Difficile accettare che quel misero mucchietto di rottami incombusti è ciò che resta di 33 metri e passa di Yacht di un gioiellino altamente tecnologico del valore di svariati milioni di euro. Eppure nel fotogramma ci sono veramente i resti del motoyacht classe San Lorenzo bruciato nell'arco della intera notte tra il 2 ed il 3 Agosto, una nottata in bianco per chi abita sulla costa a poche decine di metri da dove si è incagliata andando alla deriva l'imbarcazione in fiamme. "Il peggiore momento lo abbiamo passato alle tre - dice Marco Casaroli chiacchierando con alcuni dei "pellegrini" che si affacciamo dalla scogliera - quando hanno incominciato a bruciare i serbatoi di gasolio e si sono alzate delle fiamme altissime". Già, "il botto" (per fortuna solo in senso figurato) c'è stato quando quasi tutti i curiosi erano andati a dormire convinti che ormai poco ancora restasse da bruciar del natante. Restava invece ancora incombusta la grande parte dei 9.000 litri di gasolio contenuta nei serbatoi che in parte è andata in fiamme in parte si è sparsa sulla superficie marina. Lo spargimento degli idrocarburi è segnalato dalle iridescenze delle acque che è possibile notare nelle foto. Appena le condizioni di luce lo hanno consentito i mezzi della Castalia hanno iniziato ad arginare con le panne galleggianti ad aspirare e parcellizzare le chiazze di idrocarburi, con la corrente che, per spingendo a largo hanno aiutato la dispersione. Troppo presto comunque per fare un bilancio dei danni che saranno comunque pesanti perchè lo yacht in fiamme è andato ad affondare in piena area di tutela biologica marina integrale. Una preoccupata nota in tale direzione è emessa da Goletta Verde di Legambiente ancorata ad un miglio dalla carcassa del San Lorenzo. “Scampato il pericolo incendio per la vegetazione del versante collinare prospiciente – dichiara Santo Grammatico, portavoce di Goletta Verde - l’incidente ha già provocato l’emissione in aria di una notevole quantità di sostanze inquinanti sprigionate dalla combustione del carburante. Ma se ciò non bastasse, adesso ad essere in serio pericolo è la sopravvivenza degli organismi marini minacciati dal rischio di sversamento di gasolio in mare. Pertanto chiediamo un pronto intervento di bonifica per proteggere l’unica area di tutela biologica istituita al momento sull’Isola d’Elba”. C'è ancora da attendere per capire quanto l'incidente si ripercuoterà sulla balneabilità della zona prima di prendere provvedimenti il sindaco di Portoferraio (a cui compete la decisione) attenderà che nella giornata di venerdì l'ARPAT comunichi i risultati dei suoi esami. Comunque almeno per la Padulella qualche problema dovrebbe sorgere quando si provvederà al recupero (con un pontone della ditta Sales, tra lunedì e martedì) del relitto sommerso. Ciò che verrà ripescato finirà per giungere dove si stava dirigendo lo yacht prima di affondare, ai cantieri Esaom dai quali giunge una precisazione: i lavori di riparazione di un'avaria al motore (due giorni prima di quella risultata poi fatale) del natante affondato non erano stati cobdotti presso il cantiere portoferraiese. A mettere le mani sui due motori UMT da 2500 cavalli erano stati direttamente dei tecnici della casa motoristica tedesca espressamente giunti dalla Germania per compiere un lavoro che, visto come sono evolute le vicende non deve essere stato di teutonica precisione. Chiarita anche questione della proprietà, la barca apparteneva ad una società francese il cui titolare unitamente alla consorte si trovava a bordo dell'imbarcazione al momento in cui era scoppiato l'incendio. La vicenda forse per il suo sinistramente spettacolare manifestarsi fa discutere molto gli operaqtori del settore nautico ma anche i comuni cittadini sulla efficienza degli interventi, sul tempo infinito,ed inutilmente trascorso tra lo scoppio dell'incendio e sul suo evolversi verso il naufragio, sul perchè una volta delineatasi la sicura perdita delo Yacht non si è tentato di portarla a largo. Tutti però concordano su un punto l'assurdità dell'assenza all'Elba (come a Piombino) di un vero mezzo antincendio navale, e c'è da farsi venire i brividi a pensare a cosa poteva succedere se il definitivo incendio fosse scoppiato con il San Lorenzo in accosto in una rada gremita di barche alla fonda ed appunto con il primo battello antincendio dei Vigili del fuoco a tre ore di navigazione ben che vada.
barca a fuoco padulella
yacht bruciato padulella 2
yacht bruciato padulella 2
naufragio san lorenzo mattina 1
Naufragio san lorenzo mattina 2
Naufragio San Lorenzo Bagnaia