“La memoria delle 140 vittime, il dolore dei loro familiari meritano l’accertamento della verità sulla strage del Moby Prince avvenuta la sera del 10 aprile di 15 anni fa, quando la Toscana subì la più grave tragedia nella storia della marineria italiana: 140 morti carbonizzati, arsi vivi o soffocati dal fumo nella rada livornese. Occorre fare luce sulla dinamica dello speronamento della superpetroliera Agip Abruzzo, e questo deve essere uno degli impegni del Parlamento e del nuovo Governo”. E’ quanto auspica Erasmo D’Angelis, consigliere regionale e presidente della Margherita Toscana, da anni impegnato a sostegno delle iniziative per fare luce sulla vicenda. “La speranza – dice - è che si possa ancora risalire alla verità, alle cause di una strage che ricorda molto quella di Ustica perché nonostante tre processi non ci sono colpevoli, mancano le cause, non è stato possibile accedere a tracciati e foto satellitari statunitensi che sicuramente monitoravano in quelle ore il mare di fronte alla loro base di Camp Darby”. Per D’Angelis “i familiari delle vittime e l’intera Toscana ha diritto alla verità e ciò che non ha fatto il Governo Berlusconi lo faccia il nuovo Governo italiano: chieda, imponga agli Usa di collaborare quantomeno per fugare ogni dubbio sul ruolo delle 5 navi militari cariche di armi e munizioni di ritorno dall’operazione Desert Storm, impegnate la sera dell’incidente nelle operazioni di scarico per Camp Darby, una delle quali dovette essere rapidamente allontanata perché minacciata dalle fiamme del Moby Prince. Ci mostrino tracciati e foto satellitari per escludere che una di esse possa essere divenuta un ostacolo improvviso sulla rotta del Moby Prince. Dopo anni di silenzi è davvero l’ora della verità”.
Moby Prince