La pioggia annunciata finalmente sta cadendo abbondante nelle ultime ore di un maggio molto asciutto, terminato con una serie di incendi che parevano l'ouverture di una stagione assai tribolata sul fronte del fuoco. All'Elba si tira il fiato e si fa la conta dei danni alla vegetazione elbana inferti dal fuoco in due giorni. La superficie percorsa dal fuoco ha sommato 5 ettari al Padreterno di Rio Elba, 3 ettari nella Valle di Pomonte, un migliaio di metri quadri a Portoferraio, ma solo al Padreterno la presenza di almeno due punti di contemporaneo innesco ed il loro posizionamente "oculato" rispetto alla pineta ed al vento ha pressochè "firmato" le fiamme come dolose, negli altri due casi la disattenzione di qualcuno nel bruciare delle stoppie e dei colpi di vento avevano combinato (è il caso) un non proprio metaforico arrosto. E, a proposito di arrosti, proprio al Padreterno, dove il fuoco si è più pericolosamente avvicinato ad alcune abitazioni, fatte anche temporaneamente sgombrare dalle forse dell'ordine, si sarebbe verificato un caso di scarso coordinamento tra i servizi. A quello che ci è stato dato modo di sapere infatti, durante le operazioni di spengimento, sarebbe stata avanzata all'Enel la richiesta di isolare l'elettrodotto che passa proprio sopra la collina che stava bruciando. Ma la richiesta (non sappiamo perchè) non sarebbe stata soddisfatta con la sollecitudine dettata dal caso. Il risultato era comunque che mentre l'elicottero effettuava i suoi lanci di acqua, per motivi di sicurezza gli operatori dell'antincendio dovevano allontanarsi di almeno cinquanta metri, arretrando rispetto alla linea delle fiamme che dovevano successivamente e faticosamente recuperare. Una nota stonata in due giorni di lavoro in cui la collaudata (e complicata) macchina dell'antincendio elbana è riuscita quasi a freddo a rimettersi in moto ed a coordinarsi piuttosto efficientemente.
Incendio Padreterno 3