Agenda 21 dell’Elba ha presentato in questi giorni l’analisi ambientale. Ne parliamo con Paolo Gasparri, dirigente Apa ed uno dei relatori dello studio effettuato per conto della Comunità montana dell’Arcipelago toscano. Di cosa si è occupato all’interno di Agenda 21? «Del forum che era incentrato in modo particolare su quattro temi fondamentali: difesa del suolo, tutela delle acque, mare e coste». E qual è la situazione elbana? «Il problema della difesa del suolo è stato ben analizzato dall’Ato Toscana-costa, quindi i dati di partenza su cui lavorare non mancavano. Le emergenze sono la pressione della popolazione, l’uso del suolo ed i problemi che hanno toccato la nostra isola come il nubifragio del 2002 che non era niente di eccezionale, per intensità dell’evento e per tempi di ritorno storici». Ma in realtà il nubifragio ha fatto molti danni. «Non direi, l’evento non ha fatto molti danni, se non nelle zone destinate ad essere danneggiate, nei posti che non andavano occupati e che invece lo sono stati. Quell’evento è stato sicuramente un segnale di grande attenzione che bisogna cogliere». Quali sono le soluzioni per mettere in sicurezza il territorio dell’isola? «Qualcosa è già partito, molti interventi sui corsi d’acqua esondati nel 2002 sono già stati realizzati, ma vorrei dire che per risanare i corsi d’acqua bisogna partire dalla foce e risalire, mi sembra che questo non accada in tutte le occasioni. Il piano di recupero per l’Elba prevede 100 milioni di euro di interventi, una cifra enorme per un territorio così piccolo, è chiaro che per trovare le risorse e per spenderle occorreranno anni, quindi bisogna dare la precedenza ad alcune opere rispetto ad altre. Una cosa attualmente difficile da fare perché il coordinamento organico di questi interventi è abbastanza dubbio. In questo può aiutare l’attivazione del Consorzio di bonifica avviato dalla Comunità montana». E i quasi 150 km. di costa elbana come stanno? «La sintesi dello studio degli arenili compreso nell’analisi ambientale di Agenda 21 ci dice che tutte le spiagge “turistiche” sono in erosione, ma paradossalmente in questo caso il nubifragio del 2002 è stato positivo: è servito a portare sulle spiagge un’enorme quantità di sedimenti che non riuscivano più a raggiungere le coste». www.greenreport.it
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