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Picchiata e chiusa a chiave in casa

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : giovedì, 27 luglio 2006

L’aveva già malmenata ripetutamente, per questo si era fatto quattro mesi di galera nel carcere delle Sughere lo scorso autunno-inverno. Ma il soggiorno non deve essersi rivelato così sgradevole, tant’è che V.V. trentatreenne di origine lombarda residente all’Elba da almeno due anni ha voluto sperimentare alle Sughere anche il periodo estivo. E’ una brutta storia di maltrattamenti prolungati nel tempo nei confronti della compagna, una quarantenne elbana che, dopo il primo arresto, aveva deciso di perdonare l’uomo e di riaccettarlo in casa. Lui, scaltrito dai quattro mesi in cella, aveva preso alcune precauzioni. Picchiava la donna nella stanza più interna e quindi lontana dagli occhi dei vicini, la chiudeva a chiave lasciandola senza telefono e cellulare in modo da non farle chiamare aiuto. Lei viveva in una condizione di sudditanza psicologica, tanto da firmargli assegni per accontentarlo anche nelle smanie automobilistiche. Lui, con un lavoro saltuario, amava andare in giro con auto costose, l’ultimo bonifico estorto alla donna era per un modello marcato Bmw. Gli inquirenti, il nucleo operativo della compagnia dei carabinieri di Portoferraio, si sono trovati di fronte ad una situazione assai delicata come sempre accade quando si tratta di violenze all’interno delle mura domestiche. La donna riusciva a chiamare aiuto solo dopo qualche giorno l’aggressione, ma lo faceva in modo sbrigativo, bloccata dalla paura che l’uomo la sorprendesse a parlare con i carabinieri. Ci sono volute molte botte perché la donna riuscisse a prendere il coraggio di fotografarsi le ferite e di mostrarle agli inquirenti. Adesso l’uomo che su disposizione del gip Sandra Lombardi è da martedì nuovamente rinchiuso nel carcere delle Sughere di Livorno deve rispondere delle pesantissime accuse di maltrattamenti, sequestro di persona, ed estorsione.


portoferraio caserma carabinieri

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