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A Sciambere chilometrico reginiano

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 08 luglio 2006

Caro Antonio Galletti (almeno spero sia il suo vero nome, ora va tanto di moda il vigliacco pseudonimo), mi hanno segnalato un suo intervento in un forum, che dicono si riferisca, pur non nominandolo, al mio romanzo “l’isola”. Io sinceramente non credo si riferisca al mio lavoro altrimenti credo lo avrebbe citato, che male c’è, quando si fa una critica seria è più che legittimo farlo. Ma poniamo il caso che il riferimento “velato” volesse colpire (in senso figurato) il romanzo “l’isola” (lo ripeto così mi da l’opportunità di far pubblicità) e il video scaricato dal mio sito relativo allo spettacolo delle Mukke Pazze, allora le dico che concordo pienamente su alcuni giudizi da lei espressi, perché lei ha giudicato, questo ha fatto. Quindi “concordo pienamente” che non ci troviamo di fronte a un nuovo Calvino, né credo che l’Elba abbia trovato il suo Sciascia, ma credo che fra questi due monumenti (in mezzo o in fondo) ci possa stare anche un piccolo scrittore che può realizzare un romanzo dignitoso, che magari riesce a piacere a qualcuno che non sia elbano, come ci possano stare altri scrittori famosi come Ammaniti, Favetto, Repetti (non me ne vogliano questi scrittori è per fare un esempio, non mi paragono minimamente a loro, mi frusto), ma che non raggiungono ancora così alte vette, da lei prese come esempio. Perché caro Antonio, almeno spero lei si chiami così perchè è brutto parlare con qualcuno che forse non esiste (ho questa terribile sensazione), vabbè… dicevo…caro Galletti, di questo si tratta, il romanzo ha venduto poco più di 500 copie in tre mesi, che sono un’enormità per me e per la piccola editoria indipendente che mi sostiene, ma sono niente in confronto ai numeri dell’editoria “dominante” e di lobby, parola che Lei usa con molta disinvoltura. Detto questo credo che una sorta di un solo bollino di qualità, non ne voglio cinque, ma uno solo come la banana Ciquita, me lo lasci, solo per la serietà della casa editrice che mi ha pubblicato, ovvero le edizioni il foglio di Piombino, che se si informa saprà bene quanto è lontana dalle lobby politiche o peggio ancora da quelle economiche della grande editoria; basta vedere quello che pubblica il direttore Gordiano Lupi per Stampa Alternativa. Concordo meno sulla sua opinione in merito allo spettacolo teatrale in quanto non credo sia dotato di una sorta di lirismo di maniera, come lei lo ha definito, ma è caratterizzato da una forte ambizione, su questo ha ragione. Credo, infatti, che “Viaggio in America” sia troppo per le mie possibilità, nel senso che ho provato a fare qualcosa di diverso dai classici canoni della rappresentazione teatrale, mettendo dentro musica, cabaret, monologhi non avendo le capacità e la preparazione artistica adeguata per un’operazione così “ambiziosa”; Le ricordo che sono un ragioniere e che faccio queste cose per hobby (non lobby) e sono cosciente dei miei limiti che posso pur sempre superare anche da autodidatta con l’impegno e la passione protratti nel tempo. Chissà magari in mano ad uno bravo come Paolini, che lo rivede, lo corregge, lo trasforma, forse lo spettacolo diventerebbe anche carino; mi lasci sognare non costa niente. Il problema signor… ma chissà qual’è il suo vero nome io un’idea ce l’ho anche…è che nessuno, ripeto nessuno, specialmente in quest’ultimo esempio ha trattato queste opere… ops!!!... queste cose come dei capolavori. Perché questa parola, a sproposito e volutamente, è stata utilizzata da lei, in ogni articolo sfido io a trovarla, o si riferisce “al codice Regini” usato dalla giornalista del Tirreno? in cui mi sembra talmente evidente l’ironia e il disincanto dell’articolo, dove oltre tutto definisco il romanzo anche come il best-seller dei poveri; qui mi da l’idea che l’unico a non prendersi sul serio, ma a prendersi per culo, sono io. Ma perché qualche mezza pagina sul Tirreno, o su Elbareport, o un’intervista da Chillè, perché di questo si tratta, le sembrano paginate e paginate di recensioni estasiate, come lei scrive, ma dove vive in qualche villa su per Reale?. Ma che male c’è, se qualche giornale cerca di valorizzare qualche realtà locale, ripeto locale, che ha solo una visibilità locale, ripeto locale, e mi riferisco alle varie compagnie teatrali, a vari scrittori, quelli “piccoli” come me, che forse proprio per questo appoggio magari cresceranno, allora le chiedo urlando CHE MALE C’E’. Io spero invece che i media locali, che mi creda hanno il giusto senso critico per analizzare le realtà locali (forse non il suo perché troppo elevato), perché a questo va misurato, continuino ad aiutare chi prova a fare qualcosa nel teatro e nella scrittura etc. Veda caro Antonio, (sono tentato a chiamarla con il vero nome tanto so chi è) fino a questo punto credo di essere dotato, come lei ha detto che sa (quindi mi conosce), di modestia e disincanto e prendo le cose per il verso giusto, ma qui mi fermo. Perché quello che ha scritto dopo su un presunto meccanismo perverso di auto promozione a ruoli francamente immeritati, riconoscendosi l’un l’altro ruoli di intellettuali, artisti, opinionisti, o in casi particolari, di presidio vivente di democrazia e legalità…ecc, lo vorrei riportate tutto mi creda, perché rende l’idea che questa sua riflessione, che per certi versi potrebbe avere un senso se riportata ad una cultura dominate televisiva e nazional-popolare , diventa solo un pretesto per offendere, mi creda offendere con la O maiuscola, persone, sottolineo persone a cui di certo non gli ingrossa la tasca (come invece capita a quelli citati da lei), ripeto persone che cercano solo spazi per potersi esprimere e Lei dovrebbe sapere (o forse no, sono curioso di sapere dove vive… tanto lo so), in un ambiente come l’Elba che ne offre davvero pochi e quelli che ci sono spesso sono di proprietà degli stessi salottieri contro cui lei stesso inveisce (si scrive così?). Purtroppo veda Caro Antonio, oppure… (suspance), la compagnia di giro dei sedicenti artisti, intellettuali, opinionisti, su una cosa ha ragione, sono legati da un sincero e vero legame “umano”, da una forte comunioni di passioni culturali. Magari non siamo bravi a fare la cultura ma ad amarla crediamo di si e lei non lo può giudicare (mi riferisco all’amore per la cultura), non ne ha il diritto, né la capacità, tanto meno perché non si firma (ma io lo so chi è). Ed io a queste persone non posso altro che dire GRAZIE, perché è GRAZIE a loro se ho potuto fare la presentazione del libro altrimenti con chi cazzo la facevo… con lei la facevo?. E le rammento: Elena, Sandra, Alex Beneforti (si il Cicino), Arnaldo, Fracesca, Sammy, Sergio, la mia famiglia e quella di mia moglie, Stix, Giorgi, i ragazzi del Libraio e gli unici tre giornali che sono intervenuti: Elbareport, il Tirreno e il Corriere Elbano. Se qualche altro giornale veniva ne sarei stato più che felice e lo sarei stato ancor di più se qualche altro comune, per primo quello dove abito, mi avesse invitato a fare una presentazione del libro, visto che si tratta comunque di una produzione locale, fatta da un indigeno e che bene o male fa parlare. Preciso che non sono di quelli che pensa basta che se ne parli. Mi creda, anche nel nostro piccolo non ci interessa promuovere il messaggio politico, la tesi politica, che avvalora tesi… ma chi ci caca… oltre tutto l’Elba nella sua totalità non mi sembra che politicamente esprima proprio la mia idea. Nel nostro piccolo mi piacerebbe avere degli spazi dove poter vedere esprimere tutte quelle persone che nei vari settori culturali hanno qualcosa da dire, poi la critica seria faccia il resto e in quel momento si vedrà chi potrà valere al di fuori della caratterizzazione locale. Ed anche i media sono una canale per creare (non occupare) questi spazi, ma qui all’Elba tutte le cose più semplici diventano utopia. Infine voglio ritornare ad un atto di comunione con il suo illustre pensiero (non è a presa di culo, sono sincero), nel considerare che ci sono opere storiche, letterarie, artistiche, scientifiche che hanno grande valore (credo sia toccato nel vivo), portate avanti con passione e fatica nel silenzio, di cui nessuno parla adeguatamente ed a questo si deve assolutamente porre rimedio. Per quanto riguarda il premio Brignetti credo che sia la più importante manifestazione culturale dell’Elba e spero con Lei, che vada sempre incentivata e promossa. Che le devo dire caro Antonio Galletti (mi viene da ridere… vorrei pronunciare il suo nome vero, ma poi direbbe che non è vero e magari ci scappa la denuncina), il suo intervento è stato lucido come la sua personalità in certi punti, ma in altri mi è sembrato intriso di gratuita cattiveria, che essendo letteraria ci può stare, anche se rimane pur sempre indirizzata a delle persone. Anche stasera ho fatto tardi solo 5,30, (passo decisamente a darle del tu in chiusura) ho visto l’articolo solo quando il pupo ha preso sonno, se tu fossi un amico ti manderei a fare in culo (cogli l’ironia ti prego), ma non sapendo chi sei ti auguro una buona notte migliore della mia, visto che tra due ore, io, mi sveglio e devo andare al lavoro, tu no, non lavori sei un personaggio di fantasia (se mi sbaglio ed esisti fatti sentire la mail la trovi sul sito, tanto lo conosci). Un saluto Federico Regini (di anagrafe e di battesimo) Caro Federico Ho riportato le 9232 battute, 1572 parole, che hai dedicato a questo signore, ed atteso che tu abbia, come credo, ragione sulla identità del medesimo, permettimi di porti quanche domanda: Valeva la pena di stracciare (per durata) Pino Coluccia solo per rispondere a uno che si inventa un nome e poi, con altro anonimo nick va su un altro sito e si dice bravo? Ma in quanti pensi abbiano letto (prima della tua risposta, che gli darà visibilità) quelle noterelle velenosette, scritte in buona lingua ma dettate probabilmente da profonda frustrazione? Valeva la pena perderci quasi una nottata di sonno? Sei un ragazzo spiritoso, so che accetterai il consiglio: la prossima volta utilizza tempo ed energie in più proficuo modo: hai un ventaglio ampio di possibili soluzioni: dalla ribotta con gli amici fino alla lettura di un buon libro, passando per il pipare o lo "stiantaccisi" una dormita, o al limite scrivere altro E se proprio ti prude, e ti scappa di rispondere a chi "tira il sasso e rimpiatta la mano" prendi a prestito un noto verso di Carlo Alberto Salustri: "Io so’ io, e vvoi nun zete un cazzo!" Basta e avanza.


libro federico regini

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regini presentazione 1

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