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Garufo all´Elba: «In tre anni i cinghiali devono passare da tremila a trecento»

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 07 luglio 2006

L’emergenza cinghiali all’isola d’Elba è stata al centro dell’incontro che si è tenuto ieri nella sede della Provincia di Portoferraio e alla quale hanno partecipato Comune, Parco, Comunità Montana, associazioni venatorie e Legambiente. Una questione molto complessa e quasi fuori controllo, per porre rimedio alla quale l’assessore all’ambiente e alla caccia Rocco Garufo non ha usato mezzi termini, dicendo che i cinghiali dovranno essere ridotti dai 3000 attuali a 300, nel giro di tre anni. «Vanno messi in chiaro alcuni punti concreti – ha detto Garufo cominciando il suo intervento - Innanzi tutto come usciamo da questa vera e propria emergenza, con la proliferazione dei cinghiali ormai ingovernabile. Bisogna trovare una soluzione in due-tre anni per trasformarla in una situazione gestibile». L’assessore ha fatto quindi un invito alle associazioni venatorie e a quelle ambientaliste affinché facciano un’analisi sul passato e su come è stata gestita la questione. Secondo Garufo è necessario ricomporre il quadro dei rapporto tra le istituzioni, che si è disgregato anche sulla questione dei cinghiali. «E’ mancato - ha detto - un punto di confronto che bisogna ricostituire con un tavolo tecnico con Parco, Provincia, Comuni, Prefettura, ambientalisti e cacciatori. Va risolto il nodo dell’Atc, che in questi anni ha funzionato male. L’invito, visti i problemi, è quello di ricompattare il rapporto tra mondo venatorio e ambientalisti (usciti dall’Atc in polemica perché non ne veniva approvavo il bilancio da tre anni ndr)». «Questo tavolo – ha proseguito - deve servire per analizzare le strategie per il contenimento dei cinghiali e la monitorizzazione delle azioni fatte con scadenze ben definite. E’ necessario un salto di qualità ma anche di incisività, quel che abbiamo impostato nel passato non va bene. Va aperto un ragionamento serio anche sulle catture sui costi e sui risultati, anche degli abbattimenti per fermare la proliferazione dei cinghiali. Occorre portare il numero di suini selvatici a un livello di governabilità che è quello fissato dalla Regione in circa 300 capi, contro i 3000 cinghiali oggi stimati». «Da questa responsabilità – ha concluso - non può scappare nessuno: né i cacciatori, né gli ambientalisti perché il primo danno che fanno i cinghiali è all’intero ecosistema». L’assessore ha infine proposto la formazione di selecontrollori scelti e formati, anche all’interno del mondo venatorio, e la pianificazione di catture e abbattimenti che nel giro di un paio di anni portino alla soluzione radicale del problema. www.greenreport.it


cinghiale più stretto

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