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Arcipelago toscano, il parco secondo gli amministratori

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 27 maggio 2006

Paradossalmente il convegno il 25 maggio per la settimana europea dei parchi, organizzato dal commissario del parco nazionale Emilio Brogi, uomo dell’ex-ministro Matteoli, è stato una passerella per gli amministratori del centrosinistra elbani e un’occasione per confrontarsi, anche con accenti diversi, sul parco nazionale ed il suo futuro. Per il sindaco di Portoferraio, Roberto Peria (nella foto), «a molti anni dall’istituzione il parco nazionale è ormai accettato dalla popolazione. Può sembrare banale ma è un dato importante. Questo evidentemente non basta perché bisogna porci il problema di come dall’accettazione del parco si passa all’utilizzazione di questo strumento. I parchi nascono prima di tutto per tutelare il territorio, per consegnarlo integro a chi viene dopo di noi». «D’altro canto – ha proseguito il sindaco – bisogna pensare ad un modello di sviluppo coerente e sostenibile con la realtà ambientale e la forte antropizzazione del nostro territorio. Occorre dare al parco gli strumenti di governo che oggi non sono disponibili, anche per colpa dei ritardi degli enti locali: piano e regolamento del parco e piano di sviluppo economico e sociale». Pietro Paolo D’Errico, presidente della comunità del parco dell’Arcipelago, dopo aver spiegato il funzionamento e le difficoltà dell’organismo da lui presieduto, ha parlato di «emergenza ambientale in atto, massiccia ed ai limiti della sostenibilità, che riguarda gli ungulati, cinghiali e mufloni. La gente non ne può più, oltre ai danni all’agricoltura i cinghiali creano anche dissesto idrogeologico. Per questo serve un piano drastico per la riduzione dei cinghiali». Ma il presidente della comunità del parco non si è voluto sottrarre alla polemica del momento. «Chi sarà il nuovo presidente del parco? – si è chiesto – Dalla legge 394/91 non sono previsti suggerimenti o indicazioni della comunità del parco», ma se gli amministratori verranno consultati per D’Errico «bisognerebbe proporre un candidato con un chiaro profilo tecnico e politico, nominare una persona in grado di realizzare la tutela del territorio con il coinvolgimento delle realtà economiche». D’Errico ha risposto indirettamente a Legambiente che lo ha invitato a procedere subito alle nomine che gli spettano «Per quanto riguarda la designazione dei 5 membri della comunità del parco nel direttivo, lo farò appena il ministro me lo chiederà, come dice l’articolo 9 della legge 394, prima non posso farlo. Mi auguro che la comunità del parco scelga 5 persone all’altezza del compito». Per il presidente del consiglio provinciale di Livorno, Franco Franchini «le aree protette devono fare sistema a livello europeo. Spesso nel passato abbiamo scambiato la politica delle aree protette a livello nazionale con la gestione locale dell’area protetta, che invece deve essere di supporto alle esigenze delle comunità locali. Fino ad oggi – ha proseguito Franchini – abbiamo faticato molto a far accettare il parco, oggi possiamo iniziare un percorso di intesa istituzionale, credo ci siano tutte le possibilità. La legge non esclude forme di concertazione per gestire le aree protette». E il presidente del consiglio provinciale ha spiegato come dovrebbe essere formato il nuovo direttivo del parco. «Una delle questioni è quella del coinvolgimento dei portatori di interessi legittimi: pescatori, agricoltori, gli stessi cacciatori». Infatti per Franchini non si può escludere completamente questa attività ludica dal parco perché un accordo col mondo venatorio «può consentire il controllo delle popolazioni selvatiche». Ma l’ex assessore provinciale all’agricoltura e caccia ha voluto anche rimarcare come nel parco «l’agricoltura può, attraverso il parco, restituire con la sua multifunzionalità risorse all’area protetta». www.greenreport.it


peria attento piccola

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franchini testina

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