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Cambiamenti Climatici: Per il WWF sono ancora insufficienti gli impegni europei

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 30 luglio 2006

Germania, Polonia, Lituania, Estonia e Irlanda, solo 5 paesi europei su 25, e con un mese di ritardo rispetto alla scadenza del 30 giugno, hanno sottoposto alla Commissione Europea i rispettivi Piani Nazionali di Allocazione delle emissioni per la seconda fase dello Schema sul Commercio delle Emissioni. Altri 9 paesi (Belgio, Bulgaria, Francia, Lettonia, Olanda, Portogallo, Spagna, Regno Unito e Italia) sono ancora un passo indietro dall’impegno avendo sottoposto soltanto delle ‘prime stesure’ dei Piani, ed altri 11 paesi non hanno ancora fatto alcuna azione per applicare la Direttiva Europea specifica (87/2003). Bisogna ricordare che anche l’Italia figura tra i 5 paesi europei maggiormente responsabili delle emissioni di gas serra che complessivamente contribuiscono al riscaldamento globale con circa tre quarti delle emissioni ‘targate’ UE : gli altri sono Regno Unito, Germania, Spagna e Polonia. Per quanto riguarda l’Italia il nostro Piano Nazionale mette finalmente in linea i settori inclusi nella Direttiva con gli obblighi nazionali di riduzione che derivanti dalla ratifica del Protocollo di Kyoto. Il nostro paese propone un taglio nel numero di diritti di assegnazione di emissione del 13%, seguita dalla Spagna con il 16%. Il ‘tetto’ di emissioni del Regno Unito è stato ridotto del 2,9%, quello della Germania del 3,4% mentre la Polonia lo ha aumentato del 17%: questo nonostante il fatto che la Commissione Europea abbia suggerito che il numero di diritti di assegnazione di emissioni nella seconda fase (2008-2012) dovesse essere di circa il 6% più basso rispetto a quello della Prima Fase (2005-2007). “Non solo presentati in ritardo ma anche inconsistenti dal punto di vista della riduzione delle emissioni di gas serra: questa la fotografia fatta dal WWF dei Piani di Allocazione delle Emissioni (NAP) dei singoli paesi europei. Si sta sottostimando l’urgenza di combattere efficacemente l’effetto serra che proprio in questi giorni sta attanagliando l’Europa intera - ha dichiarato Michele Candotti, segretario generale del WWF Italia - Le procedure di allocazione così deboli e frammentarie non possono incentivare sufficientemente le industrie europee ad investire in tecnologie pulite e tagliare le emissioni di gas serra” I Paesi europei stanno evitando le loro responsabilità incentivando le industrie ad acquistare carbone scambiando i crediti per le emissioni con progetti presso paesi in via di sviluppo. La Spagna, ad esempio, adotterà questo sistema per permettere alla sue industrie di compensare il 50% delle sue emissioni, la Polonia il 25% mentre Inghilterra, Italia e Germania circa il 10 %. In accordo anche con il WWF questa modalità è ammessa solo per un massimo del 3% di allocazioni per ogni istallazione qualora i progetti vengano approvati come i migliori e i meno inquinanti. Altrimenti, acquistando i crediti meno costosi all’estero si potrebbe distogliere l’attenzione dal bisogno di ridurre le emissioni nel proprio territorio. Un altro punto debole dei Piani di allocazione nazionali è quello relativo alla procedura con cui vengono assegnati i permessi alle industrie. Invece di beneficiare della possibilità di mettere all’asta fino al 10 % dei permessi di emissione, la maggior parte dei Paesi li assegna gratis o usa un sistema che favorisce le tecnologie aggiormente inquinanti. Comunque Italia, Germania, e Spagna non stanno progettando l’introduzione di alcun piano d’asta. Invece la Polonia ha portato all’asta solo l’1% dei permessi mentre l’Inghilterra è arrivata al 7%.


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