Legambiente ha presentato i risultati allarmanti di un'indagine commissionata dall'associazione ambientalista insieme ai Verdi La formaldeide, composto riconosciuto certamente cancerogeno per l’uomo dallo Iarc, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, è presente negli imballaggi in cartone e cartoncino utilizzati per confezionare pasta e riso, o per contenere panini dei fast food, e in alcuni prodotti di carta, come quaderni, fazzolettini e cartaspugna. Lo rivela un’indagine condotta dal professor Marco Baldi, del Dipartimento di Chimica dell’Università di Pavia in collaborazione con il Laboratorio Analytica, per conto di Legambiente e del Gruppo dei Verdi in Regione Lombardia. I risultati sono stati illustrati da Carlo Monguzzi, Capogruppo dei Verdi in Regione Lombardia, Andrea Poggio, Vice Direttore Generale di Legambiente e Edoardo Bai, del Comitato scientifico dell’associazione. 31 i campioni prelevati nei supermercati e analizzati nel corso dell’indagine che ha rivelato una allarmante quantità di formaldeide, pericolosa per inalazione e ingestione, e quantità molto più contenute di fenoli, sostanza comunque non cancerogena. Le quantità di formaldeide variano da valori molto bassi, come quelle rilevate nei bicchieri di carta (1,3 milligrammi per chilogrammo) a quantità decisamente più alte, come quelle riscontrate in una confezione di fette biscottate (52,0), in una confezione di sale marino (45,3), in un contenitore di un panino di un fast food (44,7). Quantità più contenute sono state riscontrate anche in un contenitore per pennette integrali (31), in un contenitore per bustine di tè deteinato (30,2) e in un contenitore per soia vegetale (30). Effetti tossici della formaldeide: tumori e leucemie In base a nuovi studi epidemiologici condotti su lavoratori addetti alla sintesi di formaldeide, lo IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, nel mese di giugno 2004 ha classificato la formaldeide nel gruppo 1 dei cancerogeni, cioè nei cancerogeni certi per l’uomo. L’Unione europea non la riconosce ancora come sicuro cancerogeno. La formaldeide è una sostanza fortemente irritante. La sua presenza viene immediatamente avvertita a causa dell’odore caratteristico e del tipico bruciore agli occhi. L’effetto più preoccupante riguarda comunque la sua capacità di indurre mutazioni e tumori. Per i tumori nasofaringei l’esposizione è per via inalatoria. L’ingestione, anche a grandi dosi, non provoca tumori del naso o della gola. Test condotti sugli animali hanno rilevato un aumento delle leucemie; in questo caso è importante anche l’ingestione. L’indagine condotta da NCI su più di 25mila lavoratori conferma un aumento di decessi per leucemie Perché la ricerca: tutelare la salute e l’ambiente Legambiente e il Gruppo dei Verdi in Regione Lombardia hanno commissionato le analisi sugli imballaggi di cartone in seguito a una lettera di Conapi (Consorzio dei riciclatori), inviata a Carlo Monguzzi, Capogruppo dei Verdi in Regione Lombardia e ad Andrea Poggio, Vice Direttore Generale di Legambiente. Nella lettera i riciclatori spiegavano come in seguito a una serie di sequestri di partite di carta da macero da parte del Noe dei Carabinieri, le successive analisi avessero accertato la presenza di formaldeide e fenoli, che in base alla normativa sui rifiuti dovrebbero essere invece assenti. Le sostanze, sostiene Conapi nella lettera, sono presenti a monte, probabilmente nella filiera produttiva degli imballaggi in cartone e cartoncino. Non è quindi responsabilità della filiera del riciclo. La formaldeide, infatti, più pericolosa dei fenoli e cancerogena accertata secondo lo Iarc, è utilizzata per produrre ad esempio colle e sostanze impermeabilizzanti utilizzate nella produzione di diversi tipi di imballaggi in carta e cartone. La ricerca conferma che tali sostanze sono utilizzate nel settore “primario” e che in seguito si ritrovano in parte nella filiera del riciclaggio. Il settore del riciclo è sottoposto ai limiti imposti dal DM del 1998 che prevede l’assenza di formaldeide e fenoli (mentre consente per esempio la presenza del pericoloso PCB – policlorobifenile - fino a 25 ppm). Il settore produttivo “primario” non è però soggetto ai limiti imposti da tale DM. Anzi la formaldeide risulta consentita addirittura come additivo alimentare con la sigla E240. Le richieste degli ambientalisti al governo e agli industriali E’ indispensabile, prioritario e urgente tutelare la salute dei cittadini ma anche l’ambiente, dando continuità al settore del riciclaggio dei materiali. L’industria degli imballaggi deve ricorrere a composti non inquinanti. Il governo, attraverso il ministero dell’Ambiente, della Salute e delle Attività produttive, deve individuare e correggere norme che favoriscano tale sostituzione e garantire, attraverso una fase transitoria, che non si interrompa il riciclo di preziosi materiali come la carta e il cartone. Se tutto ciò si traducesse in un aumento generalizzato dell’incenerimento dei rifiuti e in una riduzione della raccolta differenziata, oltre al danno aggiungeremmo un’insostenibile beffa: bruciare sostanze contenenti formaldeide è infatti peggio del riciclo. Il capogruppo dei Verdi in Regione Lombardia Carlo Monguzzi ha scritto al ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, chiedendo di individuare di concerto con il ministero della Salute, più efficaci limiti di esposizione a sostanze come la formaldeide per i lavoratori e per i cittadini. Monguzzi chiede inoltre al ministro, compatibilmente con i criteri di tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini, di garantire la non interruzione della filiera della raccolta e del riciclo di carta e cartone. Andrea Poggio, vice direttore di Legambiente, ha scritto invece ad Assocarta, Federalimentare, Federlegno e Fieg, tutte associazioni che raggruppano le aziende dei settori coinvolti, chiedendo che promuovano immediatamente l’individuazione di additivi e collanti alternativi alla formaldeide da impiegare per alimenti, nella filiera produttiva dei mobili e degli imballaggi in carta e cartone. Legambiente nell’attesa che il ministero dell’Ambiente e della Salute prendano gli opportuni provvedimenti, propone alle aziende di comunicare all’associazione ambientalista e ai consumatori l’eliminazione della formaldeide dal loro ciclo produttivo. L’Ufficio stampa (Marcello Volpato 333.3417564) Le analisi: La presente indagine è stata svolta da Analytica S.r.l. – Laboratorio per analisi chimiche operante ai sensi degli standard di qualità certificata secondo la norma UNI-EN-ISO 9000 in collaborazione con la Cattedra di Chimica Analitica Strumentale del Dipartimento di Chimica Generale – Università di Pavia Caratteristiche ed impieghi: La formaldeide, a temperatura ambiente è un gas incolore e dall’odore acre e irritante; molto solubile in acqua, reattivo in molte sintesi e utilizzato per le più varie lavorazioni. In campo industriale, la formaldeide trova larghissimo impiego nella fabbricazione di resine sintetiche, colle, solventi, conservanti, disinfettanti e deodoranti, detergenti, cosmetici, tessuti. Per quanto riguarda le colle ampiamente utilizzate nel settore carta, le resine di specifico interesse sono: § resine UF urea-formaldeide; § resine MUF melammina-urea-formaldeide; § resine PF fenolo-formaldeide; § resine MPUF melammina-fenolo-urea-formaldeide; § resine RF resorcina-formaldeide (la resorcina è un difenolo); § colle di pesce, di carne e di ossa contengono formaldeide come antiputrefattivo. Il fenolo è un composto chimico solido a temperatura ambiente, dotato di volatilità e di odore caratteristico. Anche in questo caso ci si trova di fronte a un composto ampiamente utilizzato nell’industria chimica per la produzione di resine termoindurenti (bachelite, e collanti vari), di intermedi per la sintesi di farmaci e di coloranti impiegati nella produzione di inchiostri. Per quanto riguarda in modo specifico il settore della carta, composti a base fenolica possono essere presenti nei collanti (vedi formaldeide) e nei coloranti utilizzati per la stampa. Non va trascurata inoltre la naturale presenza endogena dovuta a residui di strutture ligniniche che sono costituite da strutture polifenoliche.