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Controcopertina: Commemoriamo il 25 Aprile parlando del 15 Settembre

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 25 aprile 2003

Abbiamo deciso di commemorare anche noi il 25 Aprile parlando di una pagina della nostra storia quella che vide il massacro di molti portoferraiesi assassinati deliberatamente dalle bombe naziste del 15 Settembre 1943. Troppo pochi sono gli elbani che hanno memoria (diretta o riportata) di questa tragedia, troppi sono quelli che l'hanno volutamente rimossa. Non descriviamo quell'orrore con le nostre parole, usiamo quelle di chi scrisse dopo aver avuto negli occhi e nelle narici i colori e gli odori di quella carneficina. Alle 11,20 nel cielo luminoso di Portoferraio apparvero 7 grossi apparecchi tedeschi da bombardamento. La popolazione non ebbe alcun avviso, eccetto quello delle sirene di allarme che fischiarono quando già cadevano le prime bombe. Nel fermento di quei giorni il popolo rimaneva per molte ore nella piazza dietro il porto e lungo il molo per discutere, per meglio far sentire la sua vigilante presenza. Marinai e soldati erano in gran parte ai loro posti di servizio; alcuni reparti, davanti ai magazzini della darsena; attendevano la distribuzione di viveri e di indumenti. Grappoli di bombe caddero sui comandi e sulle caserme, nelle piazze e nelle strade, fra le urla dei feriti e il rantolo dei moribondi, seminando la strage in una popolazione inerme e sprovveduta. Quanti furono i morti? Duecento, trecento? È' difficile precisarlo; a Portoferraio c'erano diversi forestieri e alcuni cadaveri scomparvero per sempre nel profondo del mare. Alcune batterie contraeree aprirono il fuoco, altre no. Una fu centrata in pieno. Gli apparecchi si allontanarono con la stessa rapidità con la quale erano piombati sull'isola, lasciando una città ridotta in un cumulo di macerie, mentre i superstiti inebetiti dallo spavento cercavano disperatamente i loro cari. Con le bombe erano caduti migliaia di manifestini invitanti alla resa incondizionata. "Tutti i vostri camerati sul continente si sono staccati dai traditori ed hanno deposto le armi. Anche la vostra resistenza è priva di senso", annunciava agli ufficiali e soldati italiani il comando superiore delle truppe germaniche. " Se entro le ore 16 - concludeva il manifestino - un ufficiale autorizzato non si presenterà a Piombino per le trattative sulla resa incondizionata, continueranno i bombardamenti più massicci fino al vostro completo annientamento ". Era l'ultimatum, nella forma più selvaggia e più vile, diretto non solo ai militari, ma soprattutto alla popolazione. Il bombardamento era stato infatti operato a scopo terroristico: colpire a tradimento, perché lo spavento fosse maggiore, perché il popolo indifeso e costretto a fuggire dalla città non potesse far sentire la sua voce, perché i comandi militari, sotto la spinta degli antifascisti e dei patrioti, non potessero impugnare le armi e combattere, ostacolando così il piano di ritirata dalla Corsica, per la cui attuazione l'Elba costituiva appunto un indispensabile punto d'appoggio. E i nazisti riuscirono nel loro intento: le Autorità militari si affrettarono a decidere la resa, quasi tutto il popolo abbandonò la città cercando disperatamente rifugio nelle campagne. Prima di allora Portoferraio non era mai stata bombardata. Nella città vennero a mancare l'acqua e la luce; le difficoltà per curare i feriti si presentarono subito assai gravi; i pochi antifascisti rimasti (alcuni di essi erano morti sotto il bombardamento) si trovarono isolati e, pur non volendo rinunciate a combattere, dovettero preoccuparsi di far allontanare le donne e i bambini dalla città. Alle quindici (dopo una breve riunione di tutti i comandanti delle truppe), un ufficiale partiva per Piombino per consegnate l'isola ai nazisti. Il giorno dopo paracadutisti tedeschi (nonostante la resa, gli invasori non si dovevano sentire troppo sicuri) si lanciavano sull'isola prendendone saldo possesso. Si chiudeva così, fra l'amaro disinganno del popolo e il cocente dolore degli antifascisti, un'altra dolorosa pagina della storia di quel [parola illeggibile] settembre. La resistenza ai tedeschi da parte del popolo continuerà; anche sotto il tallone nazista gli antifascisti elbani troveranno la forza di riorganizzarsi e di difendersi, riscattando con il loro sacrificio la dignità del nostro Paese


donne BN

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