Probabilmente con questo intervento susciterò l'irritazione di molti, se non di tutti i lettori, e di tutti gli italiani. E tuttavia non posso tacere una considerazione che reputo doverosa rispetto a quanto sta avvenendo in queste ore, in questi giorni, per la vittoria della nostra nazionale ai mondiali di calcio. Io ho ancora vive, a 24 anni di distanza, benché a quel tempo di anni ne avessi meno di 11, le emozioni fortissime della vittoria dell'Italia di Bearzot. E oggi ovviamente quelle immagini sono sostituite, in me come in tutti, da quelle più fresche e vive della recentissima impresa degli azzurri di Lippi. I tempi sono cambiati, il mondo è cambiato, il calcio è cambiato. In meglio??? I fatti della c.d. moggiopoli sembrano testimoniare un cambiamento in negativo, e credo che nessuno la pensi diversamente. Così come tutti sono concordi nell'individuare nell'eccessiva attenzione mediatica, e quindi anche economica, che tale universo catalizza, una se non l'unica causa della degenerazione in atto. "Guadagnano troppo", "pensano solo alle veline", "sono sempre in tv", "inseguono solo il successo e le pagine dei giornali scandalistici", e così via...i commenti abituali. E di conseguenza: "sono un esempio negativo", "i ragazzi li vedono come degli eroi e non si interessano d'altro", "i genitori regalano al bimbo un pallone invece che un libro", sono le somme tirate da chi cerca di riportare nell'alveo della normalità il nostro sistema valoriale... Ed allora non è un paradosso che, proprio dopo aver condannato moggiopoli ed aver affermato che dalla vittoria mondiale si deve ricominciare a fondare un approccio sano allo sport, che serva ai giovani come esempio di un sistema corretto di valori, si organizzi una festa a Roma che mai è stata organizzata per altre occasioni, sportive o meno che siano??? Nell'82 non ci fu niente di tutto ciò. Ma quelle immagini, che qualcuno ricorderà, dei calciatori con le carte in mano per una partita a scopone con il Presidente della Repubblica sull'aereo presidenziale, restano per me un'icona di un sistema di relazioni genuino, sano, e ancora "umano", che non mi sembra oggi abbia pari. E' giusto quindi continuare a fare dei calciatori dell'impresa in terra tedesca un esempio di eroismo e quasi sovrumanità. Non che siano il contrario, ci mancherebbe: sono stati ragazzi eccezionali, semplici e persino umili (come da molto non si vedeva nel nostro calcio). Ma di lì ad essere degli eroi ce ne corre. Mi sembra proprio che siamo ricaduti immediatamente nell'errore che avevamo ammesso e condannato un secondo prima, rielevando nuovamente il calcio ad assoluto del nostro universo: non solo lo sport più sport di tutti (gli altri mai avranno gli onori riservati agli azzurri, vincano anche edizioni su edizioni di campionati mondiali, come gli schermidori o i pallavolisti, tanto per citare alcune discipline in cui eccelliamo), ma addirittura la più degna tra le umane arti (in senso lato). E vaglielo a spiegare adesso al figliolo, pur dopo moggiopoli e tutti i proclami moralizzanti e moralizzatori, che nella vita il diventare un campione di serie A non è la cosa più importante che ti possa capitare.
Vittoria mondiali 8