Stavamo, come sempre durente le Feste dell'Unità di quegli anni, dentro il nostro box di lamiera sontuosamente ribattezzato "direzione", ed eravamo intenti intenti ad aggeggiaggiare su un vetusto quanto gracchiante amplificatorino, nel tentativo di resuscitarlo prima di sera, in modo che Athos Caprilli potesse più agevolmente imbonire i clienti del porcellino (gioco oggi del tutto improponibile perchè animalmente e politicamente scorretto). Di tanto in tanto interrompevamo la musicaccia diffusa dai grandi altoparlanti in tutti i giardini e oltre, per annunciare l'iniziativa: "Alle ore 17.30 nello spazio dibattiti, alla rotonda del festival, il compagno Giorgio Napolitano ...." e poi spento il microfono e riavviato lo zum-pa-pa rivoluzionario, tornavamo a moccolare con quell'affare che non ne voleva sapere di funzionare e poi chi l'avrebbe sentito Athos ... nel senso che ci avrebbe provocato figurate fratture all'apparato riproduttivo con le sue proteste lagnose. Non c'eravamo accorti di aver annunciato una volta "Conferenza" e una volta "conferenza-dibattito" forse perchè il programma non era chiaro. "Allora .. conferenza o conferenza-dibattito?" ci sentimmo chiedere, mentre seguivamo i fili con gli occhi. Rispondemmo salomonicamente: "So un cazzo!" pensando che la voce chiedente appartenesse ad uno qualsiasi dei (allora numerosi) volontari che lavoravano alla festa. Ma alzando gli occhi immediatamente dopo ci trovammo faccia a faccia con uno che era davvero interessato allo svolgimento della manifestazione: Giorgio Napolitano che aveva assorbito quella risposta così cortese con una minima alzata di sopracciglio. "Ah!" disse e si allontanò, forse per chiedere lumi a chi ne sapeva di più. Ci è venuto in mente che quello è stato l'unico contatto diretto della nostra vita con un Presidente della Repubblica. Ma se un giorno nostro nipote ci chiederà: "Nonno ma te ci hai mai parlato con un Presidente della Repubblica?", mentiremo rispondendo: "No".