Novembre è un mese triste all’Elba. Più triste che a Milano dove la natura non ha una sua presenza preponderante. In quella metropoli capita di rado di guardare il cielo perché lo sguardo è attratto dalle fitte costruzioni, dal traffico e da folle in continuo andare e venire. All’Elba la natura è padrona e signora, pure a Portoferraio antica, che i suoi abitanti definiscono città dato che da sempre, almeno per i vecchi, andare a fare qualche commissione in banca, alla posta, in municipio o anche per una normale passeggiata, specie quando si tratta di curiosare che tipo di pesci i pescatori districano dalle reti dopo l’approdo del loro ‘barchettino’ in fondo alla darsena, dicono ‘vado in città’. Ma anche andandoci seguendo la bella calata, vuol dire farlo nella natura con il mare e le dolci colline verdeggianti che ti colmano la vista. E ritornando, al contrario, verso Le Ghiaie per poi proseguire sulla Padulella e continuare la bella strada costiera, che tante volte aveva percorso durante le sue passeggiate, è vivere nella natura. Bella come sempre, come in qualsiasi stagione, ma non a novembre. Novembre è il mese del ricordo dei morti, dei giorni grigi e uggiosi, quando ancora non è arrivato il freddo dell’inverno, ma non è neppure periodo di transizione, poiché si ha l’impressione che il tempo si sia fermato. Gli alberi non già spogli del tutto, sono come quelle teste simili a ciottoli levigati, sulle quali radi capelli si aggrappano ancora speranzosi. Nei viali, gli alberi non sono stati ancora potati e misere spoglie di rami bucano il cielo plumbeo. Sulla bianca ghiaia della spiaggia le recenti mareggiate hanno depositato uno spesso strato di alghe morte, l’orizzonte è corto e non mostra niente nello sfondo, salvo una nave traghetto che, silenziosa come il paesaggio, piano piano scompare alla vista. Il terreno è sempre umido di una pioggia recente. Nessun cinguettio di uccelli ti addolcisce l’udito e anche i gabbiani stanno quieti.