Torna indietro

Il mezzo pasticcio di Santa Lucia e la necessità di una sala-emergenze elbana

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 30 maggio 2006

Abbiamo riferito nell'aggiornamento domenicale di Elbareport del tribolato soccorso portato ad una signora portoferraiese costa da malore mentre si trovava a Santa Lucia. A completare il quadro è giunto in mattinata un comunicato della Pubblica Assistenza di Porto Azzurro dal quale estrapoliamo: "Tramite il suo cellulare il Vice Governatore della Misericordia di Portoferraio, Giuliano Meo si metteva in contatto con il 118 di Livorno e spiegava la situazione richiedendo l’intervento di un mezzo di soccorso. Il 118 dopo aver constatato l’assenza di ambulanze ordinarie sul territorio di Portoferraio, trasferiva la chiamata alla Pubblica Assistenza di Porto Azzurro che inviava nella zona Santa Lucia un ambulanza da rianimazione e tre volontari (Giovanni Aragona, Fabrizio Silvani e Nicol Realini Uggeri), senza però dare indicazioni precise sulla situazione e l’ubicazione esatta del luogo dove era la signora. L’ambulanza è stata costretta a fermarsi ad oltre 1 km. ai piedi del Monte ed i volontari raggiungevano la vetta a piedi dopo trecento metri di salita ripida tramite un piccolo sentiero di roccia". La vicenda chiusa dall'intervento dei Vigili del Fuoco che hanno aiutato a trasferire a valle la signora con il loro "toboga" i volontari della Pubblica Assistenza merita una riflessione anche perchè ci sono volute più di 3 ore per spostare dalla vetta di Santa Lucia all'ospedale (3 km in linea d'aria distante) una paziente. Proviamo a ridurre gli interrogativi e per quanto possiamo (e abbiamo saputo) a darci risposte. A partire dal perché non ci fossero ambulanze disponibili sul territorio portoferraiese. Il 118 raccolti gli elementi in suo possesso ha dichiarato (sulla scorta della patologia lamentata la signora) il servizio come "ordinario" di quelli cioè svolti senza necessità di medico a bordo. Ora come si è poi constato il servizio necessario era tutt'altro che ordinario, per l'ubicazione della signora sofferente (peraltro gravata da rilevante peso corporeo), ma non si può chiedere ad un operatore livornese di conoscere l'orografia dell'Isola. In effetti quindi a Portoferraio c'era un mezzo pronto ad uscire per le emergenze (presso la Croce Verde), ma nessuna autoambulanza in stand-by per i servizi ordinari. Perché? Semplicemente perché la ASL di fatto non consentirebbe (non coprendone i costi) lo stand-by dei mezzi portoferraiesi sul servizio ordinario, come invece fa con le assistenze periferiche. Di conseguenza i volontari allertati (quelli della Pubblica Assistenza di Porto Azzurro) di sono trovati ad agire in una zona che non conoscevano e con indicazioni, che triangolate da Livorno, risultavano piuttosto confuse. Una volta raggiunto il santuario gli operatori si sono resi conto di quello che si sarebbe dovuto fare (che avrebbe capito pure un bimbo purchè conoscesse i luoghi) e cioè che il soccorso doveva essere portato con un elicottero, che non avrebbe avuto nessuna difficoltà a prendere terra a Santa Lucia ed a portare un minuto scarso di volo la paziente nella sottostante piazzola degli impianti sportivi di S.Giovanni. Ma il PegasoII non lo si poteva certo far alzare in volo per un servizio battezzato ordinario, e poi nel frattempo stava arrivando il buio che avrebbe impedito all'aeromobile di operare. Ci dicono che la signora sta meglio e ce rallegriamo ma le sue peripezie ci hanno fatto toccare con mano un punto dichiaratamente debole della organizzazione dei soccorsi. Non intendiamo gettare la croce addosso alla sala operativa del 118 livornese, dove lavorano persone professionalmente qualificate e pure dotate di grande umanità e gentilezza (che non guasta), ma l'episodio ha evidenziato che per il servizio 118 espletato all'isola d'Elba si ripropongono gli stessi ragionamenti, che alla fine, dopo un coro di proteste istituzionali, hanno fatto recedere i comandi nazionali Vigili del Fuoco da attestare le chiamate "elbane" al 115 su Livorno. Crediamo anzi che la particolarità dell'Elba dovrebbe stimolare i suoi amministratori ad un passo successivo, quello di creare una sorta di "sala delle emergenze insulari", un punto unico, presidiato da operatori interforze ed interservizi, in cui far convergere tutte le richieste di aiuto provenienti da un territorio frammentatissimo urbanisticamente, unico morfologicamente, e di difficile comprensione per chi non lo conosce più che a menadito. La qualità, l'ergonomia (e forse l'economia) dei servizi non potrebbero che guadagnarne.


Monte di Santa Lucia

Monte di Santa Lucia