In riferimento all'articolo "Approdo di San Giovanni, il progetto della cooperativa" uscito su Elbareport di domenica 11 Giugno giorno, vorrei precisare due punti specifici, che credo indispensabili per una corretta comprensione del problema: 1) Il porto turistico di San Giovanni è stato previsto individuato e localizzato già nel 1979 dal Piano dei Porti della Regione Toscana, poi aggiornato e confermato nel 1992. Non si tratta quindi di un nuovo porto né di una nuova localizzazione estemporanea, ma di un qualcosa che fa parte della storia amministrativa della portualità toscana ed elbana. Salvo poi non esistere nella realtà, perché questo é un Paese dalle mille leggi, temperate peraltro, come diceva quello, dall'inosservanza; di tutte le parti, dei controllori e dei controllati. Questa precisazione dovrebbe mettere a tacere chi oggi si sveglia e dice che lì il porto non va bene, ha avuto solo 27 anni di tempo per dirlo, perché non lo ha fatto finora? 2) Scrive Elbareport: "La Conferenza di servizio prevista per il 15 giugno avrà di che ragionare nel disinteresse generale sulle domande di concessione presentate (e sulle relative osservazioni) per realizzare un porto turistico a San Giovanni." "Ragionerà", è vero, ma come stiamo ragionando noi in questo momento. Si tratterà di chiacchiere culturalmente valide, ma improduttive ai fini pratici, alle quali non potrà seguire una concreta realizzazione di alcunché, poichè manca il piano particolareggiato della costa. Che il Comune di Portoferraio avrebbe dovuto approvare e che al momento non c'è. Per cui la conferenza "ragionerà", ma le sue decisioni non potranno essere rese esecutive. E non per colpa della Conferenza, ma di altri. Di questo sarebbe opportuno che la cittadinanza fosse messa al corrente e che se ne discutesse, chiedendo conto di questo ritardo ai ritardatari. Quelle qui riportate sono date, fatti, non chiacchiere, o valutazioni che possono anche essere legittimamente e fisiologicamente diverse, dipende da come si vedono le cose. Mentre il ritardo nella portualità turistica vuol dire perdere il treno con la storia, ritornare alla candela stearica, per capirci. Il mondo ha già scelto l'energia elettrica solare o eolica, e la gastronautica con il moscato e l'aleatico in una integrazione porto-territorio. Cordialmente. Franco Bechini - "Nautica" Caro Dottor Bechini Come Lei prevedeva nella sua lettera (giuntaci per un disguido con qualche giorno di ritardo) la conferenza dei servizi ha stabilito che non c'era da conferire sull'approdo turistico di San Giovanni per assenza di strumenti urbanistici di quadro. Contro questa fase di "stallo urbanistico" lei scaglia saette ed esprime negative valutazioni sugli amministratori che l'hanno determinata, ci pare spingendo i cittadini a chiedere loro conto di un "leso diritto nautico". Non siamo d'accordo con Lei; per noi, per la Procura della Repubblica e per illustri esperti di diritto attivati dal Comune gli strumenti esistenti avevano dei tratti di pura indecenza ed illegittimità. Andavano annullati. Punto. Non siamo d'accordo con Lei neppure sulla sua interpretazione di "esistenza" di un porto poiché lo prevedono due vetuste indicazioni tecniche regionali, che, invece proprio perchè vetuste ed elaborate in un contesto urbanistico che nel frattempo è profondamente mutato, ci pare abbiano una scarsissima attendibilità. Crediamo inoltre che questo periodo di ulteriore "fermo" possa essere utilizzato per innescare un processo virtuoso, quello a cui ha accennato l'Amministrazione Portoferraiese che consenta di inquadrare l'eventuale (sì, eventuale) intervento a San Giovanni, in un generale disegno di utilizzo intelligente ed ambientalmente compatibile della intera costa portoferraiese. Per quanto ci riguarda restiamo fermamente contrari ad un massiccio intervento sull'area di San Giovanni, che è servita da una viabilità che già sostiene l'insostenibile e dove non si potrebbero creare i servizi a terra (a partire dalle aree di parcheggio) che gli standard dei porti tutistici impongono. Inoltre la informiamo che quelli che non erano d'accordo con una cementificazione a mare di San Giovanni e con ulteriori insulti ambientali perpetrati ai danni del delicato ecosistema dei bassifondali del golfo portoferraiese, tra i quali ad esempio c'è chi dirige questo modestissimo giornale, caro dott. Bechini, hanno manifestato la loro contrarietà ed il loro disappunto in un mare di occasioni di confronto politico, amministrativo, associazionistico-ambientale ed altro ancora da anni secoli e pisellini (nel caso più rossi che verdi). Ci perdoni quindi se abbiamo ancora oggi, ed a ragion veduta, molto a che eccepire e se non siamo per niente convinti dalle sue raffinate similitudini delle candele steariche. Ci lasci osservare anzi che la stucchevole dicotomica solfa, della modernità del costruire e dell'oscurantismo del conservare, ormai non incanta più neanche i bachi della lymantria riese. Al mondo molto è consentito e lecito, perfino sviluppare una weltanshaung nauticocentrica (abbiamo perso treni per il futuro di importanza maggiore), una teoria della primazia del tangone e via nauticando. Non è consentito però sbarcare in un'isola o atterrarci sostenuto dalle comode ali di carta patinata di riviste di settore (ergo un pelo interessate e di parte) e tranciar semplicistiche e (ci perdoni) un po' coloniali sentenze su vicende discretamente complesse. Cordialmente
portoferraio panorama da s.giovanni barche
coda a S.Giovanni