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Porto marinese che fare? .

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 06 luglio 2006

PORTO, CHE FARE? questi anni i nostri amministratori hanno gestito con molta confusione e superficialità la questione relativa alla sistemazione del porto: esperti, progetti, commissioni, fiumi di parole e una totale assenza di atti di indirizzo programmatici. La prima cosa che avrebbero dovuto fare in questi undici anni era riprendersi la Delibera n.73 del 10 novembre 1995 avente per oggetto:relazione di indirizzo programmatico per l’adozione di variante al P.R.G. per l’area portuale, approvata dalla amministrazione De Fusco, e andare verso l’approvazione di un Piano regolatore per il porto. In realtà questo percorso non è stato intrapreso e così facendo ci siamo trovati nel 2006 a non avere nessuno strumento di programmazione urbanistica per l’area portuale. La Regione Toscana ha stabilito (LR 36/79 ) che a Marciana Marina dovrà essere realizzato un porto turistico. Il Decreto n. 509/97, detto Decreto Burlando, prevede che un soggetto- sia pubblico che privato- che intenda realizzare un porto possa presentare domanda alla competente Capitaneria di Porto. In assenza di qualsiasi proposta da parte del nostro Ente Locale la società Mast s.r.l. ha presentato una richiesta di concessione demaniale per mq 85.210,37 per la realizzazione del porto turistico. Il progetto prevede ovviamente l’azzeramento delle concessioni presenti attualmente, la realizzazione di strutture per 564 posti barca, la realizzazione –davanti all’Hotel Marinella- di un grande molo percorribile dalle auto di grande impatto ambientale, la costruzione di un edificio di 1.500 m. in piazza Bonanno dove saranno ospitati un ristorante, uno yacth club, punti di ristoro servizi e negozi vari ( un bel regalo all’economia del nostro paese). Per i residenti e per gli iscriti al Circolo della Vela è prevista (bontà loro) la possibilità di acquistare un posto barca al 50% del costo :circa 10.000 euro. La domanda della MAST fa iniziare l’iter previsto dal Decreto Burlando.: la Conferenza dei servizi, convocata per esaminare il progetto ed altri eventuali che dovessero arrivare entro 60 giorni, dovrà accettare o respingere il progetto dopo averlo sottoposto alla valutazione di impatto ambientale. Questi sono i fatti. Le considerazioni potrebbero iniziare dal fatto che in tutti questi anni i nostri Amministratori non sono stati capaci di elaborare un progetto che portasse al nostro paese i frutti di una risorsa di tutti per avviare un piano di sviluppo che può iniziare solo dal porto. Per continuare con il fatto che , interpellati dal gruppo di opposizione, ad oggi non hanno fornito alcuna risposta in merito alle loro intenzioni. Non sappiamo cosa pensano e questo ci preoccupa. Cosa nasconde il loro silenzio interrotto solo dal tentativo fumoso dell’Assessore Tagliaferro? Non hanno un progetto, non hanno adottato alcuna variante, la Commissione porto è ferma da mesi, non si sono confrontati con la popolazione, con le associazioni di categoria del paese. Il porto rappresenta ad oggi l’unica possibilità concreta di sviluppo economico e di reperimento di risorse per il nostro Comune ( che potrebbe portare persino all’abbattimento del prelievo dalle nostre tasche) , risorse che devono andare a vantaggio dell’intera collettività. Permetteremo noi Marinesi che qualcuno ci stravolga il paese ci porti via il nostro futuro ? INTERVISTA AD ALBERTO DE FUSCO D. In questi giorni si è molto parlato in Paese di Porto Turistico: Secondo te il si deve fare o no? R. Secondo me si. Ho sempre pensato e continuo a pensare che la previsione del Piano Regionale di realizzare all’interno del nostro porto una sezione specializzata ad approdo turistico costituisse una opportunità per lo sviluppo economico, per l’occupazione dei giovani, per la tutela dell’ambiente, per le finanze del Comune. Certo devono essere opportunità reali, nelle quali la tutela dell’interesse pubblico deve essere preminente, concreta e trasparente. Se nuove iniziative andranno nella direzione di valorizzare queste risorse siano benvenute, se invece mireranno principalmente a soddisfare interessi privati, magari con caratteri francamente speculativi, credo che debbano essere contrastate. D. Di porto turistico si parla ormai da tanti anni ma risultati pratici non se ne sono visti, neppure quando tu eri sindaco. Perché? R. Realizzare il porto turistico è un compito complesso che non si esaurisce nella costruzione di un molo o nella messa in opera di pontili galleggianti. Servono Piani Regolatori che prevedano la realizzazione di strade, di parcheggi, di aree di servizi e di tutte le infrastrutture che un porto turistico per legge deve avere. E ancora Piani Regolatori Portuali che prevedano le opere da realizzare nello specchio d’acqua. Poi si devono trovare il modo di far costruire tutte queste strutture e il modo per farle funzionare bene. Mica semplice: è un lavoro lungo come la tela di Penelope, per la quale in tutti questi anni qualcuno ha costruito e qualcuno ha disfatto. D. E chi sarebbero i tessitori e i distruttori di questa tela metaforica? R. Nella ultima intervista al Tirreno il Sindaco Martini usa i nomi, lo faccio anch’io. Il Sindaco Bonanno è stato un costruttore perché ha realizzato il prolungamento della diga foranea, cioè dell’opera che consente oggi di parlare di porto turistico; all’epoca noi lo abbiamo criticato: sbagliavamo. Il Sindaco Berti è stato un distruttore perché autorizzò la realizzazione di edifici per ventimila metri cubi nell’area della vecchia fabbrica del pesce, compromettendo così la possibilità di utilizzare quella importante zona per la realizzazione di servizi portuali. Il Sindaco De Fusco approvò un Piano Regolatore che riservava circa seicento parcheggi di servizio al porto (in via Aldo Moro, nei terreni tra il cimitero e i campi da tennis e nell’area dietro via Vada), poi stabilì i criteri che dovevano essere seguiti per approvare il Piano Portuale: direi che non è stato un distruttore, avrebbe voluto essere un costruttore ma non ne ha avuto il tempo o la possibilità o la capacità (fate voi). Il Sindaco Martini è stato un distruttore perchè con una variante di Piano ha consentito all’ingegner Calanchi di occupare le aree lungo via Aldo Moro e all’Ingegner Chinetti di occupare l’area retrostante a Via Vadi: in questo modo le aree che dovevano servire come parcheggi portuali sono state edificate e non sarà facile trovarne di nuove. D. Ora però sembra che le cose stiano cambiando e il Sindaco Martini dice che finalmente il porto si farà per merito di iniziative private. Sei d’accordo? R. Non ho mai detto che i privati non debbano essere coinvolti nella costruzione e nella gestione del porto turistico, anzi sono stato il primo a parlare di società miste pubblico-privato per il porto di Marciana Marina. Chi ne avesse voglia può andarsi a rileggere le delibere del Consiglio Comunale o il libro Il miglior paese possibile a riprova di quanto affermo. Il problema è il rispetto dei ruoli. Il Comune non può rinunciare alle sue prerogative deve poter mantenere in ogni momento una funzione di indirizzo e di controllo sulla progettazione, sulla realizzazione e sulla gestione del Porto Turistico. E lo deve fare perché è suo dovere istituzionale rappresentare e difendere i diritti e gli interessi dei cittadini di Marciana Marina: il diritto al lavoro dei pescatori e dei subacquei, il diritto all’ormeggio dei residenti, l’interesse degli operatori turistici, la possibilità di nuovi posti di lavoro per i giovani, la tutela dell’ambiente, la memoria storica di tutto un paese. D. Credi che il progetto di porto turistico presentato in questi giorni possa soddisfare questi criteri? R. No. Non lo credo affatto e sono completamente d’accordo con il giudizio negativo espresso dai DS e da Legambiente in questo giornale: si tratta di un progetto inaccettabile e dovremo cercare di coinvolgere tutta la popolazione del paese nel “mettersi di traverso” e far fallire questa iniziativa. Ma anche se il progetto fosse migliore e chi lo proponesse fosse più credibile la strada seguita sarebbe comunque sbagliata. Non si può saltare a piè pari un passaggio fondamentale. D. Quale? R. Non abbiamo il Piano Regolatore del Porto e non abbiamo una proposta di gestione. Finora il Comune non ha detto che porto vuole né come vuole sia gestito e questo rovescia le cose a testa in giù. In questa situazione non sono i privati che avanzano proposte e progetti rispettando la volontà della Amministrazione , ma al contrario è l’Amministrazione che sceglie il meglio o il meno peggio delle proposte presentate. D. Quale proposta per rimettere le cose a testa in su? R. Il primo passo è quello di dir no a questo progetto e a tutti gli altri che eventualmente fossero presentati. Ci sarà una conferenza dei servizi alla quale parteciperanno Comune, Provincia e Regione e che dovrà decidere l’approvazione. Questo progetto è in contrasto con gli indirizzi programmatici che il Consiglio Comunale di cui ero Sindaco stabilì nel 1995, è in contrasto con le previsioni delle opere a terra del piano strutturale, è in carenza di una piano portuale. Quanto basta e avanza per dire di no a questo e a qualsiasi altro progetto presentato in quella sede. Indispensabile fare punto e a capo. D. E dopo? R. Dopo bisogna ripartire con umiltà ma con determinazione. La prossima Amministrazione dovrà approvare una Variante al Piano Regolatore che consenta di individuare nuove aree per i parcheggi di servizio al porto. Credo che il terreno tra via Moro e via Max Bonanno sia fondamentale per questa destinazione, con buona pace dell’ingegner Calanchi. Dovrà poi approvare un Piano Portuale con un progetto di massima di sistemazione dell’area. Credo che il lavoro della Commissione Porto non debba essere disperso e che il progetto dell’ingegner Schezzini possa essere utilizzato come base per la definizione del Piano Portuale. D. Per questo ci vorrà molto tempo.. R. Non credo e comunque sono passaggi che non possono essere saltati. Dal momento della approvazione del piano del porto si potrà seguire il percorso già segnato dalla nostra delibera di consiglio del 95 D. Quale sarebbe? R. Un appalto-concorso rivolto a consorzi di imprese che dovrebbero presentare proposte su tre argomenti: 1) progetto esecutivo di sistemazione dell’area portuale, 2) piano di finanziamento delle opere, 3) proposta per la costituzione di una società mista pubblico-privato per la gestione del porto. In questa procedura l’Amministrazione Comunale impegnerebbe le strutture e le infrastrutture che già possiede, impegnerebbe la propria competenza ad approvare i progetti di variante e i progetti esecutivi; in compenso non investirebbe soldi né nella fase di progettazione esecutiva, né in quella di realizzazione delle opere; L’Amministrazione si riserverebbe invece in ogni fase del procedimento una funzione di programmazione e di controllo. In buona sostanza si dovrebbe pensare il Porto Turistico come se fosse gestito dal Consiglio di Amministrazione di una Società per Azioni nella quale il Comune dovrebbe svolgere le funzioni di Presidente del CdA e il privato quelle di Amministratore Delegato. D. Sei davvero convinto che in questo modo sarebbero tutelati gli interessi del paese. Non sarebbe più semplice la strada della Società di Marinesi? R. Se i cittadini di Marciana Marina si associano il fatto è comunque positivo ma non risolve di per sé il problema. Se un paesano deve pagare comunque diecimila euro per ormeggiare un gozzo il problema rimane anche se i soldi vengono versati ad una società di merinesi piuttosto che al Circolo della vela o ad una società di capitali esternni. D. Allora dove cercare le garanzie? R. Il passaggio fondamentale è la definizione del Piano del Porto e della Società di gestione. E’ lì che devono essere piantati i paletti. D. Qualche esempio di paletto? R. Un primo paletto potrebbe essere la necessità di non ridurre e semmai estendere la spiaggia pubblica, anche se ciò dovesse implicare un sistema di depurazione delle acque portuali per non compromettere la balneabilità delle acque antistanti la spiaggia. Un secondo paletto potrebbe essere la ricerca di ridurre al minimo l’impatto di nuove opere urbanistiche, utilizzando le volumetrie esistenti sul lungomare (anche la torre) e utilizzando l’ampliamento della banchina per tutte le strutture tecnologiche (fogne, telefono, acquedotto,ecc.). Un terzo paletto la tutela delle attività commerciali esistenti con particolare riferimento alla pesca e ai diving center. Un quarto paletto la tutela del diritto dei residenti ad utilizzare spazi autogestiti per piccole imbarcazioni. Un quinto paletto la necessità di privilegiare attracchi galleggianti e comunque opere del minor impatto urbanistico. E sono solo esempi ma come vedi è facile mettere tanti paletti da fare una palizzata. Ma fare palizzate a difesa degli interessi della popolazione è compito di una buona Amministrazione e la nostra finora non lo è stata. Storie di noleggiatori di auto, porti e Cooperative Chi vuole fare il porto turistico a Marciana Marina è la società MAST che ha sede La Spezia e noleggia auto anche a Ravenna, dove la società non ha sede. La sede della Mast, non sembra molto frequentata, anche si trova in una zona con affitti altissimi. Da ragione sociale, la Mast vende attrezzature fotografiche e per ufficio e più recentemente può svolgere attività di servizio alle imprese. Dalla visura camerale, risulta che questi servizi sarebbero di consulenza per “ strutture”, da locali ad alberghi a pontili. In pratica di tutto. A La Spezia le attività di Minguzzi sono praticamente sconosciute ma è invece molto noto a Ravenna. Infatti, è stato presidente della Seaser, la società che ha progettato, costruito e gestito per pochissimo tempo MarinaRa, il porto turistico di Ravenna: 1500 posti barca, negozi e servizi specializzati, ma anche un ristorante galleggiante, piazza e luoghi pubblici. Amministratore unico della Seaser era il fratello, Giovanni. Nel 1998, dopo la costruzione dei primi 600 posti barca, la Seaser cominciò a trovare diversi ostacoli e problemi, come un ordine di demolizione da parte dell’Autorità Portuale di opere considerate abusive, poi sospeso dal Tar. Le accuse si riferivano alla realizzazione di opere non autorizzate in un'area demaniale sotto vincolo paesaggistico. Fra l’altro box a uso uffici, un pontile galleggiante, scivoli e di muri di contenimento. Nel processo del 2002, Giovanni Minguzzi è stato riconosciuto responsabile di aver costruito senza concessione uno scivolo in cemento armato per la discesa a mare e di aver installato travi di coronamento in calcestruzzo a contenimento della sabbia e condannato a due mesi di arresto e 24mila euro di ammenda, con la sospensione condizionale della pena. Per i box e le tensostrutture abusive é scattata la prescrizione della pena, per le altre accuse è stato assolto. Il giudice ha disposto la demolizione di tutti gli abusi. Ma a MarinaRa succedono anche cose strane: nell’ufficio dell’addetta alle vendite, alla gestione ed alla locazione dei posti barca e dei futuri immobili, vengono ritrovate due microspie che hanno la parte terminale nell’ufficio del direttore del porto, Leo Porcari, titolare anche di licenza di investigatore privato e che per anni è stato addetto alla segreteria particolare e alla sicurezza di Raul Gardini. Nel gennaio del 2001 il porto turistico di Marina di Ravenna passa di mano, la Seaser viene acquistata da un pool di aziende: la cooperativa di costruzioni Cmr che ha un fatturato annuo di 110 miliardi di lire e Aristea Service del gruppo Sorgeva, una delle maggiori cooperative agricole italiane, con vaste proprietà all'estero, oltre al colosso della finanza Imi San Paolo di Torino che naturalmente rappresenta soci “occulti”. La cifra della vendita risulta ufficialmente di 15 miliardi. Chi subentra acquista i diritti sui seicento posti barca già realizzati a Marina e sugli immobili che verranno realizzati a terra. Ma acquista anche una situazione debitoria pesante. La Saeser poi delibera un aumento del capitale sociale da 20 milioni a 2 miliardi di lire e si trasforma in SpA. Qindi nel 2002 “le coop vanno in porto”, azzerando la vecchia Seaser e sollevando moltissime perplessità, come si legge su “ Il Resto del Carlino” del 24 Luglio: “Azzerati i vecchi vertici di Seaser, la società titolare delle concessioni e del marchio del porto turistico di Marinara. La cordata di cooperative argentane, entrata l'anno scorso nel consiglio di amministrazione, ha rilevato la maggioranza di Seaser e nel contempo ha triplicato il capitale della società per azioni, portandolo a oltre 3 milioni di euro. Oggi i nuovi soci possiedono il 70 per cento di Seaser, e la quota rimanente resta sotto il controllo di Imi San Paolo (che probabilmente rappresenta i vecchi soci fondatori, una cordata ravennate). Ne esce fortemente ridimensionato il ruolo dei fratelli Riccardo e Giovanni Minguzzi, che hanno avviato la realizzazione di Marinara: le leve di comando passano tutte nelle mani di Bruno Caravita, direttore generale della cooperativa Cmr di Filo di Argenta , che assume l'incarico di presidente e plenipotenziario di Seaser. Nel nuovo consiglio di amministrazione siedono poi Giovanni Minguzzi, Luigi Vitali, Angelino Magnani (presidente della cooperativa Sorgeva di Argenta) e Ivano Gazzotti (presidente della cooperativa Aristea, sempre di Argenta). Caravita, cos'è accaduto nell'ultimo anno e mezzo di convivenza per provocare il terremoto di questi giorni? «Nulla di grave. Noi abbiamo cominciato a credere di più nelle potenzialità del porto turistico di Marina di Ravenna e i vecchi soci di maggioranza hanno probabilmente perso un po' di fiducia. Così Cmr e gli altri partner hanno proposto di passare dal 35 al 70 per cento, e gli altri hanno accettato». Una resa strana, proprio ora che sta per iniziare il vero business, la realizzazione della parte a terra del porto turistico. «Due precisazioni. Intanto la realizzazione delle strutture sulla terra ferma non è così ravvicinata, anche se abbiamo giù numerose opzioni: ad esempio il marchio Conad ha prenotato un'ampia area commerciale. Facendo una previsione serena, credo che serviranno ancora tredici-quattordici mesi prima di cominciare a costruire». E poi? «Poi negli ultimi mesi la nostra cooperativa ha deciso di impegnarsi seriamente nella nautica da diporto. A breve in Italia dovrebbero essere costruiti 40mila nuovi posti barca. Allora Cmr ha costituito una sezione autonoma che si occupa esclusivamente di porti turistici. E assieme ad un'altra società ferrarese ha tenuto a battesimo la 'Marina Constructions' che svilupperà iniziative nel settore in tutto il bacino del Mediterraneo». Insomma Cmr, cooperativa fatta di geometri e muratori, ha scoperto una vocazione marinara. E ora vuol fare tutto da sola. Davvero il 'ribaltone' non nasconde attriti coi vecchi soci di maggioranza? «Diciamo che i nuovi vertici stanno cercando di ricucire un rapporto col territorio che probabilmente negli ultimi tempi si era logorato. Vogliamo lavorare molto seriamente con l'Autorità portuale, con il Comune di Ravenna, con l'imprenditoria privata che vorrà dialogare con noi, con gli altri circoli nautici di Marina, disponibili” o cosa vorrebbero fare Da www.greenreport.it Marciana Marina, preoccupazioni sul progetto di porto turistico Aumenta il numero dei posti barca rispetto a quelli previsti dal Piano regionale e si ipotizza la costruzione di un Centro servizi di 1.500 metri quadrati MARCIANA MARINA (Livorno). Comincia a precisarsi il progetto di nuovo porto turistico di Marciana Marina, presentato dalla società Mast di La Spezia, che ufficialmente si occupa di noleggio auto, ed appoggiato da una parte della maggioranza di centrodestra che amministra il piccolissimo comune elbano. Dalla documentazione depositata alla Capitaneria di porto di Portoferraio in vista della conferenza dei servizi, si scopre che la diga del porto marinese verrebbe ulteriormente allungata e che sul lungomare sarebbe realizzato un grosso molo transitabile dalle auto, quasi a chiudere l’imboccatura del porto. La passeggiata lungomare verrebbe raddoppiata ed al posto dell’attuale Piazza Bonanno, che sorge al centro del viale per il porto, verrebbe costruito un centro servizi di 1.500 metri quadrati che ospiterebbe negozi, bar, ristorante, informazioni turistiche, yacht club ed altre attività economiche. Invece dei 350 posti barca previsti dal piano regionale dei porti e degli approdi turistici, la Mast chiede di realizzarne 585, che farebbero salire i parcheggi necessari a 800, cifra difficile da reperire in un comune di limitate dimensioni (il più piccolo della Toscana ed il più urbanizzato). L’approdo turistico si spingerebbe anche a occupare gran parte della diga foranea, finora off limits per la classificazione a porto e rifugio per consentire il traffico commerciale e peschereccio. Le attuali piccole concessioni interne al porto verrebbero cancellate e per gli abitanti di Marciana Marina diventerebbe impossibile ormeggiare, se non pagando, con lo sconto, 10.000 euro a posto barca. Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione ambientale, paesaggistica ed economica per Marciana Marina. L’opposizione di centro-sinistra e Legambiente sembrano già sul piede di guerra, ma anche nella Cdl si registrano malumori e divisioni. Non è azzardato prevedere che le reazioni contrarie saranno molto forti, visto che la protesta del paese elbano costrinse, due anni fa, il Comune a ritirare una proposta di porto di minore impatto e ad avviare commissioni e concertazioni per giungere ad una proposta condivisa. L’altro progetto Da www.elbareport.it Dopo anni di progetti da una parte e forte ostruzionismo dall’altra per la realizzazione di un porto turistico a Marciana Marina, sarebbe bene che sia chi amministra sia chi è all’opposizione mettessero da parte la lotta politica, per prendere atto che un vasto gruppo di marinesi, privi per questa iniziativa di colori e bandiere, sta realizzando un progetto di riorganizzazione dello specchio acqueo, tenendo conto delle realtà esistenti nel porto da sempre e nel pieno rispetto della morfologia del paese. Sarebbe il caso visto che viviamo in un piccolo centro di unire le forze perché il porto si faccia a prescindere da chi amministra al momento avendo come priorità invece, per esempio, il considerare che esistono più di novanta “guzzi” e piccole imbarcazioni che oggi e da quasi un secolo sono di fatto nel porto di Marciana Marina appartenendo alla storia e cultura stessa del paese. E se chi appartiene ad uno schieramento piuttosto che ad un altro, si sveglia e decide di difendere i propri diritti e il paese affidandosi al buon senso e non alla politica, ben venga! Speriamo anzi che siano ancora più numerosi i cittadini che decidono in prima persona di entrare a far parte della cooperativa per la realizzazione di un porto per tutti e di tutti I vincoli urbanistici sappiamo che esistono ma sappiamo anche che possono essere superati, è solo questione di volontà. Quello che non può essere superato è che si pensi di realizzare un porto senza tener conto: dei residenti che da sempre hanno il proprio “guzzo” per andare a “totanare” a “strascichino” al “camacio”, volendo cancellare come con un colpo di spugna, più di un secolo di storia e cultura marinara di Marciana Marina. Marina di Marciana Soc. Coop Intanto a Portoferraio il Comune dice NO e riparte La Conferenza dei servizi riunitasi pochi giorni fa per l’esame dei progetti di approdo turistico per l’area di San Giovanni, ha preso atto che per poter esprimere un giudizio compiuto vi è la necessità da parte dell’Amministrazione Comunale di completare l’iter di approvazione degli strumenti urbanistici. Risulta evidente che anche a Marciana Marina si riproporrà lo stesso problema in quanto anche nel nostro Comune mancano tali strumenti di pianificazione portuale. Non basta un progetto presentato da un privato per affrontare e risolvere questa situazione, ma precise decisioni politiche che in questi anni i nostri amministratori hanno sempre ignorato naufragando in progetti presentati al mattino e infilati in un cassetto la sera e discussioni interminabili che non hanno portato a niente. Questa incertezza e la mancanza di regole hanno causato una situazione di estrema preoccupazione in tutto il paese e soprattutto da parte delle famiglie che sul porto hanno basato la loro attività. L’Amministrazione comunale avrebbe dovuto preoccuparsi in questi anni di elaborare un progetto credibile per la riorganizzazione dell’area portuale dimostrando idee chiare per lo sviluppo turistico del nostro paese. Oggi un assessore della stessa Amministrazione si erge a paladino dei diritti offesi dei Marinesi. Dov’è stato in questi anni? Dov’era quando in Consiglio Comunale si approvava il Piano triennale dei lavori pubblici? Lui e i suoi colleghi hanno perso dieci anni: non hanno fatto nulla . Non solo non hanno adottato il Piano del Porto, ma sono responsabili della cementificazione di aree (Viale Aldo Moro e Via Vadi) che sarebbero state indispensabili alla realizzazzione del porto (parcheggi e aree attrezzate). Come gruppo consiliare di opposizione ribadiamo ancora una volta la necessità di predisporre gli atti e le linee di indirizzo per l’attuazione di un progetto che tenga insieme i diritti dei cittadini e uno sviluppo economico sostenibile. I MARINESI GIOVEDI 6 LUGLIO ORE 17,oo Sala consiliare Comune di Marciana Marina PORTO DI MARCIANA MARINA CHE FARE ? INIZIATIVA PUBBLICA PROMOSSA DAL GRUPPO CONSILIARE “I MARINESI” Saranno presenti: MAURO PENCO ASSESSORE PROVINCIALE ALLE INFRASTRUTTURE , PORTI E TRASPORTI VALERIO VANNETTI RESPONSABILE REGIONALE D.S. INFRASTRUTTURE PORTI TRASPORTI STELIO MONTOMOLI RESPONSABILE PORTI TRASPORTI DELLA FEDERAZIONE DS ELBA – VAL DI CORNIA La cittadinanza è invitata a partecipare