Torna indietro

Capoliveri: Una bimba sta male, non si trova l'ambulanza, scene di panico collettivo

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : domenica, 25 giugno 2006

Una bambina di un anno e mezzo si sente male, e scoppia un disordine di piazza. E’ successo a Capoliveri venerdì mattina. Una scena concitata, genitori terrorizzati per una crisi respiratoria della loro piccola cercano soccorso alla pubblica assistenza del paese, ma trovano chiuso. La saracinesca è abbassata e non c’è nessuno. Il panico aumenta, forse speranzosi di trovare il sindaco medico, i genitori si dirigono verso il palazzo comunale. Il sindaco non c’è, alcuni impiegati cercano di capire cosa sta succedendo. Il terrore si generalizza, si spande intorno coinvolge le persone che si ritrovano a passare di lì. E’ un incubo collettivo. Invece di chiamare subito il 118 ci si scaglia contro le saracinesche, una quindicina di persone urlanti contro i volontari che non ci sono. E non ci sono per ottime ragioni: sono impegnati in altri due servizi, uno a Portoferraio e l’altro a Livorno, le ambulanze a disposizione della pubblica assistenza di Capoliveri sono soltanto due. Per questo esiste il 118, da Livorno il centralino coordina le azioni del soccorso mandando i mezzi più vicini a diposizione, in questo caso l’ambulanza della pubblica assistenza di Porto Azzurro con il medico a bordo. Davanti la comune di Capoliveri transita un’auto della polizia municipale, si ferma e si offre di raggiungere il rendez-vous, organizzato dal 118 che finalmente qualcuno si è deciso a chiamare, a Mola. Nel frattempo porta la prima assistenza alla piccola la dottoressa Claudia Colombi, medico di base, che ha lo studio vicino alla sede della P.A. Sull’auto, oltre a due vigili, salgono la dottoressa e la madre. A Mola la piccola viene presa in consegna dal medico Giovanni Gay, che riscontra un miglioramento delle sue condizioni. “I parametri vitali – dichiara – erano nella norma, permaneva uno stato saporoso”. Giunta in ospedale la piccola appariva completamente rinvenuta, ma i medici decidevano di ricoverarla presso il reparto di pediatria per ulteriori controlli. “I capoliveresi non ce l’avevano con la pubblica assistenza – dichiara una volontaria – è stata una reazione emotiva. Di fronte a queste cose siamo tutti genitori. Comunque se ognuno di noi facesse almeno un’ora di volontariato al giorno si capirebbero meglio certi meccanismi e ci sarebbero più risorse a disposizione”.


capoliveri panorama case

capoliveri panorama case