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Sull'abolizione dell'ICI annunciata del Presidente del Consiglio

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 05 aprile 2006

LE TRE CARTE La cosa che più offende è il disprezzo dell’intelligenza manifestato senza più pudore dal Premier e dai suoi. E’ evidente che sanno di poter contare sulla mortificazione del ragionamento che anni di emozioni sempre facili e sempre di superficie hanno determinato. Così si possono permettere di dire qualunque cosa nella certezza che ne verrà colto solo l’aspetto emotivo e pochi ci ragioneranno sopra. La promessa dell’abolizione dell’ICI per le prime case è una manifestazione di questo disprezzo. Non tanto per il contenuto, sul quale si può (e si deve) discutere, e che sta dentro il più ampio tema dell’utilità o meno delle tasse, con tutto il ciarpame ideologico al quale la maggioranza inetta –salvo poche eccezioni- ci ha abituato; ma per la proposta in sé, fatta nell’ultimo grande exploit elettorale, e di cui l’impatto emotivo è previsto che superi la prima domanda che, per esempio, mi è venuta in mente: se questa cosa è giusta, come ha detto il Premier, e subito con lui tutti i suoi alleati; se è poco costosa e le risorse sono facilmente reperibili; se non c’è problema a emanare una norma su un’imposizione fiscale di cui altri è titolare e soggetto percettore, perché il Governo e la sua smisurata maggioranza non l’hanno fatto nei cinque anni trascorsi? D’altro canto, se questa abolizione è così giusta, così facile, così poco costosa, e non è stata realizzata, allora il Premier e la sua maggioranza hanno consapevolmente, superficialmente, colpevolmente mantenuto un’ingiustizia, una prevaricazione, un’imposizione della cui iniquità sono stati spettatori indifferenti al solo scopo di utilizzarla per fini elettorali. Di questo un pubblico attento e aduso a riflettere sulla propria dignità avrebbe dovuto e dovrebbe immediatamente chiedere conto, prima ancora di valutare il contenuto della promessa. E invece rischiamo che di nuovo l’emozione prevalga sul ragionamento, come quando lo spettatore si commuove di fronte alla rappresentazione del dolore e della gioia, volutamente ignorando che a rappresentarli sono attori professionisti. Troppo presto si dice che la politica è diventata spettacolo, e che un uomo di spettacolo come il Premier e gli altri –il suo cast- sono nettamente superiori; perché non stiamo guardando un film o un reality show, e dopo non si cambia canale o si spenge la televisione per tornare alla realtà. Quello che noi chiamiamo spettacolo è la realtà, e la rappresentazione inaugurata ieri sera dal Premier con il giochino delle tre carte dell’ICI è davvero meschino, offensivo, vergognoso. Il trailer l’avevamo già visto con l’IRAP, esecrata, condannata e mantenuta. Poteva bastare. E invece si è insistito, facendo leva su un tasto giustamente sensibile per molti cittadini, senza curarsi del risvolto abietto di una chiamata generale all’egoismo. Sul merito si può e forse si deve discutere. Probabilmente l’abolizione dell’ICI non comporterebbe un’interruzione o una diminuzione clamorosa dei servizi sociali erogati dai Comuni: le risorse, quando sono indispensabili, si trovano. Ma a sostenere i costi (complessivi 2,5/3 miliardi di euro, ovvero 5000/6000 miliardi di lire) di questi servizi sarà la cittadinanza, come ora, con una diminuzione del contributo di chi la casa ce l’ha e un aumento del contributo di chi non ha neanche quella. Così si sarà detto che s’è abolita l’ICI, ma semplicemente la si pagherà con altro nome un po’ meno (i proprietari di case sono l’80% delle famiglie, e chi attualmente non paga l’ICI è il 20%. Dividendo l’entrata per cento anziché per ottanta, il risparmio sarà minimo, e pagato da chi è in affitto). Ancora una volta questo Governo interviene a una redistribuzione della ricchezza togliendo a chi ha di meno per dare a chi ha un po’ di più; senza provar pudore a provocare, per un pugno di euro e un po’ di voti, una guerra di poveri. Luigi Totaro - Università di Firenze PURA INGANNEVOLE DEMAGOGIA Abolire l’Ici in un quadro di continue penalizzazioni per gli enti locali è pura demagogia ed è del tutto ingannevole – lo dice il sindaco di Piombino Gianni Anselmi dopo la dichiarazione del presidente del consiglio a proposito dell’imposta comunale sugli immobili - Come sindaco di un Comune che, nonostante i tagli dell’ultima finanziaria, ha deciso di non aumentare l’Ici nel 2006 e l’ha addirittura diminuita sulla prima casa nel 2005, sento il dovere di intervenire per sgombrare il campo da queste dichiarazioni di natura meramente propagandistica. Nonostante non sia un’imposta piacevole da applicare, con l’Ici i Comuni pagano i servizi dei cittadini, i servizi sociali, gli asili nido, le scuole materne, l’assistenza agli anziani, il contributo agli affitti, il rifacimento di strade e marciapiedi, l’illuminazione pubblica e tutto quello che è necessario per rendere una città vivibile ed efficiente. Nelle previsioni di entrata del nostro bilancio 2006, l’Ici rappresenta nel suo complesso una voce pari a 12 milioni di euro circa, di cui 2 milioni e 178 mila derivanti dall’imposta sulla prima casa e altrettanti per le seconde case. La sua incidenza sul totale delle entrate proprie del Comune è del 45% circa. Non capisco come si possa sostituire questo enorme gettito con trasferimenti statali, peraltro ridotti in maniera drastica negli ultimi anni, a meno che l’obiettivo non sia quello di far chiudere definitivamente i Comuni e di inaugurare un’epoca segnata dal centralismo statalista, a dispetto di tutti i propositi di federalismo annunciati. C’è un presidente del consiglio che ha fatto della volgarità un’arma di costruzione del consenso, che accusa i sindaci di essere collusi con le organizzazioni malavitose e di creare problemi inesistenti. Tutto questo è assolutamente inadeguato al ruolo istituzionale che Berlusconi ricopre. Chi rappresenta questo grande Paese dovrebbe seminare la democrazia e non offendere chi fatica quotidianamente per rappresentare le istituzioni sul territorio. Gianni Anselmi - Sindaco di Piombino LA COPERTURA SU MANCATE ENTRATE PER I COMUNI Di seguito, riportiamo la lettera che il Presidente dell'ANCI, Leonardo Domenici, ha inviato oggi al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in merito alla abolizione dell'ICI sulla prima casa, annunciata da quest'ultimo ieri, nel corso del confronto elettorale con il candidato Presidente del Consiglio del centrosinistra, Romano Prodi. ''Egregio Presidente, Le scrivo in merito alle Sue dichiarazioni sull’abolizione dell’ICI. Come Lei sa infatti, tale entrata, per i circa ottomila Comuni Italiani, è pari a circa 10 miliardi di euro di cui solo 3 miliardi per l’ICI sulla prima casa. Tali somme finanziano e garantiscono servizi essenziali per i cittadini. Vorremmo pertanto avere delle assicurazioni relative alla copertura finanziaria per compensare il mancato gettito derivante da tale imposta o sulla istituzione di tributi propri alternativi equivalenti. Altro tema su cui vorremmo chiarimenti è quello dell’evasione fiscale. Abbiamo più volte dimostrato piena disponibilità a collaborare per l’accertamento ed il recupero dell’evasione fiscale sui tributi erariali, ma ad oggi nessun Comune ha avuto mezzi, strumenti e risorse per poter svolgere una funzione in questo senso. In attesa di un suo cortese cenno di riscontro, La saluto cordialmente. Leonardo Domenici - Sindaco di Firenze - Presidente ANCI UNA PROMESSA CHE NON POTRA' ESSERE MANTENUTA Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, avanza la proposta di abolire l'Ici sulla prima casa nel duello tv con Prodi di ieri sera. Le reazioni contrarie di MDC e Federconsumatori. "Aboliremo l'Ici. La prima casa è sacra, aboliremo l'Ici su tutte le prime case". Con queste parole il premier Silvio Berlusconi ha chiuso ieri sera il confronto tv con Romano Prodi, scatenando un mare di polemiche, anche tra le associazioni dei consumatori. Il Movimento Difesa del Cittadino (MDC) ha giudicato la promessa fatta ieri dal Presidente del Consiglio On. Berlusconi una vera e propria cialtroneria, una promessa da Don Chisciotte della Mancia. "Chi pagherà i servizi attualmente gestiti dai Comuni, dalla manutenzione delle strade alle mense scolastiche, dall'assistenza agli anziani al verde pubblico? - ha commentato Antonio Longo, presidente di MDC - Quella di Berlusconi non è una promessa di sgravio fiscale, è una vera e propria presa in giro dei cittadini che evidentemente vengono ritenuti dal leader della CDL incapaci di valutare la serietà e l'attendibilità delle proposte elettorali". "Come Don Chisciotte della Mancia Berlusconi vive in un mondo fantastico, fatto di una Italia ricca ed efficiente, dove scuole, ospedali, trasporti, industria e servizi funzionano come un orologio svizzero - ha continuato il Presidente di MDC - Peccato che la realtà quotidiana dei cittadini sia molto diversa". "Promettere la diminuzione delle imposte dirette, immediatamente percepibili e nello stesso tempo aumentare, come si è peraltro già fatto, quelle indirette è un sistema per continuare a saccheggiare le tasche già vuote delle famiglie". È la risposta di Federconsumatori che in un comunicato afferma che "i cittadini sono stanchi di essere oggetto di un giochino perverso tra tasse dirette e indirette". L'associazione, così, ricorda che "la tassa di produzione sui carburanti è stata aumentata per decreto ministeriale di 4 centesimi" e che "l'Iva è poi aumentata di circa 6 centesimi, a prescindere da ogni variazione del costo del barile". "Solo per questa manovra, considerando anche l'impatto sull'inflazione - secondo la Federconsumatori - ogni famiglia ha sborsato 131 euro in più l'anno. MCD - Federconsumatori


tre carte

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