Emilio per Barbara. Se poi la verità è di fronte a un altro mare, in un altro continente, come non essere grati alla prima isola, quella che ci ha offerto un orizzonte da superare per mettersi alle spalle stupido oggi e gelosi ricordi? E trovarsi circondati dalla stessa linea di contatto fra due azzurri, invito e non confine; Puerto Madero, Naregno, Playa Maruata, Barabarca, è un’unica onda che frange... Ma questa è un’altra storia. Michele Castelvecchi Federico Regini L’Isola Edizioni Il foglio € 10,00 .


libro federico regini

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