E' già trascorsa una intera giornata, sono passate 24 ore dall'innesco delle fiamme in quello che fu il magazzino della Comel alle Antiche Saline di Portoferraio, anzi, sulla Loppa, come dicevano i più anziani, ed il ventre nascosto ed infuocato di quella palazzina non ha smesso di succhiare acqua. L'autoscala dei pompieri . Marco Gulinelli guarda lo scheletro annerito e scuote la testa: difficile che anche le mura perimetrali possano scamparla: la struttura portante dell'edificio è stata esposta per troppo tempo a temperature che hanno probabilmente superato i 1000 gradi. Temperature che torcono il ferro del cemento armato che "schianta" il tetto ha già ceduto in parte, tutti i solai che stanno ancora su sono terribilmente "imbarcati" è più che probabile che la palazzina debba essere demolita e ricostruita ex-novo. "Le cause? - dice il responsabile elbano dei Vigili del fuoco - non se ne può escludere alcuna; certo un'anomalia c'è: la rapidità con la quale il fuoco è passato dal capannone esterno all'interno spiegabile solo in parte dalle caratteristiche e dal volume di materiale ammassato" Ed il più grande rammarico per Gulinelli è non aver potuto usare da subito l'acqua della condotta idrica, in effetti pare totalmente assurdo avere delle bocchette di idrante che spuntano figurativamente in rosso in ogni dove della zona industriale, e poi scoprire che non c'è il flusso necessario a mandarle in pressione fino a quando (perdendo una infinità di preziosissimo tempo) non arriva un incaricato dell'ASA ad aprire. "Se l'acqua potabile è così preziosa che non è sempre dispoonibile per gli incendi - dice un po'provocatoriamente il funzionario dei Vigili del Fuoco dell'Isola d'Elba - che si realizzi un sistema di condotte a parte alimentato da acqua di mare, per spengere il fuoco andrebbe sicuramente più che bene". Grazie all'acqua di mare infatti, quella scaricata dagli elicotteri per oltre due ore nel pomeriggio di martedì 27 giugno, si è riusciti ad abbassare la temperatura a limitare le esalazioni ad attaccare il fuoco. Ma c'è comunque c'è un cruccio che affligge il responsaqbile dei pompieri isolani: "Ogni volta che si deve registrare un incendio con queste caratteristiche e proporzioni si deve automaticamente prendere atto che qualcosa o molto lo si è sbagliato, proprio sul fronte della prevenzione per una inidonea sistemazione del materiale fortemente infiammabile o per una mancata rapidità di primo autonomo intervento di una struttura aziendale. Realizzare strutture perfettamente a prova di incendio è difficile, diffondere una cultura e comportamente preventivi consentirebbe di risparmiare moltissimo sul conto dei danni sociali che prima o poi il fuoco presenta".
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