Definire cosa sia la libertà non è affatto cosa facile, per cui non ci provo nemmeno. Mi limito ad osservare come essa, ahimé, non sia assolutamente un concetto assoluto, e non per volontà tiranniche di chicchessia, quanto per il semplice fatto che la scelta, questa più o meno di tutti, di non vivere in condizioni di assoluto isolamento, comporta la coesistenza di innumerevoli libertà individuali. Altrimenti dovremmo scomodare i filosofi per additare alla loro teorizzazione del contratto sociale il più grave affronto alla libertà mai perpetrato. Eppure tale teorizzazionee non fa che sintetizzare quello che è reputato un pensiero inconscio di chiunque scelga di essere, per l’appunto, animale sociale (come qualcuno ha definito l’uomo). Ebbene, qualche altro, più di recente, ha definito l’uomo moderno homo tecnologicus, per rappresentare in qualche modo la sua attitudine ad usare le proprie conoscenze per realizzare “marchingegni” capaci di migliorare le proprie condizioni di vita, e quindi inevitabilmente usarli. Ma tornando alla libertà, o meglio alle libertà, è indiscutibile l’affermazione che per garantirne la coesistenza è opportuno dotarsi di regole che disciplinino i limiti che ciascuno è disposto a porre alla propria per garantire della stessa una fruizione in misura per lo meno accettabile. Ciò impone, appunto, regole. E le regole impongono controlli. Diversamente saremmo nel campo dell’anarchia, che a molti non dispiacerebbe (compreso il sottoscritto, seppur in linea molto molto teorica), ma che, ad oggi, sono convinto nessuno sarebbe disposto a sopportare, se non chi è uso violare con indifferenza le regole stesse (il ché non scandalizza di per sé, vista la scelta valoriale), ma soprattutto fregarsene altamente della libertà, e quindi del pensiero e della sensibilità altrui. Allora, nei limiti di una regolamentazione (che mi sembra anche chi ha scritto prima di me auspichi) dell’uso dello strumento e quindi del servizio stesso (a garanzia del diritto alla riservatezza), ritengo che una telecamera all’imbocco di una ZTL in centro storico serva a garantire il diritto (sacrosanto! E forse superiore alla discrezione che chiede chi vuole sbaciucchiarsi in auto con la ganza…) al sonno notturno dei tanti anziani che popolano la parte alta della Città; o il diritto di una mamma di passeggiare con la carrozzina del bimbo senza il rischio di venir travolta ogni due per tre, o di affumicare il pargolo. Quindi, per dire la mia, vanno certamente accolte le premure di Phillip circa i modi di esercizio di quello che però io definisco un “sacrosanto”, e anzi assolutamente auspicabile controllo del traffico, che sino ad oggi è a di poco insufficiente (anche e soprattutto per la limitatezza delle risorse). Per poi sdrammatizzare un po’ a proposito del prossimo sbarco di un grande fratello sull’Isola, ti domando, Philipp, quanto potrebbe durare nel silenzio, anche in assenza di sussidi tecnologici, una relazione con effusioni automobilistiche per le vie, ad esempio, della tua Caput Liberum??? Tra baretti e saloni di parrucchiere sai dove va a finire la libertà che invochi e che è per l’appunto nell’etimologia del toponimo? Finisce che non solo la privacy va a farsi sfottere, ma anche che, di passa parola in passa parola, la sbaciucchiata occasionale diventa un rapporto (o più d’uno) completo in cui c’è scappata la gravidanza, magari poi interrotta clandestinamente!!! Quindi “occhio”!(…scherzo, mi è scappata la freddura!) Ciao
Portoferraio striscia panorama