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Il paese di Chissené

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 09 agosto 2006

Ho posto, tempo fa, agli organi preposti, tre domande sul Giglio ( delle molte che avevo in mente) alle quali però, a tutt’oggi, non è stata data risposta. La prima riguardava le pinete isolane abbandonate e a rischio d’incendio; la terza era sulle persone che, a torso nudo, esibiscono peli e sudore nei locali pubblici, aperti o chiusi che siano. La seconda è quella sulla quale vorrei tornare oggi, approfittando della cortese ospitalità offerta dal giornale telematico "Elbareport". Era, così formulata:” Perché i sub possono usare il mare ( a loro piacimento) , ma non possono farlo i tanti pescatori non professionisti?” La rifaccio e ci rifletto su: mi pare di ricordare che, in economia, se la domanda – per esempio, di beni o servizi – è maggiore dell’offerta , si creano squilibri e distorsioni non facilmente correggibili, con danno per tutti. Specie quando è inopportuno tagliare la domanda ed è impossibile aumentare l’offerta. Che fare allora? Mi soccorre una vecchia storia. C’era un piccolo paese dove ognuno faceva quel che voleva ( mi pare si chiamasse Chissenè ) specialmente i molti automobilisti che pretendevano di andare e venire, di muoversi o fermarsi, a piacimento, nello spazio del paese che era quel che era, cioè poco, e del tutto insufficiente. Il risultato?: paralisi continua, ingorghi e file, discussioni a non finire, liti, alterchi e perfino botte ( dei più forti ai più deboli, come di regola ) Una situazione insostenibile. Finalmente,un bel giorno, il più saggio degli abitanti ( e anche il più vecchio ), ci si mise di buzzo buono e creò i ”sensi unici”, le direzioni vietate, i divieti di sosta ed i parcheggi, anche a pagamento. Quasi per miracolo, tutto andò a posto. Ognuno rinunciò a qualcosa ma tutti ne ebbero più che altrettanto: in salute, quiete, rispetto reciproco, civiltà. Torno alla questione di partenza. La maggiore offerta turistica del Giglio è il mare. La domanda di mare è sempre in aumento: ( per fare i bagni, per andare in barca, per guardare i fondali, per pescare ecc. ) e l’offerta no. Si è creato anche qui uno squilibrio, dove c’è chi ci guadagna, il più forte, e chi, il più debole, ci perde. Un esempio? Ci guadagnano le molte ricche imbarcazioni che salpano dai luoghi dell’Argentario (ore 11), ormeggiano nelle cale e davanti alle spiagge del Giglio, si servono del mare (gratis), sporcano, arano infine il fondale e se ne tornano (ore 17) da dove sono venute. Ci perdono i bagnanti (paganti ) delle spiagge, le casse comunali, l’ambiente. Un secondo caso? Ci guadagnano i sub, che sono tanti, sono organizzati e possono usare il mare a proprio piacimento, altrimenti non vengono più e addio soldi. Ci rimettono i piccoli pescatori,( pensionati, dilettanti, amanti della pesca solitaria ), di bolentino, o di traina alle occhiate, o di coffa a saraghi, o di nasse. Qualche anno fa erano numerosi. Oggi chi ci prova vede il proprio spazio invaso da uomini neri, carichi di bombole e di arroganza. Si potrebbe continuare con altri esempi, ma tant’è. Chissà se anche al Giglio si vedrà spuntare un saggio che crei le regole per un turismo migliore. Non possiamo che augurarci che questa bella isola smetta di essere, circa l’uso del mare, come il paese di Chissenè.


giglio

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