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Controcopertina: Il Parco compie 10 anni di vita, ma sembra appena nato

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 22 luglio 2006

Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano è stato istituito il 22 luglio 1996, compie 10 anni ma nessuno lo festeggia. Ci prova LEGAMBIENTE, scattando una foto ricordo, forse impietosa, non dimenticando che sono state fatte anche buone cose e che la sola presenza del Parco ha consentito che alcune folli previsioni urbanistiche non si siano realizzate o che certi Piani strutturali non abbiano avuto il coraggio di tracimare, con le loro scelte edificatorie, nell’area protetta. UN’OCCASIONE MANCATA? Il Parco è nato tra polemiche, manifestazioni affollate, distinguo e contrarietà, ha mosso i primi passi tra i ricorsi al Tar dei Comuni e poi ha vissuto la metà della sua vita commissariato, così non è riuscito a crescere, a rappresentare quella occasione di diverso sviluppo che nelle speranze di chi, come Legambiente, il Parco lo ha voluto, difeso, appoggiato. Gli antiparco e il centrodestra avevano profetizzato la realizzazione di un lager, di una riserva indiana impenetrabile che naturalmente non si è realizzata, quindi la bufera antiparco si è sciolta come neve al sole e si è presto trasformata in accettazione. Accettazione sembra la parola giusta per spiegare la situazione che stiamo vivendo nell’Arcipelago da 10 anni, certo non passione, adesione, condivisione. Si può dire che il Parco fa ormai parte del frammentato panorama amministrativo elbano, anche in maniera piuttosto defilata, e ne ha introiettato vizi e limiti. Il commissariamento quinquennale imposto dal ministro Matteoli, oltre alla ricerca ossessiva dello scontro con la Regione Toscana, è stato funzionale anche a questo ruolo, non certo da protagonista, che il Parco dell’Arcipelago ha giocato nelle isole toscane. E’ stato possibile anche perché l’Ente ed il suo funzionamento non sono stati vissuti come necessari dalle altre istituzioni, spesso l’area protetta è considerata tutt’al più come etichetta e cartolina turistica e non come occasione di innovazione e capacità di attrarre e consolidare flussi turistici alternativi - trekking, turismo ambientale e subacqueo - che vengono ancora visti, nonostante numeri elevati che farebbero la gioia delle altre aree protette, come nicchia trascurabile in un turismo di massa che muove oltre 6 milioni di presenze annue. LE ISOLE Abbiamo dietro alle spalle 10 anni di parco elbanocentrico, un’area protetta che ha vissuto le isole più piccole come aggiunta di cui occuparsi saltuariamente e solo se qualche emergenza lo imponeva. Gorgona quasi ignorata e consegnata al carcere, senza nessun vero progetto, senza una vera capacità di interlocuzione tra Parco, Colonia Penale e Comune di Livorno; Capraia defilata, forse con il record di risorse stanziate rispetto agli abitanti, ma con opere realizzate e spesso, inutilizzate, sottoutilizzate o in degrado, una specie di incompiuta di cui si rischia di non trovare più nemmeno lo spartito iniziale e con la grande questione dell’utilizzo delle strutture dell’ex carcere ancora da definire; Pianosa, forse il vero drammatico esempio dell’incapacità di Parco ed Istituzioni di tracciare un percorso condiviso di uso di una delle magnificenze del Mediterraneo e di un enorme patrimonio edilizio pubblico che rischia un degrado inarrestabile, di uscire da una schermaglia infinita per l’affermazione di piccoli poteri, di competenze burocratiche, di veti incrociati e di rivendicazioni di proprietà che stanno imbalsamando l’isola e favorendone una gestione improvvisata, di piccolo cabotaggio, incerta e senza nessuna vera prospettiva di salvaguardia e valorizzazione. Con una gestione dei flussi turistici “contingentati” incerta e confusa: in certi giorni Pianosa sembra semplicemente una spiaggia di Marina di Campo, invece che un’isola protetta di un Parco Nazionale. I protocolli, gli impegni, le firme sotto i documenti sono stati dimenticati poche ore dopo la sottoscrizione. Un immobilismo che ha imbalsamato Pianosa e rischiava di riconsegnarla al carcere ed alla chiusura. Così non si riesce nemmeno a realizzare quello che è normale in qualsiasi area marina protetta: il posizionamento di 8 boe per consentire immersioni controllate e guidate in un mare di una tale bellezza che, da solo, sarebbe un’occasione unica per la selezione qualitativa delle molte attività di Diving presenti all’Elba; Montecristo è avvolta nelle nebbie di una inaccessibilità garantita da una riserva integrale dello Stato e di una gestione affidata al Corpo Forestale che pare ormai anacronistica, anche perché le cronache mondane ci raccontano che l’impenetrabilità e il numero chiuso per mille visitatori annui, poi si trasformano troppo spesso in privilegio per le generose deroghe date dal Parco ai Vip, aspiranti Vip e imbucati vari. Giglio che ha pagato i primi 8 anni di vita del Parco, durante i quali l’Amministrazione Comunale di centrodestra ha rifiutato ogni rapporto con l’area protetta, fino a disinteressarsi dei possibili finanziamenti; Giannutri in eterna emergenza, divisa tra privatizzazione, abusi, assalto turistico incontrollato a coste e mare, ancoraggio selvaggio che ara persino i fondali dell’area a riserva integrale, pesca di frodo. IL MARE Un Parco così strano e complicato, seminato in sette isole e decine di isolotti, in un arco di mare vastissino, ha poi completamente mancato la funzione amministrativa principale: rimettere in relazione tra loro comunità, isole, ambienti che si sono dimenticati l’uno dell’altro, divisi da storia, chiusure carcerarie, protezioni e dimenticanze che hanno diviso le isole più di quanto faccia il mare. Lo slogan sulle isole che il mare che divideva e che il Parco finalmente unisce è rimasto tale, la lontananza è forse aumentata. E l’infinita discussione sull’area marina protetta da istituire davvero e da estendere all’Elba e Giglio, è il paradigma di quanto è politicamente successo intorno al Parco dell’Arcipelago. La più vasta area di mare protetta del Mediterraneo - 60.0000 ettari intorno a Gorgona, Capraia, Pianosa, Montecristo e Giannutri - non è riuscita a trasformarsi in quella vera Area Marina Protetta prevista da oltre 20 anni tra le primissime aree di reperimento. Una AMP prima sventolata come uno spauracchio dagli antiparco, poi rifiutata dai Comuni e improvvisamente, con la vittoria del centro-destra ed il commissariamento, divenuta un’opportunità. Intanto il ministero avviava consultazioni e annunciava l’istituzione dell’area marina entro il 2004/2005. La realtà è che l’Icram ha compiuto le prime indagini in alcune aree dell’Elba e che da li dovrà ripartire la discussione. Intanto i bracconieri del mare e i pescatori fuorilegge ringraziano e la piccola pesca muore piano piano. I PIANI NEL CASSETTO In questo sintetico e non esaltante quadro, la Comunità del Parco - alla quale va anche riconosciuta come scusante la scarsità di reali poteri e l’assenza di mezzi - poteva svolgere un grande ruolo di controllo, indirizzo, critica serrata alle scelte del Presidente prima e del commissario poi. Non è accaduto nemmeno questo. Si è molto discusso di cinghiali e di caccia, di piani strutturali, di edilizia, mai di progetti di sviluppo, di qualità e di ambiente, di che fare del Parco e col Parco. Nessuno, al di là delle associazioni ambientaliste e della Regione Toscana, ha mai realmente disturbato il manovratore, valutandone le scelte ed entrando nel merito. Il risultato è che dopo 10 anni non abbiamo ancora il Piano del Parco, del quale si è continuato a discutere solo con particolare attenzione alle zone “D” che si ritengono appetibili per lo sviluppo edilizio, e non occupandosi mai dell’enorme e misconosciuto patrimonio di biodiversità e risorse ambientali che il piano svela e di quel che il Piano deve davvero realizzare: la valorizzazione, la conoscenza, la protezione delle risorse naturali e la loro messa in relazione con le attività umane e lo sviluppo di attività economiche che con quel patrimonio ambientale sono o debbono entrare in relazione. Il risultato è che dopo 10 anni la Comunità del Parco non ha ancora licenziato quel Piano pluriennale di sviluppo economico e sociale che del Piano del Parco dovrebbe essere la traduzione sul territorio con azioni concrete e progetti di sviluppo compatibile, di riconversione, di prospettive di innovazione, riqualificazione e correzione di scelte sbagliate. SUBITO PRESIDENTE E DIRETTIVO Dopo 10 anni di vita, il Parco riparte quasi da zero, potrebbe essere anche un’opportunità per non perseverare negli errori del passato. Potrebbe esserlo se chi verrà chiamato a dirigere il Parco lo penserà finalmente come un’Istituzione indispensabile e delicata, da rispettare e fortificare, facendone funzionare davvero tutti gli organi di governo ed indirizzo ed accettando il confronto e la condivisione con le amministrazioni e le comunità locali, ma anche facendo quelle scelte indispensabili per tutte le isole, che non possono continuare ad attendere la fine di polemiche infinite e di mediazioni mai risolte. Speriamo davvero che nei prossimi giorni ministro dell’ambiente e presidente della Regione Toscana individuino nell’Arcipelago un presidente capace, che ne conosca l’ambiente e la complicata realtà amministrativa, politica, sociale ed economica e che abbia l’autorevolezza e la passione necessaria per affrontare un compito difficile, che abbia il coraggio di tagliare qualche nodo gordiano e qualche ragnatela che ha impedito al Parco di diventare quello che merita di essere: una delle più belle realtà della politica di protezione in Italia e l’occasione di valorizzazione di ambienti unici e di un pezzo di Mediterraneo in gran parte ancora integro. E poi si nomini finalmente un direttivo del Parco composto da persone capaci che affianchino il nuovo Presidente nel rilancio e nella crescita del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.


Pianosa pulizia Punta Marchese

Pianosa pulizia Punta Marchese

giannutri villa romana

giannutri villa romana

Montecristo dall'Elba

Montecristo dall'Elba

capraia sentiero dopo

capraia sentiero dopo

Poggio da Nord

Poggio da Nord

Faro delle vaccarecce giglio

Faro delle vaccarecce giglio

Gorgona Spiaggia

Gorgona Spiaggia