Dunque è finita come una Milano-San Remo vinta per mezza gomma in volata al fotofinish, una manciata di voti è stata decisiva per dare ragione al Centrosinistra alla Camera, mentre i voti degli italiani sparsi per il mondo hanno fatto pendere l'ago della bilancia dalla parte di Prodi che avrà due (o tre) senatori in più, una pattuglia minima che però potrà essere rafforzata (pure se per dovere istituzionale nessuno ne parla) dai senatori a vita, che sono una mezza dozzina e paiono collocati quasi tutti più vicini all'Unione che alla concorrenza. Prodi governerà e con lui il centrosinistra, il paese è spaccato in due parti incredibilmente equivalenti ma una presenza democraticamente inquietante come quella di Berlusconi capo del governo è stata al momento disattivata, e questa per l'Italia per la sua dignità internazionale è cosa buona e degna. Ora c'è il tempo per rivolgere l'attenzione alle ricadute locali di questo voto. Partiamo con l'osservare che (pure dopo esserci per primi pronunciati dall'interno dell'umanità della sinistra, definendo questo turno un mezzo disastro per i progressisti elbani) ci corre l'obbligo di ridimensionare un poco la portata del fenomeno in rapporto all'amministrazione locale. Chiunque abbia trasferito meccanicamente tendenze di voto nazionale su quello locale e viceversa è infatti spesso andato incontro a cocenti delusioni. Ciò vale in linea generale ed ancor più in occasione di un afflusso alle urne eccezionale, indotto da una campagna elettorale in cui uno dei contendenti ha agitato gli spettri di prelievi fiscali vampireschi e tasse di successione applicate anche sulle mutande della povera nonna. Come dire che la baldanzosa sicurezza nell'avvenire amministrativo della destra elbana, ora ostentato in termini civili, ora con toni da gorillaio, ha relativamente ragion d'essere. Per quanto male infatti sia lecito dire (ed è lecito dirne un bel po') delle amministrazioni rette dal centrosinistra, o da liste civiche che fanno all'area riferimento, non ci possiamo dimenticare la devastazione istituzionale di cui sono state capaci alcune compagini della destra (usare il termine centro ci pare improprio) che le hanno precedute. Su tutte quella di Portoferraio che aveva visto una accozzaglia di incapaci (ad essere buoni) senza precedenti storici trasferita al governo della città, che ha cucinato degli immani casini finanziari, urbanistici, giuridici e chi più ne ha più ne metta. Andiamo ripetendo da tempo, riferendoci a Portoferraio, che essere onesti è condizione necessaria ma non sufficiente e che il tasso operativo di questa compagine è sotto le aspettative generate da Portoferraio Domani, ma porre nel nostro futuro un tanto avvilente passato ci pare anche come ipotesi inaccettabile. Vero è che le percentuali sicule spuntate dal centrodestra in questa tornata all'Elba possono essere (parzialmente) un segnale di delusione per l'azione amministrativa del centronistra, e qui da gente della sinistra ci si deve porre il "che fare?". Ma è un argomento che se trattassimo qui ed ora trasformerebbe questo fondo in un pippettone indigeribile ai più, e poi quando si ha il tempo per approntare una nuova strategia è meglio farlo con calma, o almeno smaltita l'adrenalina da campagna elettorale.
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