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Il valore aggiunto del voto all'Ulivo

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 18 aprile 2006

Se c’è da trarre una lezione, per la sconfitta del centrosinistra nel voto politico all’Elba, è che la strada per una vera espansione dello stesso centrosinistra è in salita se non si parte dalla necessità di realizzare anche in questa realtà il progetto dell’Ulivo, del Partito Democratico Elbano. Il valore aggiunto conseguito nel rilevante voto alla Camera dall’Ulivo, è dovuto al fatto che l’elettorato di centrosinistra (come del resto aveva già fatto emergere nelle europee e nelle primarie) lo ha percepito ormai come l’unica credibile e realistica alternativa al governo del centrodestra e contestualmente, l’auspicio di un partito democratico, unitario e riformista come la sola vera risposta alla frammentazione partitica del centrosinistra e l’unica seria riforma e rinnovamento del sistema politico italiano. Questo messaggio è valso un significativo surplus di consenso alla lista dell’Ulivo, in primo luogo tra i molti giovani elbani che hanno preferito al 55.01% il centrosinistra e non solo di essi, che lo porta complessivamente al 29.06% (voti 5831), superiore al già rilevante dato delle Europee dello scorso anno e superiore alla somma dei voti che DS e Margherita hanno raggiunto singolarmente al Senato (voti 4623, 25.01%). Inoltre l’Ulivo si conferma il primo partito all’Elba, superando Forza Italia in voti e percentuale, come già alle Europee. L’Ulivo non può quindi più essere considerato un cartello elettorale di Ds e Margherita. Chi finora si è opposto a questo progetto (non dimentichiamo la vittoria congressuale del “correntone” nei Ds elbani, senza per questo voler colpevolizzare nessuno, ne senza volerne rispettare l’esito democratico avvenuto dopo ampio dibattito) oggi deve riflettere proprio sui dati che emergono dal voto. E la riflessione deve muovere anche dal fatto che nel voto al Senato dove i partiti promotori dell’Ulivo, DS e Margherita, si sono presentati in veste singola, non mostrano nessuna capacità espansiva sul piano politico ed elettorale, uscendone, anzi, quasi penalizzati da una supposta incoerenza al Senato rispetto al progetto Ulivo della Camera (quanti elettori che alla camera hanno votato Ulivo poi al Senato non se la sono sentita di votare DS o Margherita quasi a sancire una lontananza ed incoerenza dal comune sentire dell’elettorato e preferendo votare per le altre formazioni?). La Margherita, da una parte non riesce a captare quell’area cattolico democratica moderata e di centro che essa, singolarmente, pensava di rappresentare meglio e far pesare nell’area di governo, ne dall’altra i Ds, che in nome di una salvaguardia “dell’identita di sinistra vera e tradizionale” come recitava la retorica congressuale del “correntone”, non riescono ad espandersi a sinistra, avvantaggiando invece Rifondazione comunista e la cosiddetta sinistra verde/radicale e laica che, nella rincorsa a posizioni più radicali, identitarie e idealiste o da sinistra sostanziale sono apparse più credibili e ne hanno tratto più vantaggio. C’è quindi in questa sconfitta elbana del centrosinistra, che ancora una volta ci pone in controtendenza con quanto avviene nel resto della Toscana, una tara locale, dovuta a come, sia il centrosinistra locale, sia i DS e Margherita locali, interpretano ed assolvono il loro ruolo di forze di governo alternative al centrodestra ed i loro compiti nelle amministrazioni pubbliche locali. L’essersi opposti ad un rinnovamento del quadro politico elbano avviando un processo costituente ed unificante dell’Ulivo, ha ritardato la messa in campo di un nuovo soggetto capace di esprimere nuove esigenze, nuovi bisogni, nuove progettualità, capace di collegarsi con forze e ceti nuovi, liberatisi dal vecchio blocco elettorale democristiano e sollecitati al rinnovamento ed alla competizione dai nuovi mercati concorrenti. L’assenza di questo baricentro riformista ha indebolito la capacità attrattiva del centrosinistra elbano, la sua forza espansiva e stabilizzatrice, facendo prevalere in esso le componenti più radicali ed ideologiche, limitandone ed immobilizzandone l’attività di governo e progettuale, alimentandone posizioni autoreferenziali o di pura testimonianza, con la conseguenza di lasciare questi ceti alle politiche neoprotezioniste e populiste del centrodestra. I Ds e la Margherita hanno messo da parte il progetto favorendo così una situazione politica dell’unione frammentata ed incerta dal punto di vista programmatico. Ed è anche in questo quadro che dal voto possiamo trarre alcune considerazioni su alcuni aspetti critici delle attuali amministrazioni di centrosinistra. Le alleanze che ne sono alla base, pur avendo ricevuto un ampio consenso elettorale, hanno faticano e stanno faticando a far emergere politiche adeguate allo sviluppo, soluzioni condivise e coordinate a livello elbano. Si stanno accumulando ritardi su importanti punti programmatici: piano strutturale, politiche dei rifiuti, politiche coordinate per i servizi turistici e per le infrastrutture. Diciamo che è mancato un sostegno politico nuovo e adeguato alla loro opera di governo, rendendolo più concreto e fattivo, facendogli cogliere in modo unitario e realistico l’esigenze di sviluppo e modernizzazione dell’isola. Sostegno che può venire solo da una maggiore aggregazione ed unità delle forze riformiste locali, da un nuovo soggetto politico, il futuro partito democratico, capace di dare più stabilità, efficienza politica e progettuale al centrosinistra elbano. Sta ai Ds e alla Margherita elbane ed anche allo SDI aprire al più presto questa nuova fase.


Giuseppe Pino Coluccia

Giuseppe Pino Coluccia