Torna indietro

Controcopertina: Il voto dei ceti medi all'Elba

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 28 aprile 2006

Il voto recente, con la vittoria del centrodestra, ci ha consegnato un’Elba stretta in un blocco elettorale e politico segnato dal neoprotezionismo, da una chiusura isolazionista e corporativa. Un voto tradizionale e conservatore, che privilegia l’immediato e l’attuale, rispetto alla necessità impellente di guardare oltre ed intorno. E’ un Elba che sente il peso di una situazione di incertezza, che vive una forte sensazione di precarietà e di incertezza per il proprio futuro. Le sfide indotte dalla esasperata competizione dei mercati internazionali e da logiche economiche che tendono a ridurre i diritti delle persone (lavoratori, giovani,donne, anziani), a produrre instabilità economica e finanziaria per ampi strati di ceto medio (commercianti, esercenti, piccole/medie imprese), a ridurre spazi vitali e condizioni materiali per svilupparsi, stanno interessando tutte le aree del mondo, Elba compresa. La destra ha cavalcato ed alimentato le paure, insicurezze e preoccupazioni conseguenti a tutto ciò, di questa Elba, di questi ceti sociali, strumentalizzandoli e rivolgendoli contro lo Stato “tartassatore”, contro burocratismi, inefficienze e rigidità della pubblica amministrazione, contro una “incriminata”spesa rivolta alla “eccessiva”eguaglianza sociale (il figlio del professionista non può essere uguale a quello dell’operaio). Il messaggio che ne è venuto fuori è stato quello di una divisione di ceti e gruppi sociali, di una promessa rivolta particolarmente ai ceti medi, di protezione del loro “status quo”, di contentarsi di quel che c’è adesso perché, era implicito in questo messaggio, dal futuro non c’è da aspettarsi niente di buono, bollando l’eventuale loro voto a sinistra come “innaturale”. Un messaggio tendente a restringere l’orizzonte economico e sociale di questi ceti, estraniandoli e disinteressandoli dalle problematiche dello sviluppo complessivo dell’isola. Un messaggio che, come contropartita a questa auspicata chiusura corporativa, ha fatto intravedere il permanere anche di situazioni di protezionismo o peggio di privilegi al limite della legalità: su rendimenti speculativi esentasse, sulla tolleranza all’evasione fiscale e contributiva per garantire la sopravvivenza economica di attività esposte alla concorrenza, su abusivismi e privilegi edilizi per assicurare rendite immobiliari e speculative, su eccessive elusioni ed esenzioni amministrative e fiscali per la tenuta di redditi professionali. Il tutto emendato e rasserenato dalla “politica dei condoni”che salva capra e cavoli e tutto ciò in rottura di qualsiasi “contratto sociale” di convivenza democratica, del diritto universale di tutte le persone ad una esistenza giusta e dignitosa. Si è volutamente tracciare un solco sociale. Abbiamo visto solo dopo il voto l’efficacia elettorale di questo messaggio ed i limiti nel contrastarlo e ribaltarlo. Ma non possiamo non vedere che questo è anche un voto che sconta ancora una carenza propositiva del centrosinistra verso i cosiddetti ceti medi elbani. Non possiamo non vedere che il messaggio del centrodestra è passato anche perché sul versante del centrosinistra non si sono esplicitate con chiarezza risposte e proposte capaci di presentarsi come credibili politiche alternative a quelle del centrodestra. E questa carenza ha trovato il suo limite nella cultura politica del centrosinistra. Nelle tuttora permanenti incertezze di prospettiva politica del centrosinistra elbano (ulivo si, ulivo no, governo o opposizione). In una cultura che stenta ancora a riconoscere pienamente la realtà sociale dell’Elba, non in termini sociologici, ma dei soggetti che agiscono in questa realtà, che ambiscono a trovare nuovi spazi, nuove opportunità di trasformazione e sviluppo economico e civile dell’isola. Questi ceti, che oggi hanno sposato la visione ed il messaggio di chiusura e conservazione del centrodestra, sono gli stessi che in altre recenti tornate elettorali, quelle amministrative e quelle Europee, hanno sostenuto le posizioni più aperte al cambiamento ed alla trasformazione espresse dai programmi del centrosinistra. Ciò sta a dimostrare che rimane aperta e mobile la posizione elettorale di questi ceti e che anch’essi spingono per uno sviluppo moderno e democratico dell’isola. Per conquistarli a questa prospettiva, per liberarli da visioni protezionistiche, necessita che il centrosinistra si mostri più attento ed aperto a queste esigenze, senza steccati ideologici e senza contrapporre a legittime esigenze di modernizzazione infrastrutturale, efficienza e sviluppo economico dell’isola, visioni parziali ed esclusive. Il progetto dell’ulivo o del partito democratico può essere il contenitore ed il luogo di partecipazione più adeguato, per rappresentare ed inserire in un progetto complessivo, le esigenze ed i bisogni anche di questi ceti. Un progetto unitario, che sappia cogliere e coordinare l’insieme degli interessi economici e sociali dell’isola, pur indicando priorità, compatibilità e convenienze generali. In assenza di un soggetto politico unificante e riformista, che sappia far da stabilizzatore di questo nuovo patto sociale, continuerà a permanere questo solco, avvantaggiando elettoralmente il messaggio di divisione sociale del centrodestra.


Elba Mappa 350

Elba Mappa 350