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A Sciambere di Stefano

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 20 maggio 2006

Da agnostici come siamo, ci siamo ritrovati a pensare a quel "Beati gli ultimi .." evangelico, quando abbiamo appreso della morte di Stefano Manganello ribattezzato "Stipe" dalla burocrazia yugoslava post-bellica. La sua storia ce l'aveva raccontata Luana, che è una brava giornalista con le antenne orientate al sociale, in un articolo di qualche tempo fa: la storia che aveva prodotto quel mendicante mite, il paesano clochard seduto a terra davanti al supermercato coop, anzi ai suoi bordi, per ripararsi almeno un poco d'inverno dal peggiore freddo e d'estate dal caldo più cattivo. La storia di un uomo che aveva 67 anni ma che ne dimostrava almeno 10 di più, che viveva degli spiccioli della ricchezza di un'Elba spesso immemore della sua antica miseria. La storia di uno che si ritrovava, non solo fisicamente, col culo a terra dopo essere stato un tecnico colto, un progettista di successo, dopo aver imparato a parlare correntemente quattro lingue, aver girato il mondo per lavoro, ma per tornare ogni volta nella famiglia che aveva messo su e che attendeva lui, Stefano Manganello nato a Zara (allora italiana) da genitori italiani, nella casa di Serajevo. Una storia, una casa, una famiglia ed una vita su cui era passata come uno stritolante rullo compressore nel 1993, la guerra con tutta la sua feroce idiozia, con le pallottole dei cecchini che avevano abbattutto suo figlio, sua moglie (italiana di nascita pure lei), la guerra che gli aveva lasciato come ultimo ricordo la zoppia che lo affliggeva, frutto di un incidente durante la sua disperata fuga verso l'Italia, attraverso la Croazia e l'Ungheria, alla ricerca di un aiuto nella sua "vera patria". Forse pensava Stefano ad un paese dove avrebbe ritrovato un tecnigrafo, dove avrebbe ricominciato a 54 anni a fare il suo lavoro, ad utilizzare almeno il sapere accumulato in una vita affettivamente spezzata. Trovò solo lavoretti, si ritrovò a vivere sempre più di espedienti a essere sempre piu debole, come può risultare debole una persona sfortunata e gentile, sradicata e malata che invecchia da sola, fino a trovare il coraggio (come usava dire lui) di sedersi su un marciapiede ed affidarsi alla carità degli altri; una scelta maturata proprio qui tra noi, dov'era arrivato qualche anno fa, lui che non aveva certo l'aspetto di un'hostess o di uno steward, con il miraggio di un lavoro da interprete. Si, speriamo per Stefano che ci sia quel Regno dei Cieli che non fa parte delle nostre convinzioni, dove si rovesceranno le classifiche e dove gli ultimi saranno i primi, se lo sarebbe guadagnato.


giunchiglia fiore

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