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Per tutto il giorno si è continuato ad innaffiare le braci della palazzina bruciata

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 29 giugno 2006

E' trascorsa più una intera giornata dall'innesco delle fiamme in quello che fu il magazzino della Comel alle Antiche Saline di Portoferraio, anzi, sulla Loppa, come dicevano i più anziani, una notte ed un giorno in cui il ventre nascosto ed infuocato di quella palazzina non ha smesso di succhiare acqua. Nell'area continua a permanere il "fetore di fondo" dell'incendio, quello, chi ha subito un incendio lo sa benissimo, che rimarrà nelle narici o forse in testa per mesi, ci resterà amche quando gli altri non lo sentiranno affatto. L'autoscala dei pompieri è rimasta puntata verso il cielo da là sopra due vigili hanno continuato a scaricare l'idrante. Si è proceduto così fino quasi a sera di mercoledì 28 giugno, fino alle 20.30 quando i Vigili del Fuoco hanno fatto il primo vero "stacco" dopo 30 ore di lavoro incessante, per molto tempo concitato e rischioso. Gli ultimi mezzi dei pompieri lasciavano il teatro del peggior incendio di fabbricato che si ricordi all'isola mentre alcuni vigili perimetravano con la fettuccia bianca e rossa un'area che resta pericolosa, in cui campeggia la palazzina annerita. Scarse sulla quale da qualche ora sono venuti ad effettuare sopralluoghi i periti della compagnia che assicura lo stabile e quelli della proprietà. Marco Gulinelli guarda lo scheletro annerito e scuote la testa: difficile che anche le mura perimetrali possano scamparla: la struttura portante dell'edificio è stata esposta per troppo tempo a temperature che hanno superato i 1000 gradi. Temperature che torcono il ferro del cemento armato che "schianta" il tetto ha già ceduto in parte, tutti i solai che stanno ancora su sono terribilmente "imbarcati" è più che probabile che la palazzina debba essere demolita e ricostruita ex-novo. "Le cause? - dice il responsabile elbano dei Vigili del fuoco - non se ne può escludere alcuna; certo un'anomalia c'è: la rapidità con la quale il fuoco è passato dal capannone esterno all'interno spiegabile solo in parte dalle caratteristiche e dal volume di materiale ammassato" Ed il più grande rammarico per Gulinelli è non aver potuto usare da subito l'acqua della condotta idrica, in effetti pare totalmente assurdo avere delle bocchette di idrante che spuntano figurativamente in rosso in ogni dove della zona industriale, e poi scoprire che non c'è il flusso necessario a mandarle in pressione fino a quando (perdendo una infinità di preziosissimo tempo) non arriva un incaricato dell'ASA ad aprire. "Se l'acqua potabile è così preziosa che non è sempre dispoonibile per gli incendi - dice un po'provocatoriamente il funzionario dei Vigili del Fuoco dell'Isola d'Elba - che si realizzi un sistema di condotte a parte alimentato da acqua di mare, per spengere il fuoco andrebbe sicuramente più che bene". Grazie all'acqua di mare infatti, quella scaricata dagli elicotteri per oltre due ore nel pomeriggio di martedì 27 giugno, si è riusciti ad abbassare la temperatura a limitare le esalazioni ad attaccare il fuoco. Ma c'è comunque c'è un cruccio che affligge il responsaqbile dei pompieri isolani: "Ogni volta che si deve registrare un incendio con queste caratteristiche e proporzioni si deve automaticamente prendere atto che qualcosa o molto lo si è sbagliato, proprio sul fronte della prevenzione per una inidonea sistemazione del materiale fortemente infiammabile o per una mancata rapidità di primo autonomo intervento di una struttura aziendale. Realizzare strutture perfettamente a prova di incendio è difficile, diffondere una cultura e comportamente preventivi consentirebbe di risparmiare moltissimo sul conto dei danni sociali che prima o poi il fuoco presenta".


incendio comel 14  gulinelli

incendio comel 14 gulinelli

incendio comel 11 idrante

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incendio comel 15  elicottero

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incendio comel 16 manichette stese

incendio comel 16 manichette stese

incendio comel 17 fettucce

incendio comel 17 fettucce